Una professione che si confronta con il mercato, che possiede una notevole gamma di specializzazioni, che consente di esplicitare una creatività forte e di essere autonomi. È per questi motivi che secondo Alessandro Solidoro, presidente dei commercialisti di Milano, gli iscritti al suo Ordine continuano a crescere, con un tasso del 2,4% rispetto all’anno precedente. «Si tratta di un dato», continua Solidoro, «che dimostra come la professione sia ritenuta ancora interessante, una scelta sfidante che vale la pena intraprendere e che può garantire percorsi di crescita individuali importanti». Ma non tutto è rose e fiori perché i commercialisti milanesi sono comunque costretti a lavorare «in un sistema che dal 2008 ad oggi ha perso il 25% circa della capacità produttiva. E poiché siamo una professione di servizi che si confronta con un mercato contratto ed in difficoltà, i nostri stessi spazi tendono evidentemente a ridursi». Questo comporta prima di tutto una generale diminuzione degli onorari, «perché oggi il mercato premia meno, in media, le prestazioni professionali ad altissimo valore aggiunto», spiega il presidente di Milano. «Un’altra grande difficoltà che incontrano gli iscritti riguarda i tempi di incasso, perché i problemi finanziari dei clienti si riflettono sui termini di pagamento dei professionisti a loro vicini. Professionisti che a loro volta hanno difficoltà ad esercitare un’attività di recupero nei confronti di clienti che conoscono benissimo».

Ma il nodo principale, secondo Solidoro, riguarda la relazione con l’amministrazione fiscale. «Non tanto a livello territoriale», spiega, «dove i rapporti sono ottimi ed i problemi concreti vengono sempre discussi e, se possibile, risolti. A livello nazionale, invece, la relazione con il fisco è molto faticosa, legata alle condizioni di emergenza in cui ci troviamo ad operare, con un ritardo nelle norme e nel rilascio degli applicativi. La vicenda della voluntary disclosure è solo l’ultima in ordine di tempo con una professione che da giugno indica la necessità di una proroga dei termini per programmare correttamente il lavoro. È una relazione che viene vissuta come poco rispettosa delle professionalità reciproche e che non consente ai commercialisti di organizzare l’attività lavorativa in maniera preventiva come sarebbe giusto, anche negli interessi di gettito».

A differenza di altre realtà, quella milanese sembra essere meno ostile per gli iscritti under 40. «Milano», continua Solidoro, «consente ampiamente ai giovani di trovare allocazione in linea con le proprie capacità. È una realtà che premia la qualità dei candidati non solo in termini di accesso ma anche economici. Per cui ad un giovane che si affaccia alla professione, capace, in grado di dare in tempi brevi un apporto significativo allo studio che lo accoglie viene sicuramente riconosciuto il valore sotto ogni profilo». E l’Ordine lo aiuta attraverso quote di iscrizione ridotte, attività di formazione continua di altissima qualità, una serie di convenzioni legate ai servizi professionali come la stipula di un’assicurazione a condizioni di assoluto vantaggio. «Creiamo spazi di dibattito, accogliamo i giovani con grande entusiasmo nelle commissioni di studio, facciamo sì che tra loro ci sia uno scambio di informazioni continuo, rendiamo fluide le possibilità di trovare nuove allocazioni nella loro vita lavorativa anche grazie ad una bacheca dove diamo spazio a richieste di tirocinio e di nuova collaborazione, cerchiamo di mantenere vivo il mercato nella logica di premiare chi merita e chi ha voglia di svolgere la professione nel modo più corretto».

Restando in tema di giovani, gli iscritti al Registro dei praticanti sono in costante diminuzione (-4,5%); ma si tratta di un dato che non preoccupa Solidoro perché «si è scontato certamente l’effetto della riforma del tirocinio, la necessità di riformulare le convenzioni con le università, un po’ di confusione tra il tirocinio per la professione di dottore commercialista e quello per l’attività di revisore. Si tratta di incertezze contingenti, ma niente di particolarmente rilevante, soprattutto se confrontiamo il tasso di accesso al Registro dei praticanti con quello di accesso alla professione. Una professione che cresce. Ritengo che una leggera fluttuazione nel numero dei praticanti sia fisiologica, soprattutto in un contesto caratterizzato dai fenomeni prima descritti».

In tema di numeri, molte sono le donne iscritte (29,5%). Di queste, quattro sono consiglieri e due revisori dell’Ordine. Per Solidoro non esiste una ricetta segreta per valorizzare la componente femminile, anzi è convinto che a Milano «siano state le donne a valorizzare l’Ordine più che altrove. Abbiamo una componente femminile fatta da colleghe capaci, in gamba, che hanno voglia di mettersi a disposizione della professione, di lavorare all’interno dell’Ordine, di far sentire il loro apporto. Questo vale anche nelle commissioni, nella nostra rappresentanza internazionale, nei convegni dove intervengono in qualità di relatori. Ma il nostro Ordine premia tendenzialmente e dà spazio a chi ha voglia di fare, a prescindere dalla caratterizzazione del sesso».
Ad accomunare iscritte ed iscritti sono certamente le specializzazioni. Ad attrarre di più quelle inerenti «le aree abbastanza tipiche in cui si esercita la professione milanese», afferma Solidoro. «Di interesse per i colleghi quelle legate alla fiscalità, alla bilancistica, alla parte contabile, al mondo dei controlli societari ed a quello concorsuale, che, con la situazione di recente crisi economica, ha assunto dimensioni ancora più rilevanti. La consulenza del lavoro, invece, è un mondo in espansione».

Ottimi sono i rapporti con gli altri Ordini professionali, non solo con quelli degli avvocati e dei notai – con cui i commercialisti costruiscono spesso percorsi formativi congiunti nelle aree di interesse reciproco – ma anche con le professioni tecniche. «La circostanza per cui il rappresentante congiunto delle professioni nella Camera di commercio di Milano sia un dottore commercialista significa che nel mondo professionale locale viene riconosciuta alla nostra professione un’attività non solo propositiva ma anche di sintesi delle esigenze di molti. È qualcosa che responsabilizza ma che fa anche piacere». E non possono mancare buoni rapporti anche con gli altri Ordini dei commercialisti della regione Lombardia. «Abbiamo un Coordinamento regionale del Codis estremamente funzionale, che si confronta su temi molto concreti e consente di esprimere opinioni comuni sui temi di maggiore interesse».

Milano è l’Ordine che ospita il congresso nazionale di categoria “Semplificare per crescere. I commercialisti, energia per lo sviluppo”, che si terrà al MiCo il 15 e il 16 ottobre. Il presidente Solidoro spiega in che modo la professione può rappresentare l’energia per lo sviluppo del Paese. «Lo sviluppo è lo slogan stesso di Expo 2015. Siamo una professione che si confronta con il mercato, che ha voglia di fare, di uscire da una serie di stereotipi ormai superati. La nostra non è una professione che vive di complessità, di burocrazia, di adempimenti, di formalità inutili. Siamo al fianco dell’imprenditore, del contribuente, delle persone fisiche e cerchiamo di dare un contributo di competenze alla crescita complessiva del Paese. Crediamo che in un mondo più semplice nell’ambito della vita amministrativa ed economica del Paese ci sia lo spazio per fare di più. Ed in quello spazio, le competenze dei commercialisti possono emergere». La tavola rotonda in cui Solidoro interverrà come relatore è dedicata ad un progetto fiscale per crescere e competere nello scenario internazionale. Quella fiscale, infatti, è certo una tra le variabili principali per promuovere lo sviluppo di un Paese. «In passato la competizione fiscale tra Stati è esistita, è stata molto rilevante e ha visto l’Italia soccombere. Ma oggi il clima è cambiato perché fenomeni di erosione della base imponibile, elusione fiscale di tipo internazionale su larga scala, spesso agevolata da pratiche fiscali di singoli Paesi, sono diventati insostenibili. Quindi si apre lo spazio per una competizione fiscale corretta al fine di garantire certezza del diritto, velocità dei tempi, congruità delle aliquote e della tassazione. Si tratta di progetti importanti senza cui l’Italia difficilmente riuscirà ad attirare capitali esteri, che sono fondamentali per lo sviluppo di un Paese delle nostre dimensioni».

Ed a proposito di Expo 2015, in Lombardia il settore agroalimentare ha un giro d’affari di 3,5 miliardi e quasi un terzo delle esportazioni parte da Milano. Un settore nel quale, secondo Solidoro, il contributo della professione «è importante perché si tratta di una filiera che parte dal mondo dell’agricoltura e finisce sostanzialmente a quello della ristorazione, passando per la produzione, la trasformazione, la commercializzazione all’ingrosso ed al dettaglio. Gli ambiti in cui il commercialista può operare sono ovviamente tantissimi nei settori contabile-amministrativo, del controllo, finanziario e dei contributi, della revisione e della rendicontazione in senso generale. In una filiera di tali dimensioni la nostra attività può, deve e svolge un ruolo fondamentale».

Nel 2015, secondo la Camera di commercio di Milano, le imprese milanesi hanno iniziato a vedere rosa perché le nuove iscrizioni hanno superato le cessazioni di attività. «Sicuramente qualcosa sta cambiando, una curva di decrescita progressiva sembra aver trovato finalmente il suo punto di svolta negativo. Ci sono sicuramente maggiore ottimismo e segnali positivi che devono essere consolidati. Non va negato, però, che questa positività è legata anche ad una profondissima ristrutturazione dell’attività produttiva che ha portato molti operatori fuori dal mercato. È quindi una ripresa che riparte dopo un processo molto faticoso e doloroso anche in termini sociali. Le imprese milanesi non vedono più nero, soprattutto quelle legate ai mercati internazionali. Per loro si aprono spiragli che consentono di guardare con più ottimismo al futuro; ma sulla domanda interna credo che ci sia ancora molto da fare e, purtroppo, parecchio da attendere». Sempre secondo la Camera di commercio locale, anche sul fronte del saldo occupazionale si rileva un miglioramento con una prevalenza delle assunzioni rispetto alle dimissioni. Il Jobs act sta dando i suoi frutti o è la ripresa che incrementa l’occupazione? «Non ho strumenti di analisi macroeconomica tali da poter rispondere a questa domanda, ma sono convinto che la ripresa dell’occupazione è fondamentale perché, se non si creano occasioni di lavoro e non si ridà fiducia ai giovani, questo Paese è destinato ad invecchiare. C’è bisogno di riforme buone per uscire dalla crisi, dallo stallo in cui l’Italia si trova. Ben vengano le riforme dunque, soprattutto quelle attente alle effettive esigenze del Paese».

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