Le partite IVA individuali sono contributori netti di questa manovra per 208,8 milioni nel 2020, 1.791,3 milioni nel 2021, 1.189,1 milioni nel 2022. Queste sono infatti le risorse che la manovra del Governo fa recuperare all’Erario con l’abolizione del regime del 20% che sarebbe entrato in vigore l’anno prossimo e con le modifiche al regime del 15% già in vigore. I dati sono stati elaborati dall’Ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti sulla base dei saldi finanziari misura per misura riportati nell’allegato 3 al disegno di legge di bilancio.

“Come lavoratori autonomi  – è il commento del presidente nazionale della categoria, Massimo Miani – non contestiamo a priori questi interventi, alcuni dei quali possono anzi essere considerati condivisibili, ma troviamo inaccettabile che nemmeno un euro delle risorse recuperate da queste modifiche sia stato reimpiegato a favore dello stesso comparto delle partite IVA, ad esempio estendendo il regime del 15% fino a 65.000 euro anche a chi svolge l’attività in forma associata, così da evitare di penalizzare le aggregazioni tra professionisti e ditte individuali”.

“Non è possibile togliere miliardi che erano destinati alla fiscalità delle piccole partite IVA – prosegue Miani – non per costruire un sistema più equo anche per loro, ma solo ed esclusivamente per ridurre il cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti. Un obiettivo, quello della riduzione del cuneo fiscale, che sappiamo essere giusto e atteso e al quale siano favorevoli. Ma non può più funzionare un sistema che ignora così platealmente il mondo delle partite Iva, che rappresentano un pezzo significativo e dinamico del sistema economico del nostro Paese”.

A sostegno della posizione espressa dai commercialisti arriva una nota del Consiglio nazionale forense“I rilievi alla manovra finanziaria del governo rappresentati dal Consiglio nazionale dei commercialisti sono certamente da condividere laddove manifestano delusione per la scarsa attenzione riservata ai lavoratori autonomi”. 

E’ quanto afferma il presidente dell’Ordine degli avvocati, Andrea Mascherin, che prosegue: “Gli interventi fiscali per i lavoratori autonomi sono necessari, in particolare per le nuove generazioni alle quali va garantita la possibilità di organizzare strutture professionali moderne in linea con le esigenze di competere nel mercato europeo. Inoltre resta l’esigenza di sollevare dai tanti oneri e costi burocratici gli studi professionali, oltre che ridurre la pressione fiscale”.

“Da ultimo sarebbe opportuno – conclude il presidente del CNF – introdurre la possibilità per il privato, e non solo per le imprese, di detrarre le spese legali, perlomeno per le materie più socialmente sensibili, come penale, famiglia, lavoro, minori. Siamo fiduciosi che dal percorso parlamentare possano scaturire le necessarie modifiche. Vogliamo considerare chiusa l’era, non remota e che sarebbe un grave errore politico riesumare, di un approccio ideologicamente ostile al lavoro autonomo”.

 

 

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