I professionisti avranno tempo fino al prossimo 17 aprile per rispondere al questionario sulla condizione e sul ruolo strategico svolto dalle professioni regolamentate nell’economia italiana. L’indagine, commissionata dal Comitato unitario permanente degli Ordini e dei Collegi professionali al Cresme, rappresenta un prezioso punto di partenza per comprendere la realtà professionale a livello locale e nazionale, ragionare sulle condizioni delle professioni e sulle politiche da adottare per sostenerne il lavoro e l’impegno.

Lavoro ed impegno riconosciuti anche dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che in varie occasioni ha parlato dei professionisti come tutori di diritti e valori non riconducibili al mero dato economico. Parole accolte con la massima attenzione dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, anche in un’intervista su ItaliaOggi.
L’ultima rilevazione del Cresme su “Il valore sociale delle professioni intellettuali” risale al 2010 (dati 2008) ed ha coinvolto 27 Ordini e Collegi professionali.
Sulla base delle informazioni raccolte dalle casse previdenziali e dall’Agenzia delle Entrate, è stato possibile stimare che gli oltre 2 milioni di professionisti iscritti agli Albi nel 2008 abbiano mosso un volume d’affari complessivo dell’ordine di 196 miliardi di euro. Si tratta di una cifra che fa riferimento al settore e al suo indotto e valeva il 12,5% del Pil nazionale. Tuttavia, si legge nel Rapporto, considerando che nella stima del Pil è inclusa una quota di economia sommersa, mentre la stima del volume d’affari delle professioni fa riferimento ai fatturati dichiarati, per valutare l’effettiva rilevanza economica delle professioni sarebbe più corretto valutare il volume d’affari in rapporto alla parte regolare dell’economia. Le stime Istat del 2010 indicano la quota di economia sommersa pari ad un valore tra il 16,3% ed il 17,5% del Pil del 2008. In questo modo, il peso economico delle professioni oscillerebbe tra il 14,9 e il 15,1% e, considerando che le difficoltà legate a quella congiuntura economica favoriscono comportamenti irregolari, è ragionevole propendere per il valore più elevato.

Nella scheda del Rapporto 2010 dedicata alla professione di commercialista, si sottolinea l’eccezionale capacità di adattamento all’innovazione dei professionisti contabili. La grande capacità di metabolizzare i cambiamenti normativi e le nuove esigenze del mercato è un dato strettamente correlato all’età media degli iscritti all’Albo dei commercialisti che risulta molto più bassa rispetto alle altre professioni. Questo garantisce una maggiore capacità di reazione ai cambiamenti e rappresenta una carta vincente in un contesto normativo in continuo mutamento per recepire le riforme con prontezza e ribaltarle immediatamente sul piano dell’assistenza e della consulenza.
Un aspetto, quello di innovarsi adattandosi al cambiamento, su cui punta molto il presidente Miani che su Eutekne.info ha spronato la base, invitandola a cogliere le nuove opportunità.
È possibile partecipare online alla ricerca 2017 che, rispetto alla precedente, si limita a coinvolgere solo le 15 professioni aderenti al CUP: agrotecnici, assistenti sociali, attuari, avvocati, biologi, commercialisti, consulenti del lavoro, giornalisti, infermieri professionali, notai, ostetriche, psicologi, spedizionieri doganali, tecnici di radiologia medica e veterinari.

Per i professionisti si tratta di un’occasione importante per dire la loro, incidendo in modo significativo sulla buona riuscita della rilevazione. Possono indicare, per esempio, gli elementi di maggiore criticità che caratterizzano la professione come la concorrenza di altre figure professionali, i ritardi nei pagamenti, la riduzione dei compensi, la difficoltà di accesso al credito, l’eccessiva burocrazia, la tassazione elevata, costi e tempi della formazione. Inoltre, possono indicare se una serie di aspetti dell’ultima riforma delle professioni, il DPR 137/2012, rappresenta una opportunità per il rafforzamento dell’attività professionale o una criticità: assicurazione obbligatoria, obbligo del preventivo, società tra professionisti, pubblicità, formazione continua. I commercialisti potranno anche fornire un parere sulle priorità da attribuire ad una serie di azioni politiche, sempre nell’ottica di rilancio della professione. Si parla, tra l’altro, di investimenti pubblici, politiche sul credito, incentivi fiscali, competenze esclusive.

L’ultima parte del questionario è dedicata alle donne e alle difficoltà che incontrano nell’esercizio della professione a partire dai redditi molto più bassi, dalle difficoltà di inserimento professionale e di crearsi un nome nel mercato, passando per la diffidenza della clientela e concludersi con la difficoltà di conciliazione di tempi tra famiglia e lavoro e la minore possibilità di aggiornamento professionale.

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