“Prima di affrontare qualsiasi discussione sul collegio sindacale, è necessario partire da un presupposto: tutti devono avere la consapevolezza piena che esso rappresenta un presidio di legalità”. È iniziata con questa dichiarazione di Andrea Foschi, consigliere nazionale dei commercialisti delegato al Diritto societario, la seconda e ultima giornata di lavori del Convegno nazionale di Rimini, interamente dedicata al tema dei controlli societari. Presidio di legalità soprattutto quando le aziende ricevono finanziamenti pubblici. Un tema che, secondo Foschi, “non è stato completamente affrontato se si ha a cuore la garanzia dei terzi e la tutela dell’interesse pubblico”.
Il consigliere dei commercialisti ha anche esaminato uno dei motivi per cui il collegio sindacale ha dato così fastidio negli ultimi anni. “Spesso è stato visto come troppo oneroso”, ha detto, “ma oggi il tema delle tariffe non esiste più. Anzi, voglio sottolineare che da uno studio del Consiglio nazionale di qualche tempo fa, il ricorso al fallimento è più limitato nelle aziende dotate di un collegio sindacale. Per questo motivo, il nostro obiettivo è tornare all’analisi del danno ed avere il coraggio di definirlo con chiarezza. Con il supporto della Fondazione nazionale dei commercialisti, è fondamentale a questo proposito riprendere in mano le statistiche in nostro possesso per verificare cosa è accaduto alle aziende che avevano il collegio sindacale e le loro condizioni di fallibilità”.
Altro punto affrontato è stata la differenza dei controlli nelle spa e nelle srl a causa di un approccio sbagliato, secondo il quale le srl sono tutte di piccole dimensioni. “Potremmo dire, semplificando”, ha continuato Foschi, “che è stato un errore lasciare il collegio sindacale solo nelle spa ed eliminarlo nelle srl, nelle quali c’è solo il sindaco unico. Con questi presupposti non solo viene meno il collegio nei gruppi societari, ma sussistono tentativi da parte di alcune società di strutturarsi in srl proprio per avere il sindaco unico”.
Per i commercialisti, quindi, è poco credibile una struttura dei controlli come quella attuale. “È necessario tornare ai limiti precedenti – ha concluso il consigliere – perché è illogico che non vi siano controlli nelle srl con un certo capitale. È follia che aziende di un determinato livello non abbiano un controllo adeguato”.
Alla tavola rotonda ha partecipato anche Raffaele Marcello, consigliere nazionale dei commercialisti delegato al Sistema dei controlli, che ha sottolineato la necessità, anche nell’ambito dei controlli, di una comunicazione efficace suffragata da dati reali.
Il riferimento è al primo Rapporto della Fondazione nazionale dei commercialisti sulla composizione dei collegi sindacali delle società di capitali da cui emerge chiaramente che su un totale di circa 221mila cariche (fonte: banca dati Unioncamere), ricoperte nel 2014, il 77% dei componenti è rappresentato da commercialisti.
“La nostra presenza massiccia nei collegi sindacali”, ha affermato Marcello, “ci dà titolo a parlare per dimostrare che siamo attori di un sistema e che non vogliamo mantenere rendite di posizione. Nell’ambito dell’armonizzazione europea del sistema contabile è certamente necessario uniformare il sistema italiano con quello europeo per una maggiore semplificazione. Ma la semplificazione contabile non deve riguardare anche il sistema dei controlli”.
Il Rapporto della Fondazione nazionale dei commercialisti, inoltre, ha sfatato un luogo comune, ovvero la diffusa credenza che il cumulo degli incarichi abbassasse la qualità della prestazione.
“Posto che i commercialisti con incarichi nei collegi sono circa 46mila”, ha concluso Marcello, “ossia il 40% del totale degli iscritti all’Albo, si ottiene una media di 3,7 incarichi a testa. Questo significa che la qualità della prestazione non viene intaccata in alcun modo. I commercialisti, quindi, sono assolutamente contrari al continuo tentativo di restringere il sistema dei controlli a prescindere dalle dimensioni dell’azienda. Soprattutto quando quest’ultima ottiene finanziamenti pubblici ed ha un alto tasso di indebitamento. Le nostre azioni in questo senso, allora, non sono mirate a salvaguardare una rendita di posizione, ma a declinare il tema dei controlli all’interno di un sistema più aperto che è quello dei mercati”.

Please follow and like us:
Pin Share
Leggi anche

STAI CERCANDO

Send this to a friend