Il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, denominato “Cura Italia”, introduce una serie di misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, per complessivi 25 miliardi, che va ad aggiungersi ai precedenti interventi confluiti nei decreti-legge n. 14 del 9 marzo 2020, n. 11 dell’8 marzo 2020, n. 9 del 2 marzo e n. 6 del 22 febbraio.
Le misure si muovono lungo quattro direttrici:
- finanziamento e potenziamento della capacità di intervento del Sistema sanitario, della Protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati sul fronte dell’emergenza;
- sostegno ai lavoratori e alle aziende per la difesa del lavoro e del reddito;
- sostegno alla liquidità delle famiglie e delle micro, piccole e medie imprese, tramite il sistema bancario e l’utilizzo del fondo centrale di garanzia;
- sospensione degli obblighi di versamento di tributi e contributi e di altri adempimenti fiscali e introduzione di incentivi fiscali.
Il documento fornisce una prima sintesi delle disposizioni di maggiore interesse, rimandando ulteriori approfondimenti a successivi interventi.
LA LETTERA DI MIANI
Il documento è accompagnato da una lettera agli iscritti del Presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. “Pur riconoscendo che il Governo sta operando in condizioni difficilissime e che siamo tutti in una situazione di straordinaria emergenza senza uguali nei recenti decenni – scrive Miani – dobbiamo purtroppo constatare che le misure introdotte non sono tali da soddisfare le necessità dei lavoratori appartenenti alle professioni ordinistiche”.
“La proroga di tutti i versamenti, nel frattempo scaduti lunedì 16 marzo, e degli adempimenti fiscali e contributivi – aggiunge – viene disposta con un notevole ritardo rispetto alla tempistica segnalata come opportuna ed è configurata in modo da non impedire il sorgere di una crisi di liquidità di professionisti, imprese e lavoratori dipendenti.
“Già lo scorso 11 marzo – prosegue la missiva – il Consiglio Nazionale aveva rappresentato al Governo, congiuntamente a Confindustria, la necessità, fra l’altro, di procedere ad una sospensione che avrebbe dovuto auspicabilmente riguardare tutti i versamenti e gli adempimenti in scadenza entro il 31 luglio 2020, in quanto ricadenti nell’arco temporale relativo allo stato di emergenza. Tuttavia, le misure adottate con il Decreto “Cura Italia” presentano un ambito d’applicazione, sia sotto il profilo soggettivo che temporale, più ristretto di quello auspicato, nonché di quello ipotizzabile in base al contenuto del comunicato stampa pubblicato dal Ministero dell’economia e delle finanze nella serata di venerdì 13 marzo, cui ha fatto seguito, il 14 marzo, analoga comunicazione da parte dell’INPS.”
“E’ intendimento del Governo intervenire con successivi provvedimenti mensili per rafforzare ed estendere le misure a sostegno di imprese e professionisti secondo l’evolversi della situazione di emergenza in atto – commenta ancora Miani – ma non possiamo non evidenziare che la grave crisi economica che sta colpendo gran parte dei titolari di partita IVA, con chiusure forzate delle attività o drastica riduzione del fatturato, avrebbe imposto sin da ora decisioni più coraggiose e di più ampio respiro”.
“Il Consiglio Nazionale – conclude il numero uno dei Commercialisti – unitamente alle associazioni sindacali della categoria e alla voce corale dei propri iscritti continuerà a proporre alla politica le proprie istanze nella speranza che, anche nel corso dei lavori parlamentari o nei successivi decreti-legge, queste possano essere recepite. Così come si impegnerà a fondo anche per portare avanti un’azione comune con le altre professioni. E’ il momento dell’unità e della mobilitazione”.
Allegati
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