Si è svolto lo scorso 28 maggio, presso la Scuola di Polizia tributaria di Ostia, il convegno nazionale “Dal contrasto alle mafie alla gestione dei beni sequestrati e confiscati”, organizzato dal Consiglio nazionale dei commercialisti, dalla Fondazione nazionale dei commercialisti e dalla Guardia di Finanza per fare il punto sullo stato della legislazione vigente, sui principali problemi e prospettive degli strumenti di contrasto, sulle criticità dell’amministrazione delle aziende interessate da provvedimenti di sequestro e di confisca.
Durante gli interventi di saluto, il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Gerardo Longobardi ha posto l’accento sulle molteplici attività svolte dal Consiglio in materia di beni sequestrati e confiscati, con particolare riferimento all’elaborazione delle linee guida ed alle proposte emendative al Codice antimafia presentate presso la Commissione Giustizia della Camera.
Il comandante generale della Guardia di Finanza, Carlo Ricozzi, ha invece ricordato come nella lotta al crimine organizzato ciascun cittadino deve fare la propria parte per sconfiggere le mafie e come la Guardia di Finanza sia fortemente impegnata in tal senso, sia con riferimento alle indagini patrimoniali, ove il Corpo ha una spiccata professionalizzazione, sia per quanto concerne il supporto alla magistratura durante la fase di gestione giudiziaria.
Al convegno è intervenuto anche il consigliere nazionale dei commercialisti delegato alle Funzioni giudiziarie , Maria Luisa Campise, che ha focalizzato l’intervento sulla figura e sul ruolo dell’amministratore giudiziario, evidenziando, in particolare, come oggi si tenda a confondere o sovrapporre il ruolo di questo professionista con quello di altre figure professionali, quali il curatore fallimentare o il custode nelle esecuzioni immobiliari mentre l’amministratore giudiziario è una figura del tutto peculiare, con proprie caratteristiche e funzioni che non consentono accostamenti ad altre professionalità. Il consigliere dei commercialisti ha poi evidenziato come il fondamentale ruolo dell’amministratore giudiziario nel procedimento di prevenzione, negli ultimi tempi, sembrerebbe essere messo in discussione da due provvedimenti: la cosiddetta norma “ammazza amministratori” che, con l’intento di garantire una rotazione degli incarichi, impedisce di fatto a chi già svolge la funzione di amministratore giudiziario di gestire contemporaneamente un’altra azienda sequestrata e la bozza di decreto in materia di compensi degli amministratori giudiziari da cui si evince, purtroppo, che il modello assunto come riferimento per la determinazione dei compensi degli amministratori giudiziari è la normativa dettata in materia di compenso spettante al curatore fallimentare e al commissario giudiziale nella procedura di concordato preventivo, ma adattando in peius i parametri di liquidazione previsti in sede fallimentare, al procedimento di prevenzione.

«Il Consiglio nazionale», ha affermato Campise «si è immediatamente attivato per contestare nel metodo e nel merito l’operato del Governo, sia in materia di unicità degli incarichi, sia con riferimento alla bozza di decreto sui compensi. Si auspica al riguardo che il Governo operi una profonda rivisitazione dei provvedimenti in commento, anche condividendone i testi con la competente Commissione Giustizia che sta esaminando un progetto organico di modifica al Codice antimafia».
All’evento ha partecipato anche il direttore del Comitato scientifico della Fondazione nazionale dei commercialisti, Giovanni Castellani, che ha illustrato le numerose attività di ricerca svolte, con particolare riferimento alla confisca europea, e il supporto che la Fondazione sta fornendo alle Istituzioni comunitarie e agli Stati membri.

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