Ad un anno esatto dall’entrata in vigore della legge n. 161/2017 di riforma, tra l’altro, del codice antimafia di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, in sinergia con il Consiglio Nazionale, ha pubblicato un documento di ricerca esplicativo delle linee guida in materia di “attestazione antimafia”.

L’esigenza nasce dal recepimento, all’interno dell’art. 41 del codice antimafia, dell’istituto dell’attestazione elaborato nel sistema della crisi di impresa e che a seguito della riforma citata trova applicazione nell’ambito “antimafia” allorché l’amministrazione giudiziaria proponga all’autorità giudiziaria la prosecuzione o ripresa dell’attività di impresa. In tali casi, il legislatore della riforma ha introdotto l’obbligo in capo all’amministrazione giudiziaria di avvalersi di un professionista in possesso dei requisiti di cui all’art. 67, co. 3, lett. d) L.F., chiamato a redigere una relazione che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del programma di prosecuzione o ripresa dell’attività d’impresa.

Il legislatore della riforma (come già successo per il sub procedimento di verifica dei crediti), ha voluto – piuttosto frettolosamente – fare indossare al procedimento di prevenzione un abito già confezionato per le procedure concorsuali, anziché provare a cucirne uno specifico che si adattasse alla particolare ed esclusiva conformazione che assume la gestione di un’impresa sequestrata o confiscata sicché, ancora una volta, prima della prova sul campo, si delineano già nette le criticità che comporterà l’applicazione di una siffatta normativa.

In effetti la previsione in argomento genera molteplici criticità applicative, che impongono all’interprete un significativo sforzo ermeneutico finalizzato ad adattare un istituto, nato in un contesto normativo assolutamente diverso, nell’ambito di una disciplina con presupposti giuridici e sviluppi procedimentali diametralmente opposti.

Da qui l’idea di elaborare le linee guida in esame che illustrano, in termini dogmatici e pratici, le principali criticità derivanti dall’applicazione del neo istituto dell’attestazione di “prevenzione”, fornendo agli addetti ai lavori uno strumento operativo.

Il contributo in esame, in particolare, si struttura in due sezioni tra loro connesse.

La prima esamina prevalentemente la disciplina da una prospettiva giuridica, con l’intendimento di inquadrare la normativa e fornire considerazioni inerenti all’interpretazione delle principali criticità rilevate. A tal proposito il lavoro effettua preliminarmente una comparazione tra l’istituto dell’attestazione fallimentare e quello dell’attestazione “antimafia”, ponendo poi l’accento sul costo dell’attestazione, sulla discovery della relazione medesima, nonché sui nuovi strumenti di sostegno alle imprese sequestrate e confiscate e ai lavoratori di dette imprese. La prima parte termina con la disamina delle singole fattispecie che l’amministratore giudiziario può essere chiamato ad affrontare per definire la relazione sulla gestione dei beni aziendali ex art. 41 del codice antimafia.

La seconda sezione illustra gli “strumenti di lavoro” a cui il professionista incaricato può fare riferimento per l’espletamento degli incarichi di amministratore giudiziario e di attestatore indipendente. A tal proposito entra in gioco la disamina di taluni aspetti pratici (comprensione del contesto aziendale, il check up aziendale, la determinazione del programma) individuando poi i principi di redazione e di attestazione unitamente alle modalità per esprimere il giudizio di attestazione del professionista.

Le linee guida elaborate dal FNC e dal CNDCEC costituiranno un concreto supporto operativo, non solo per i professionisti chiamati ad elaborare il programma di prosecuzione o ripresa (amministratori giudiziari) e ad attestarlo (professionista indipendente), ma anche all’Autorità Giudiziaria chiamata poi ad esprimersi sui documenti elaborati da detti professionisti, se del caso autorizzando la prosecuzione dell’azienda sequestrata.

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