Nel primo trimestre 2015 il saldo tra iscrizioni e cessazioni di attività è pari a +973 unità. A metà anno sono aumentati produzione industriale (0,9%) e fatturato (4,5%) rispetto al 2014. Le imprese milanesi vedono rosa?
Dopo sette anni di recessione durissima, la ripresa sembra essere partita in tutta Italia. Certo, la prudenza è d’obbligo. Milano si conferma la città italiana più “in salute”, con una crescita lenta ma costante nell’ultimo biennio. Qui la ripresa è veicolata soprattutto dall’andamento positivo del terziario e dal protagonismo sui mercati internazionali con la leva dell’export, che continua ad avere dati incoraggianti. I numeri dei primi sei mesi del 2015 testimoniano che è in atto la ripartenza dei prodotti di punta dell’industria meccanica, chimica, farmaceutica ma anche del sistema moda con le sue produzioni tessili e dell’abbigliamento.
Inoltre, come Camera di commercio, insieme ad Ipsos, abbiamo svolto un’indagine per analizzare il sentiment degli imprenditori italiani sulla crisi economico-finanziaria. Il 42% dei 500 intervistati parla di una leggera ripresa di occupazione e consumi, un trend in crescita rispetto ai dati di un anno fa. Anche analizzando i dati di Confcommercio possiamo confermare che c’è un risveglio dei consumi: abbiamo registrato un loro aumento del 2,1% rispetto a luglio 2014, il valore più alto dal 2010.
Insomma, possiamo dire che ci sono i primi segnali di una timida ripresa; ma per fare una valutazione complessiva di questa tendenza è necessaria un po’ di cautela, attendendo che i dati si siano consolidati.

Anche sul fronte del saldo occupazionale si rileva un miglioramento (+0,4%) nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno, con una prevalenza delle assunzioni (1,9%) rispetto alle dimissioni (1,5%). Il Jobs act sta dando i suoi frutti?
Il tema del lavoro e dell’occupazione è sicuramente uno dei punti più delicati da affrontare. Negli ultimi sette anni la disoccupazione è raddoppiata e con queste premesse il compito del Governo si è rivelato particolarmente complicato. Con il Jobs act si cerca di scongiurare il pericolo di una ripresa senza occupazione e finora il governo è andato nella giusta direzione: i dati dell’Inps dicono che nei primi 7 mesi del 2015 sono cresciuti i nuovi rapporti di lavoro nel settore privato rispetto allo stesso periodo del 2014, soprattutto i contratti a tempo indeterminato. Va sottolineato come nella legge certamente siano previsti strumenti importanti che possono migliorare il mercato del lavoro, perché soddisfano le esigenze delle imprese in tema di flessibilità e di costi. Ma anche in questo caso un atteggiamento cauto è indispensabile: è importante aspettare di poter analizzare nel dettaglio i contenuti dei decreti legislativi attuativi per capire come evolverà la situazione nei prossimi mesi.

**Nel 2014 sono però aumentate le procedure concorsuali (5,5%) rispetto al 2013. Quest’anno si registra un’inversione di tendenza? **
L’inversione di tendenza c’è stata: nei primi sei mesi del 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014, le aperture di fallimenti nella provincia di Milano sono calate del 7,8% (-5,3% in Italia).

Qual è il valore aggiunto del commercialista nel vostro contesto?
Il ruolo del commercialista è di fondamentale importanza per le imprese del territorio. Milano è una città terziaria ed i flussi di conoscenza e dei servizi che l’attraversano sono il vero motore per lo sviluppo, perché permettono di trasmettere abilità e competenze alle imprese locali. Il commercialista è quindi una figura centrale dell’impresa perché è in grado di accompagnare queste realtà nelle diverse fasi della loro esistenza, aiutandole ad affrontare i molteplici ostacoli che possono presentarsi nelle situazioni di ogni giorno.

In Lombardia l’agroalimentare ha un giro d’affari di 3,5 miliardi e quasi un terzo delle esportazioni parte da Milano. Le Camere di commercio di Milano, Bergamo, Monza, Lecco, Pavia e Varese hanno presentato ad Expo il progetto “Eccellenze di Lombardia”. L’iniziativa ha avuto successo?
Il progetto “Eccellenze di Lombardia” è nato per valorizzare e promuovere i prodotti agroalimentari della regione nell’ambito delle manifestazioni di Expo. D’altronde il settore agroalimentare è importantissimo per l’economia regionale e milanese: sono 5.156 le imprese attive in questo settore a Milano e provincia, un quarto di quelle localizzate in regione. Inoltre l’interscambio agroalimentare di Milano e provincia ammonta a 4 miliardi di euro ed infatti, a livello nazionale, Milano si piazza al terzo posto per volume di esportazioni ed al primo per quanto riguarda le importazioni.

Qual è stato il vostro contributo ad Expo?
Il nostro impegno per EXPO 2015 non si esaurisce con i temi della nutrizione e dell’agroalimentare. Come Camera di commercio abbiamo cercato di puntare sulla sostenibilità e sull’aiuto alle imprese locali per favorirne la crescita ed incentivarne le relazioni con quelle estere che visiteranno Milano durante i sei mesi. Per questo abbiamo messo in campo diverse iniziative, come “Expo Business Matching”: una piattaforma web che coinvolge 60 paesi, promossa da PROMOS, creata appositamente per favorire e facilitare i rapporti tra le imprese, la cooperazione e l’incontro tra gli operatori italiani e stranieri durante i sei mesi dell’evento. Sempre a Promos è stata affidata poi da EXPO spa la gestione di incontri B2B per promuovere gli scambi tra gli imprenditori italiani e gli imprenditori dei Paesi in via di sviluppo. Recentemente abbiamo promosso più di 14mila incontri tra imprese italiane e straniere, con la collaborazione di altre Camere, insieme a Padiglione Italia e ad alcune associazioni di categoria.
Nel 2010, inoltre, abbiamo avviato i “Tavoli Tematici per Expo 2015” per coinvolgere le imprese e supportarle nell’elaborare nuovi progetti imprenditoriali legati a diversi settori: dall’accoglienza all’agricoltura; dall’arte alla salute; dall’artigianato alle nuove aziende e start-up. La nostra intenzione è stata quella di accompagnare queste imprese meritevoli per realizzare i loro progetti, presentando le loro idee a media, istituzioni e investitori. Proprio il 7 ottobre si terrà nel sito espositivo una grande iniziativa, “La Festa dei Tavoli”, in occasione della “Milan Chamber day” che trasformerà EXPO in una vetrina per i progetti degli imprenditori milanesi.
Con “Expo in città” – un altro grande progetto realizzato con il Comune di Milano – abbiamo creato un palinsesto di eventi per rendere sempre più attrattiva la città. Un progetto di grande successo che secondo i nostri dati sta generando un importante indotto economico per Milano e le sue imprese. I suoi 44mila eventi, da maggio ad agosto, hanno richiamato infatti oltre 1 milione di persone, portando la città ad un livello di attrattività e credibilità anche internazionale mai visto prima. Del resto, che sia una formula vincente lo dimostra anche la volontà del BIE (Bureau International des Expositions) di replicare il format nelle future esposizioni universali. E’ un progetto che vorremmo portare avanti a Milano anche dopo la chiusura dell’Esposizione, in modo che diventi la prima vera eredità del dopo EXPO.

Lei ha proposto il commissario dell’Esposizione, Giuseppe Sala, anche come commissario straordinario per il dopo Expo. Teme per la riqualificazione dell’area?
Il tema del dopo EXPO è di fondamentale importanza. È innanzitutto necessario capire il prima possibile come quell’area può essere trasformata e quali progetti sono da valutare positivamente. Progetti validi sono, ad esempio, quello dell’Università Statale di Milano e del suo rettore Gianluca Vago per realizzare un polo scientifico con campus universitario; e quello del presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, per costruire una grande Silicon Valley. Progetti che si incrociano con quello che da tempo la Camera di commercio ha proposto di realizzare in Palazzo Italia: la “Cittadella dell’Innovazione”. Un centro che grazie ad una triplice elica (ricerca, istituzioni ed imprese), dia l’avvio al motore dell’innovazione tecnologica, di processo e di idee di cui Milano e l’Italia necessitano.
Certo il processo per individuare una governance capace di agire con rapidità e giudizio è molto delicato. Sala ha dimostrato di essere un grande amministratore, basta guardare il successo ottenuto fino ad oggi dall’Esposizione. Potrebbe essere dunque lui la figura di cui c’è bisogno in questo momento.

Il disegno di legge sulla PA riordina le funzioni ed il finanziamento delle Camere di commercio. Quali sono i vantaggi della riforma?
La riforma certamente rappresenta un’occasione per gli enti camerali per contribuire al cambiamento del Paese. Per questo sono d’accordo con il neopresidente di Unioncamere, Ivan Lobello, quando dice che ci troviamo di fronte ad una sfida importante. Una sfida al cambiamento, una sfida proiettata al futuro: le Camere possono dare un contributo decisivo alla rivoluzione digitale che è una delle priorità assolute del Paese. Esse, insieme al loro braccio operativo tecnologico Infocamere, possono così rinsaldare meglio il rapporto tra imprese e cittadini con la Pubblica amministrazione. Questo progetto di maggiore digitalizzazione intende contribuire a rendere sempre più efficiente l’azione degli enti camerali a vantaggio delle imprese e degli utenti.

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