Un elaborato di tipo divulgativo che intende fornire ai commercialisti informazioni sintetichesulle diverse tipologie di firme digitali e indicazioni sul loro corretto utilizzo e sulla loro efficacia probatoria. Il tutto corredato da un elenco riportante le best practices suggerite sull’argomento. E’ nato con queste finalità il documento “Breve Guida sulle Firme Elettroniche”, messo a punto dal Gruppo di Lavoro Firma Digitale – Area Innovazione e organizzazione degli Studi Professionali del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti con la collaborazione del Circolo dei Giuristi Telematici. Il documento, pubblicato oggi sul sito del Consiglio nazionale, ha tenuto in considerazione le concomitanti modifiche ed integrazioni intervenute sull’articolato del Codice dell’amministrazione digitale, introdotte dal D. Lgs. 13 dicembre 2017 e entrate in vigore lo scorso 27 gennaio. La stessa area di delega del Consiglio nazionale aveva già pubblicato nei mesi scorsi il “Vademecum sull’utilizzo della PEC”.

“L’ampio processo di innovazione e digitalizzazione che va affermandosi con crescente velocità – afferma Maurizio Grosso, Consigliere nazionale dei commercialisti delegato per l’Area Innovazione e Organizzazione degli Studi Professionali – impatta inevitabilmente anche sulle modalità di svolgimento dell’attività professionale dei commercialisti italiani. Al professionista viene richiesto l’utilizzo quotidiano di strumenti informatici sempre più complessi. Conoscerli in maniera approfondita è la precondizione per un loro uso più consapevole e, dunque, più fruttuoso”. Uno di questi strumenti è proprio la firma elettronica nelle sue varie accezioni. “L’esperienza italiana dell’utilizzo della firma digitale – prosegue Grosso – ha generato notevoli risultati nella gestione informatica di rapporti nei confronti di enti, quali CCIAA e Agenzia delle Entrate; risultati positivi si sono registrati anche con riferimento all’utilizzo di questa modalità di sottoscrizione nella cessione di quote di srl. Il documento che pubblichiamo oggi punta a rendere ancor più puntuale l’uso di questo strumento da parte dei colleghi”.

“Del resto – conclude Grosso – i commercialisti hanno sempre avuto uno stretto rapporto con la tecnologia informatica e, quindi, saranno pronti alla sfida per utilizzare al meglio anche eventuali nuovi impieghi degli attuali o futuri dispositivi di firma che tendano alla certezza nei rapporti tra cittadini e PA, consentano una gestione più agevole e strutturata dei dati posseduti dai soggetti riceventi migliorandone l’efficienza, e garantiscano la facilità di reperimento degli stessi”.

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