Per mesi ha tenuto commercialisti, Caf e contribuenti col fiato sospeso. Parliamo del modello 730 precompilato che l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione di 20 milioni di cittadini sul suo sito internet dallo scorso 15 aprile. Un’operazione presentata dal governo, al momento del suo lancio lo scorso anno, come una vera e propria rivoluzione in ambito fiscale, che avrebbe dovuto portare almeno due grandi vantaggi ai contribuenti: una sostanziale semplificazione nella compilazione del modello e l’eliminazione dei controlli documentali per chi riconsegna il 730 senza modifiche. Obiettivi, almeno per questo primo anno, lontani dall’essere centrati.
«Un numero zero» è stato costretto a definire la precompilata lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che sul suo successo aveva molto investito. Di fatto, l’ammissione di un parziale insuccesso dal momento che il premier si è dovuto arrendere all’evidenza: la precompilata non arriva a casa dei cittadini che dovranno, invece, scaricarla dal web e, nella gran parte dei casi, integrare. Prevalentemente facendo ricorso a Caf e professionisti abilitati, come da tradizione. Con una macroscopica novità proprio per gli intermediari sulle cui spalle, da quest’anno, ricadrà per intero la responsabilità per eventuali errori in dichiarazione. Una norma che ha fatto insorgere i commercialisti che sull’intera “operazione precompilata” mantengono un giudizio articolato, fatto di luci (poche) e ombre (molte), con riserve che non riguardano solo il tema delle responsabilità.

«Sosteniamo con forza il processo di semplificazione del fisco» afferma Luigi Mandolesi, rappresentante del Consiglio nazionale dei commercialisti delegato alla Fiscalità. «In linea di principio siamo quindi favorevoli all’invio del 730 precompilato, ma per mesi abbiamo sottolineato che nei primi due anni saremo in una fase sperimentale di applicazione e l’idea che i contribuenti avrebbero ricevuto una dichiarazione “finita” non rispondeva di fatto alla realtà, cosa di cui gli italiani si stanno rendendo conto proprio in questi giorni». A diffondere un pessimismo neanche troppo velato, però, non sono stati tanto i commercialisti, ma i dati diffusi nei mesi scorsi dalla stessa Agenzia delle Entrate, secondo cui le dichiarazioni che quest’anno andranno integrate saranno oltre il 70% del totale.

«L’operazione sarebbe apprezzabile sulla carta» continua Mandolesi «perché ha il pregio di non disperdere il patrimonio informativo oggi a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, rendendolo utilizzabile, oltre che per le attività di controllo e di contrasto all’evasione, anche per l’elaborazione della dichiarazione dei redditi, facilitando in tal modo i contribuenti nell’assolvimento dei loro doveri tributari». Un’innovazione utile, insomma, ma che, sottolineano i commercialisti, sarebbe un errore ritenere la panacea in grado di risolvere, in un colpo solo, i problemi del fisco italiano. «Senza una reale politica di semplificazione e sfoltimento normativo» e? la tesi di Mandolesi, «per i commercialisti non ci sarà dichiarazione precompilata che tenga. Un fisco con norme complicate e incoerenti non potrà mai generare una dichiarazione semplice da compilare, anche da parte della stessa Agenzia delle Entrate». Secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il 730 precompilato è il punto di riferimento della nuova attività di semplificazione. Per Padoan «semplificare rende più facile l’attività economica e sarà più semplice investire in Italia». I commercialisti concordano con questa affermazione, sottolineando però che la semplificazione fiscale è uno (ma non l’unico) dei pre-requisiti necessari per ridare slancio all’economia e incoraggiare le decisioni di investimento produttivo nel Paese. «Tanto più che» afferma ancora il consigliere Mandolesi «la semplificazione deve valere per tutti. L’operazione 730 precompilato, invece, ha comportato nuovi adempimenti a carico dei sostituti d’imposta che sono ora obbligati a comunicare all’Agenzia delle Entrate, entro il 7 marzo di ogni anno, le certificazioni attestanti i redditi erogati e le ritenute operate. Il tutto corredato da un regime sanzionatorio per loro particolarmente gravoso, anche per violazioni di lieve entità».
Insomma, la presunta semplificazione a favore del contribuente farà rima con una maggiore responsabilità per il professionista che, in caso di visto di conformità infedele sul modello 730
anche non precompilato, sarà tenuto a corrispondere, oltre alla sanzione del 30%, anche una somma pari all’imposta e ai relativi interessi che sarebbero a carico del contribuente.
«Norma di cui il Cndcec ha chiesto l’eliminazione» prosegue Mandolesi «per il suo palese contrasto con il principio costituzionale di capacità contributiva e con il principio d’indisponibilità del tributo, ma che purtroppo è stata confermata nel testo definitivamente approvato del decreto sulle semplificazioni». E contro la quale il Consiglio affiancherà quegli iscritti che riceveranno un controllo, predisponendo un modello di ricorso quando si presenterà il problema.

Ma non finisce qui. Perché la norma che applica le sanzioni ai professionisti ha creato non poche difficoltà anche per quanto riguarda la copertura assicurativa obbligatoria, costringendoli ad aumentare il massimale minimo della polizza (da 1 a 3 milioni di euro) per coprire le maggiori responsabilità introdotte con il 730 precompilato.
Da questo punto di vista, l’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) ha certo fugato ogni dubbio sulla completa assicurabilità, sanzioni incluse. Ma senza per questo scongiurare un rincaro dei premi che potrebbe essere dietro l’angolo proprio a causa della forte esposizione delle compagnie assicurative. Si tratta di un ulteriore elemento critico che potrebbe indurre alcuni commercialisti a rinunciare al rilascio dei visti di conformità una volta fatti i dovuti calcoli.
«Ci auguriamo» afferma il consigliere nazionale delegato alla Rc professionale, Antonio Repaci«che non ci sia un innalzamento dei costi dei premi tale da indurre qualche collega a rinunciare al rilascio del visto. In ogni caso, il Cndcec si farà promotore della stipula di una convenzione a livello nazionale che possa servire da “calmiere” del costo della polizza ed essere utile anche ai piccoli studi e ai giovani impegnati in questa attività».
Al momento, però, l’unica cosa certa è che la norma sulle responsabilità tutte in capo a Caf e professionisti e il nodo assicurazioni che ne è scaturito si sono trasformati in un ostacolo (non certo l’unico) che ha contributo per lo meno a rallentare la corsa della precompilata. Tanto che il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ha dovuto ammettere che sul sistema sanzionatorio il governo ha commesso «un errore». «Parole ragionevoli, responsabili e consapevoli giungono finalmente dalla politica», ha commentato il presidente del Cndcec, Gerardo Longobardi. «Se lo stesso Renzi ha affermato che per il 2015 la precompilata ha finito per essere una sorta di numero zero, bene. Almeno» è l’auspicio di Longobardi «al numero uno si arrivi più preparati».
Nel frattempo, l’Agenzia delle Entrate è corsa ai ripari annunciando in extremis che il progetto “Il fisco mette le ruote” quest’anno darà informazioni e assistenza fiscale anche sul 730 precompilato. A bordo del camper, che toccherà le piazze e le strutture ospedaliere delle principali città italiane, si potrà anche richiedere il codice pin per accedere al modello e controllare in tempo reale la propria dichiarazione con l’aiuto dei funzionari delle Entrate. Un rimedio forse tardivo.

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