Consiglio nazionale e Ordini territoriali dei commercialisti si prendono ancora qualche mese per definire una proposta organica di modifica dell’Ordinamento professionale. Il confronto avviato a fine maggio continua, dunque, ma la governance nazionale della categoria avvierà sin da subito un’interlocuzione con il Ministero della Giustizia per preparare il terreno alla riforma. L’assemblea dei presidenti degli Ordini territoriali, svoltasi ieri a Roma, con una sessione aperta per la prima volta alla partecipazione degli iscritti, ha dato il suo via libera alla rivisitazione del Dlgs. 139/2005. Si tratterà ora di acquisire ulteriori contributi dagli Ordini e dagli iscritti e di trovare una sintesi sugli aspetti più significativi della legge sui quali intervenire (competenze, incompatibilità, accesso, tirocinio, sistema elettorale), ma il percorso è avviato. “Troveremo un punto di equilibrio tra le varie proposte in campo”, ha spiegato il numero uno dei commercialisti, Massimo Miani. “Magari non all’unanimità”, ha proseguito, “ma dopo l’estate produrremo un documento da sottoporre alla politica”. Il dibattito di ieri ha intanto già sgombrato il campo dall’eventualità di soppressione dei piccoli Ordini. Una prospettiva alla quale si sono detti tutti contrari, a cominciare dallo stesso Miani, il quale ha però sottolineato come “alle difficoltà oggettive delle nostre realtà più piccole bisognerà comunque porre attenzione, magari individuando forme di collaborazione tra gli Ordini”.

IL FUTURO DELLA CATEGORIA
Ma ieri non si è parlato solo di 139. Al centro della relazione pomeridiana di Miani, in apertura della sessione dei lavori aperta anche agli iscritti (quasi trecento, provenienti da tutta Italia), anche un’analisi dello stato dell’arte della professione, supportata dai numeri forniti dal rapporto annuale della Fondazione nazionale, fresco di stampa. Miani ha sottolineato come cresca il divario interno alla categoria tra Nord e Sud, il primo con redditi e iscritti in aumento, il secondo, invece, sempre più in difficoltà. Il tutto in un quadro di complessiva sofferenza, con redditi mediani appena sopra i 33mila euro l’anno. “Non manca il lavoro per i nostri colleghi”, ha detto Miani, “quanto la marginalità”. Una situazione che impone una riflessione strategica sul futuro. Miani è tornato ad insistere su aggregazioni e specializzazioni, ma ha anche annunciato l’impegno del Consiglio nazionale “al fianco dei colleghi, specie di quelli con studi più piccoli”. Soprattutto a loro è rivolto il portale per la gestione della fatturazione elettronica per il quale il Consiglio si appresta a avviare un bando, con l’obiettivo di offrire il servizio gratuitamente a molti e a costi comunque calmierati per tutti.

 

UNA SOFTWARE HOUSE DEI COMMERCIALISTI
Ancora più ambizioso l’altro progetto al quale il Consiglio nazionale intende lavorare: la costituzione di una software house di categoria, in grado di fornire agli iscritti una serie di prodotti utili per lo svolgimento della professione. La fattibilità del progetto è però subordinata ad un coinvolgimento economico delle due Casse di categoria, alle quali Miani ha rivolto un appello. “Da solo il Consiglio nazionale non ha le risorse necessarie per mettere in campo un’operazione di queste dimensioni”, ha spiegato, “per questo auspico un lavoro comune con i nostri istituti previdenziali”. La creazione di una software house di categoria sarebbe per Miani non solo “lo strumento idoneo per i commercialisti per liberarsi dalla schiavitù delle tante società di software, ma anche una infrastruttura tecnologica in grado di farci dialogare da protagonisti con l’amministrazione finanziaria”.

APPELLO ALL’UNITA’
Nel corso della giornata Miani ha poi lanciato un appello all’unità della categoria. Un invito rivolto non solo ai presidenti degli Ordini territoriali, affinché collaborino per portare a casa la riforma dell’Ordinamento professionale, ma anche agli iscritti, spesso attivi “sui social con atteggiamenti e linguaggi poco rispettosi sia del codice deontologico che della comunità di donne e uomini della quale tutti facciamo parte”. Da questo punto di vista l’assemblea di ieri è stata, secondo Miani, un “esperimento riuscito”. “I colleghi che da tutta Italia hanno scelto di venire a Roma per prendere parte a questa innovativa forma di confronto sulle emergenze e sulle prospettive della categoria e che si sono alternati sul palco per esprimere il loro punto di vista, spesso anche polemico”, ha commentato, “lo hanno fatto con un approccio costruttivo e rispettoso delle regole che ci siamo dati”. “Abbiamo dimostrato con i fatti”, ha concluso, “che se un’istituzione non si chiude a riccio e si predispone all’ascolto, un dialogo franco e corretto è possibile, senza i toni inutilmente aggressivi propri del mondo dei social”.

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