L’importanza degli strumenti alternativi per la risoluzione dei conflitti nell’internazionalizzazione delle imprese è stato il tema al centro della convention “Sciogliere i nodi per creare futuro”, organizzata dalla Fondazione ADR Commercialisti in collaborazione con la Federazione nazionale dei Consoli onorari, svoltasi il 14 luglio presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati.

Si tratta della terza convention organizzata dalla Fondazione ADR che rappresenta il vertice di un network ormai consolidato di 80 organismi dei commercialisti che offrono la possibilità di ricorrere a strumenti alternativi per la risoluzione dei conflitti quali mediazione civile, arbitrato, negoziazione e gestione crisi da sovraindebitamento. Nel campo della mediazione civile, assume un ruolo di particolare importanza quella internazionale, per la cui affermazione i commercialisti sono impegnati visti i benefici che ne deriverebbero per il sistema economico ed imprenditoriale, notoriamente svantaggiati da un contenzioso civile che dura sempre troppo a lungo.

A sottolineare l’importanza di investire nell’internazionalizzazione delle imprese è stato Benedetto Della Vedova, sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, che nei suoi numerosi viaggi all’estero ha percepito “un interesse europeo decisamente incoraggiante nei confronti dell’Italia”. Per aumentare i volumi di investimenti verso il nostro Paese ed ottenere un ambiente più competitivo per le imprese, secondo Della Vedova “bisogna investire in quattro aree prioritarie: governance, tassazione, mercato del lavoro e riforma della giustizia. In questo ultimo caso, per ridurre i tempi delle procedure è necessario l’impiego di strumenti come l’arbitrato e la negoziazione assistita, passando per il rafforzamento del tribunale delle imprese”. Secondo il sottosegretario “per rimettersi sul sentiero virtuoso della crescita è fondamentale il tema della internazionalizzazione dell’economia creando una cabina di regia con consolati, ambasciate, ICE e camere di commercio. Ma accanto al sostegno istituzionale è parimenti fondamentale quello dei professionisti. Le imprese, infatti, hanno bisogno di assistenza da parte di studi professionali altamente qualificati”.

Da un lato, quindi, l’impegno delle Istituzioni nella creazione di un quadro normativo e dall’altro quello di professionisti qualificati che operano all’interno di quel quadro, facendo della specializzazione il loro biglietto da visita. E in tema di specializzazione è intervenuto Felice Ruscetta, presidente della Fondazione ADR Commercialisti, nonché membro del Consiglio nazionale dei commercialisti che ha recentemente approvato il progetto delle SAF. “Le Scuole di alta formazione”, ha detto, “rappresentano il futuro della nostra professione perché i commercialisti potranno garantire assistenza non solo alle aziende che vogliono internazionalizzarsi, ma anche a quelle che vogliono riportare la produzione in Italia”. Ruscetta ha anche illustrato la doppia funzione del commercialista che opera nel contesto degli strumenti stragiudiziali. “Un ruolo professionale”, ha spiegato il presidente della Fondazione ADR, “per far conoscere all’imprenditore ed alla clientela questi strumenti, ma anche un ruolo sociale per essere utile ai cittadini e alle imprese che sono in difficoltà al fine di far uscire allo scoperto il vero valore della nostra professione”.

Parole di stima per i commercialisti sono arrivate da Umberto Vattani, ambasciatore e presidente della Fondazione nazionale dei Consoli onorari, secondo il quale “la diplomazia contribuisce a favorire i rapporti economici insieme ai commercialisti che sono un po’ il volano dell’economia. Per questo motivo collaboriamo con ADR che ha risolto conflitti brillantemente. Il ruolo di commercialista, di console, di diplomatico diventa essenziale tra Paesi che hanno contesti economici, ordinamenti e lingue diversi poiché l’incomprensione può portare alla rottura e l’impresa se ne va”.
Al convegno hanno partecipato anche i vertici dei commercialisti, Consiglio e Fondazione nazionali, che hanno patrocinato l’iniziativa. Per Giorgio Sganga, presidente della Fondazione nazionale della categoria, gli strumenti stragiudiziali rappresentano “una delle poche strade individuate dal legislatore, ancora da migliorare, perché la lite ed il contenzioso non rappresentino le caratteristiche essenziali delle imprese che internazionalizzano”.

Anche Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili, ha voluto insistere sul tema della specializzazione dei commercialisti che “non devono occuparsi di solo fisco. Il commercialista”, ha affermato, “non è solo un accountant, ma un professionista che riesce ad adattarsi all’ambiente a partire dalle nostre prerogative. E questa è la nostra forza”.

Con le Scuole di alta formazione, dunque, il Consiglio nazionale vuole creare ulteriori opportunità per tutti i commercialisti, soprattutto per i più giovani che vivono una situazione particolarmente complessa e difficile. “In questo contesto”, ha spiegato ancora Longobardi, “dove è più facile il conflitto che l’accordo, abbiamo la funzione di driver. Non solo siamo in grado di accompagnare le imprese nella internazionalizzazione, ma sappiamo e possiamo comporre una crisi. Abbiamo adattato la nostra esperienza e la nostra cultura all’ambiente circostante, a partire da un bagaglio culturale tanto forte da poterlo spendere anche su argomenti di questo genere”.

I vantaggi per il sistema economico e per le imprese derivanti dall’utilizzo degli strumenti alternativi per la risoluzione dei conflitti sono enormi proprio in un contesto, quello italiano, che “se guardiamo i dati del contenzioso civile non possono certo dirsi soddisfacenti”, ha detto Cosimo Maria Ferri, sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia. “Per ovviare a questo problema le strade sono due: la riforma del processo civile e la mediazione. Finora la scelta del governo è stata quella di rafforzare la tutela del diritto di credito, anche per ristabilire una sana concorrenza, e di intervenire sugli interessi, introducendo il concetto di tasso moratorio per chi non paga”. Ma questo, secondo Ferri, non basta “perché bisogna anche cambiare mentalità ed acquisire fiducia nei metodi alternativi alla giustizia. Per questo è necessaria la presenza di organismi professionali che siano all’altezza di far percepire ai cittadini e alle imprese l’utilità ed il vantaggio di tali strumenti non solo dal punto di vista temporale”.

Il convegno è proseguito con una tavola rotonda, coordinata dal consigliere della Fondazione ADR Commercialisti, Marcella Caradonna, alla quale sono intervenuti diversi consoli e ambasciatori che hanno riportato l’esperienza degli strumenti stragiudiziali nei loro Paesi di provenienza. Caradonna ha sottolineato l’importanza della diffusione delle mediazione internazionale per gli evidenti risparmi in termini economici e di tempo. Una diffusione in qualche modo frenata dalle differenze tra i diversi schemi giuridici e assetti imprenditoriali dei singoli Paesi. Per cui l’auspicio sul lungo periodo è di addivenire in questo campo ad un linguaggio comune per una risoluzione ancora più rapida delle controversie.

A concludere la convention è stato l’intervento di un altro consigliere della Fondazione ADR Commercialisti, Alfio Pulvirenti, sul ruolo e la responsabilità del commercialista gestore della crisi tra funzione sociale e professionale. “L’utilizzo sistematico delle procedure di ADR e di risoluzione dei conflitti nel rapporto commerciale con le imprese estere”, ha affermato Pulvirenti, “crea un clima di affidabilità e di fiducia nei confronti delle nostra imprenditoria necessario per il rilancio dell’economia”.

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