Aprire un confronto costruttivo con la professione dei Paesi dell’area dell’Asia e del Pacifico. Una parte del mondo ormai da anni protagonista di una crescita costante che, se intercettata tempestivamente e correttamente, può rappresentare per i commercialisti italiani e per tutta l’economia nazionale una straordinaria opportunità di lavoro e di ripresa economica. Anche con questa prospettiva di scambio culturale e di cooperazione professionale si è confrontata la delegazione del Consiglio nazionale dei commercialisti presente dal 27 al 29 ottobre a Seoul, ai lavori del 19° Congresso della CAPA (Confederation of asian and pacific accountants), la più grande organizzazione regionale nel campo dell’accounting, la cui area di competenza geografica copre metà del globo e che comprende istituti nazionali di Paesi molto importanti per l’economia italiana, quali la Cina e l’India, che da soli rappresentano un terzo della popolazione mondiale.

«E’ indubbio – spiega Ugo Pollice, Consigliere Nazionale dei commercialisti con delega agli affari internazionali, a Seoul con Giorgio De Giorgi, consulente tecnico delegato dal Consiglio – che stabilire contatti diretti con Istituti nazionali nostri omologhi che operano in quest’area del mondo assume una rilevanza strategica non di poco conto per l’internazionalizzazione della nostra professione, a tutto vantaggio dell’attività dei nostri iscritti e conseguentemente della crescita delle nostre aziende e dello sviluppo economico del Paese».

Al Congresso, intitolato “Asian Accountants – Leading the way, inspiring the future”, hanno partecipato più di 1.500 professionisti economici, di cui oltre 330 provenienti dal Giappone e 160 dalla Cina. Tre le sessioni plenarie in programma. Dalla prima, incentrata sulla visione del futuro della professione in Asia da qui al 2030, è emerso come il clima attorno all’economia delle principali regioni aderenti al CAPA resti positivo, così come quello relativo ai professionisti pacifico/asiatici, a condizione che questi ultimi siano sempre più preparati ad anticipare e raccogliere le sfide che un’economia instabile come quella attuale continua a proporre. Del resto, come emerso nella seconda sessione plenaria, dedicata al tema della solidità delle imprese asiatiche, molti sono gli aspetti che concorrono al successo di un’azienda, dalla leadership alla capacità di gestire il rischio, dal marketing alla gestione degli acquisti, dalle persone ai sistemi informatici ad una governance che sappia ispirare un approccio etico a tutti questi aspetti.

Un quadro nel quale, oltre agli azionisti, ai clienti, ai fornitori ed ai dipendenti, proprio i professionisti contabili svolgono un ruolo predominante. Professionisti economici che anche in questa parte di mondo hanno dovuto fare i conti, negli anni della crisi finanziaria, con la fragilità del sistema dei controlli effettuati dai revisori, che ha spesso comportato il venir meno della fiducia da parte degli stakeholders. Come emerso nella terza sessione plenaria, incentrata sull’adozione ed implementazione dei revised ISAS finalizzati ad un miglioramento del rapporto dell’Auditor, non è più rinviabile uno sforzo da parte di tutti i professionisti contabili per ricreare la fiducia perduta, attraverso la condivisione di standard rigorosi cui attenersi obbligatoriamente per fornire le informazioni più rilevanti ai fini della predisposizione del Rapporto dell’Auditor, sia per quanto riguarda il settore privato che pubblico. Un passaggio ineludibile per creare le basi di un’economia sostenibile.

«La nostra partecipazione al 19° Congresso CAPA – commenta Giorgio De Giorgi – rappresenta un primo importante passo per avvicinarci, in un’ottica di internazionalizzazione, alla cultura professionale asiatica. Quest’ultima, del resto, come emerso sia dai lavori congressuali sia dagli incontri che abbiamo avuto con i vertici degli istituti cinese, giapponese, indiano, nepalese, coreano, non è poi così diversa dalla nostra, anche perché molti dei professionisti che abbiamo incontrato sono soci o comunque lavorano in una delle quattro grandi società di revisione mondiali e hanno pertanto ricevuto una formazione uguale a quella dei loro colleghi nelle stesse società operanti in Paesi occidentali».

Motivi che inducono Pollice ad auspicare di «mantenere i contatti con questa realtà e consolidare i rapporti e le relazioni con i colleghi e le persone che abbiamo incontrato e conosciuto al Congresso, anche valutando l’ipotesi di un’affiliazione del Consiglio nazionale dei commercialisti italiani al CAPA». Quest’ultima consente infatti anche l’inserimento o l’affiliazione di istituti che non hanno sede nell’area Asia – Pacifico, come già accade ad esempio con Francia ed Inghilterra (anche in virtù degli interessi coloniali avuti in passato) e con Belgio ed Olanda. Rispetto ai Paesi aventi diritto, gli affiliati non hanno diritto di voto in assemblea, ma vi sono comunque ammessi e possono partecipare a tutte le iniziative promosse dalla Confederazione. Un’opportunità da non perdere per la professione italiana, fortemente impegnata sul fronte dell’internazionalizzazione e sempre più interessata ad esplorare nuovi mercati.

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