“Le misure sul lavoro contenute nella legge di Bilancio potevano essere più coraggiose. Per come sono state concepite rischiano di produrre risultati modesti sul fronte dell’occupazione”. Lo ha affermato a Roma, nel corso del IV convegno nazionale “Commercialista del lavoro”, il tesoriere nazionale della categoria e delegato alla materia, Roberto Cunsolo. Pur apprezzando l’introduzione di misure strutturali nella manovra, i commercialisti giudicano comunque insufficienti le norme sugli incentivi. “Sull’occupazione giovanile, i requisiti soggettivi previsti dal comma 2 dell’art. 16 – ha affermato Cunsolo – interessano una platea troppo ristretta di soggetti. Per ampliarla, crediamo sarebbe utile eliminare il requisito della “mancata occupazione a tempo indeterminato presso il medesimo o altro datore di lavoro”, introducendo quello della “non occupazione negli ultimi 6 mesi”. La categoria chiede anche che l’innalzamento dell’età a 35 anni per gli aventi diritto all’esonero contributivo “sia a regime e non solo per il 2018, dal momento che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene mediamente proprio dopo i trent’anni”.

Viene poi giudicata “incomprensibile l’introduzione dell’agevolazione di un solo anno per i soggetti confermati al termine del periodo di apprendistato”. Si tratta di una norma che, secondo Cunsolo, “rischia di penalizzare fortemente proprio l’istituto dell’apprendistato”. “Per le imprese – ha affermato il tesoriere dei commercialisti – risulterà più conveniente non confermare il contratto di apprendistato, ma utilizzare gli incentivi di tre anni previsti dall’articolo 16”.

Riserve anche sugli incentivi per il Mezzogiorno. I commercialisti giudicano infatti insufficiente “l’agevolazione del 100% prevista esclusivamente per le assunzioni a tempo indeterminato e non anche per gli apprendisti”.
“Considerata la perdurante drammaticità della situazione occupazionale e dal momento che i rapporti di lavoro diminuiscono con il diminuire delle agevolazioni – ha spiegato poi Cunsolo – crediamo sarebbe utile l’introduzione di una misura strutturale di decontribuzione per tutte le assunzioni di dipendenti che provengono da periodi di disoccupazione”. “Per imprese e professionisti – ha aggiunto -, la cui percentuale di disoccupazione è fortemente aumentata rispetto a quella dei lavoratori dipendenti, chiediamo che valga, come per le imprese agricole ed i coltivatori diretti, la decontribuzione pari al 100% per i primi tre anni, al 66% per il 4 anno ed al 50% per il 5 anno”. Cunsolo ha infine proposto l’introduzione “di una misura premiale per le aziende in regola con le normative vigenti in materia di occupazione nonché con i versamenti fiscali e contributivi”.

I commercialisti, inoltre, hanno chiesto di superare le criticità della normativa relativa al welfare aziendale affinché se ne favorisca l’affermazione. “Dopo anni di crisi e di cambiamenti sociali – ha affermato Cinzia Brunazzo, della Commissione Lavoro del Consiglio nazionale – il welfare aziendale viene incontro ai datori di lavoro contenendo il costo del lavoro, ma risponde anche alla sempre maggiore richiesta di assistenza sociale proveniente dalle famiglie italiane. L’evolversi della normativa negli ultimi anni ha colto tale necessità ampliando le casistiche che non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente e prevedendo il welfare quale alternativa ai premi detassati, dando un forte impulso a tale istituto. La normativa su questa materia ha però bisogno di superare alcune criticità che rischiano di limitarne gli effetti positivi”.

In questa prospettiva, il Consiglio nazionale dei commercialisti chiede innanzitutto l’introduzione dei premi detassati a seguito di regolamento aziendale depositato per venire incontro alle piccole imprese italiane non sindacalizzate. Per i commercialisti andrebbe inoltre eliminato il contributo di solidarietà a carico del datore di lavoro sui contributi alla previdenza complementare, per agevolare il ricorso al secondo pilastro pensionistico. Andrebbero poi previsti dei sussidi occasionali in caso di rilevanti esigenze personali del dipendente, per una vera e riscontrabile richiesta di assistenza.

I professionisti auspicano anche un intervento a breve del governo per dare attuazione alla delega prevista dal Jobs act del lavoro autonomo, per ampliare il campo di azione del welfare delle casse di previdenza agli iscritti che abbiano subito una significativa riduzione del reddito professionale per ragioni non dipendenti dalla propria volontà o che siano stati colpiti da gravi patologie.

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