Oscar Farinetti è sempre al centro di qualche polemica: ultima, in ordine di tempo, quella sulla presenza di Eataly a EXPO, sulla quale si sono espresse – nel bene e nel male – alcune tra le più influenti firme del giornalismo italiano. Tutto è roboante quando si parla di Farinetti: la sua figura, le sue nette prese di posizione in materia di politica nazionale, la sua stessa idea di business creano scompiglio in un panorama imprenditoriale – come quello italiano – davvero povero di figure in grado di polarizzare in maniera così decisa il dibattito pubblico. Merito (o colpa, dipende dai punti di vista) della sua personalità, della sua energia, ma soprattutto del fenomeno Eataly: l’azienda – che ha come missione la valorizzazione e la promozione dell’eccellenza dell’agroalimentare italiano – è diventata uno dei marchi simbolo del Made in Italy nel mondo.
In occasione del Congresso Nazionale dei commercialisti, abbiamo incontrato l’imprenditore piemontese per farci raccontare le sue impressioni sull’Esposizione Universale e sul sistema imprenditoriale italiano, soffermandoci sul comparto agroalimentare.

Expo si avvia verso la conclusione: come giudica la presenza di Eataly a questo evento?
Di grande potenza. Sono contento di aver “utilizzato” dei ristoranti come scusa per parlare di biodiversità italiana unendo gli aspetti dell’agroalimentare, del paesaggio, della popolazione e dell’arte. Noi, proiettandoci alla fine dell’evento, possiamo già dare i numeri finali di Eataly: 3 milioni di visitatori, 2 milioni di pasti serviti e 300.000 visitatori della mostra Tesori d’Italia organizzata da Vittorio Sgarbi. Più di quanto mi aspettavo, pur essendo un grande ottimista!

Expo ha sottolineato ancora una volta l’importanza del comparto agroalimentare nella nostra economia: visto con gli occhi di un imprenditore, qual è lo stato di
salute di questo settore?

È buono ma può diventare ottimo e persino superlativo, in grado di farsi anche traino dell’economia italiana. Dobbiamo lavorare al fine di raddoppiare l’esportazione di eccellenze alimentari di qualità entro i prossimi 5 anni. Possiamo farlo! In questo modo produrremmo più posti di lavoro e un’immagine dell’Italia più consona al nostro grande Paese. Di questo se ne avvantaggerebbe anche il turismo.

Milano ospita Expo: qual è la sua impressione sul capoluogo meneghino? Pensa che questo evento abbia influito positivamente sulla città?
Io penso di sì, compresi gli errori che inevitabilmente vengono commessi quando si ha a che fare con eventi di questa portata. Milano è una città in forma, che vanta capacità innovative senza confronti in Italia.

Abbiamo assistito anche a contestazioni e polemiche attorno a Expo: tralasciando i motivi della protesta, crede anche lei – come il Primo Ministro – che uno dei principali ostacoli alla ripresa sia la percezione negativa che gli italiani danno di loro stessi all’estero?
Certo. Si tratta senza dubbio di una malattia da cui dobbiamo guarire liberandocene. Forse non in fretta, ma ce ne libereremo! Pian piano gli italiani stanno iniziando a guardare il bello che hanno intorno. E visto che c’è tanta bellezza, cambieremo e pian piano assumeremo tutti un atteggiamento positivo.

A proposito del modo in cui ci vedono all’estero, recentemente Roma è stata al centro del dibattito internazionale per motivi tutt’altro che lusinghieri. Lei, che con Eataly è presente con ben due punti vendita, come vede la Città Eterna?
A questo proposito Eataly ha pubblicato una pagina pubblicitaria dal titolo: “Roma siamo anche noi”. La Città Eterna è uno dei luoghi più belli al mondo. Nonostante ciò, ha la metà dei visitatori di Dubai mentre dovrebbe averne il doppio. Osservare questi numeri senza lamentarci deve farci venire le idee per fare in modo di cambiarli a favore di un quadro più in sintonia con le meraviglie del nostro paese.

Oltre ai grandi eventi, quali pensa siano gli strumenti più efficaci per la promozione del nostro Made in Italy?
Nel campo agroalimentare, occorre creare un unico marchio Italia facilmente riconoscibile in tutto il mondo; per il turismo, occorre creare infrastrutture capaci e moderne, adeguate a sviluppare le possibilità di accoglienza. Guardiamoci intorno: non dobbiamo far altro che copiare da quelli che lo sanno fare, come, ad esempio, romagnoli e langhetti. La nostra mole artistica va resa più fruibile. Moda e manifattura di precisione sono già ad un livello altissimo, ma anche in quel campo c’è ancora margine per migliorare.

Da imprenditore, come giudica i provvedimenti del Governo in termini di Fisco e Lavoro?
Sul Lavoro li giudico bene. Sul Fisco auspico interventi ancora più decisi. Io propongo detassazioni per gli imprenditori che raddoppiano le loro esportazioni.

Quali consigli si sentirebbe di offrire ad un giovane imprenditore che voglia cimentarsi nel suo settore?
Innanzitutto deve avere coraggio e non deve aver paura di osare. Ci sono ampie possibilità che un giovane faccia molto meglio di ciò che hanno fatto gli imprenditori della mia generazione. Per questo non voglio arrogarmi l’onore di dare consigli. Ogni giorno incontro giovani stupendi, con idee meravigliose e tanta voglia di lavorare. A tutti questi giovani che non hanno paura dei loro sogni e di confrontarsi con il mondo auguro il meglio!

Cosa c’è nel futuro di Eataly?
C’era un tizio che camminava in avanti tenendo la testa girata all’indietro. Quando gli chiedevano il perché rispondeva: “Se non guardo alla mia storia non riesco a trovare la strada”. Ecco come immagino il futuro.

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