Una revisione sistematica dei parametri applicabili nella liquidazione dei compensi dei commercialisti. E’ la richiesta formulata nel documento predisposto dal Consiglio nazionale della categoria e inviato al sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, contenente proposte di modifica del decreto ministeriale 140/2012, adottato all’indomani dell’abrogazione delle tariffe professionali.

“Le modifiche che sottoponiamo all’attenzione del Ministero della Giustizia – spiega il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani – puntano a garantire l’adeguatezza del compenso in relazione all’importanza dell’opera prestata e al decoro della professione nonché, più in generale, ad una revisione delle disposizioni riferibili alla generalità dei parametri applicabili delle professioni ordinistiche vigilate dallo stesso Ministero, in modo da garantire uniformità al sistema”.  “La scelta fatta nel 2012 – prosegue Miani – di adottare un unico provvedimento per i parametri di diverse categorie professionali con attività eterogenee, ha infatti comportato in questi anni l’emersione di dubbi interpretativi e di lacune della disciplina non rimediabili neppure con l’applicazione in via analogica delle disposizioni stesse”.

Nello specifico dei commercialisti, aggiunge il Consigliere delegato alla materia, Giorgio Luchetta, “vanno resi maggiormente coerenti e congrui i parametri individuati per remunerare le nostre attività professionali e vanno colmate alcune lacune relative alla loro individuazione in caso di attività che, ancorché tipiche della professione, non risultano, allo stato attuale, espressamente previste nel decreto come, ad esempio, le asseverazioni e le attestazioni o le sistemazioni di interessi tra privati”.

“La mancata previsione di forbici nella determinazione dell’ammontare del compenso, come anche di un aggiornamento periodico dei parametri stessi – prosegue Luchetta – rende difficile applicare il parametro alle singole fattispecie che concretamente si presentano nel quotidiano svolgimento dell’attività professionale”. Nel documento i commercialisti sottolineano come “anche laddove sono stati introdotti degli aumenti dei parametri, questi sono del tutto contenuti anche in considerazione dell’attuale congiuntura economica. Per le attività di rappresentanza davanti agli organi di giustizia tributaria e per l’arbitrato, nonché per l’attività di consulenza del lavoro, si propongono i parametri attualmente utilizzati, per le medesime attività, per avvocati e i consulenti del lavoro”.

I commercialisti ricordano infine come nella sua versione originaria, il decreto ministeriale 140/2012 disciplinava anche i parametri per i compensi degli avvocati disciplinati invece ora con un provvedimento ad hoc. “I parametri degli avvocati – conclude Luchetta – sono applicabili non solo dal giudice per la liquidazione giudiziale dei compensi, ma anche dalle parti in assenza di un accordo specifico. Si tratta di una iniziativa che ha provocato un disallineamento nel sistema che si auspica possa essere sanato dal lavoro del Tavolo tecnico sull’equo compenso presieduto dal sottosegretario Morrone. Tutto il nostro documento, del resto, è concepito proprio nella logica di un’applicazione dell’equo compenso alle professioni ordinistiche”.

 

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