Con 172 sì il Senato ha definitivamente approvato la riforma della legge fallimentare. Un passaggio definito dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, “epocale”. “L’impianto della normativa che riguarda il fallimento”, ha affermato Orlando, “risale ancora al 1942 con un meccanismo distorto che ha macinato in questi anni molte risorse sia imprenditoriali che di beni materiali”. Il Guardasigilli ha spiegato che con la riforma “ci sarà soprattutto un’attenzione particolare a anticipare le procedure attraverso le quali si guarda alle condizioni reali dell’impresa, senza attendere che sia decotta per intervenire e dividere le spoglie”, ma intervenendo invece preventivamente per consentire la continuità imprenditoriale dell’impresa”. Secondo il ministro questa riforma consente inoltre all’Italia di allinearsi all’Europa, dal momento che “diamo trasparenza alle procedure, evitiamo quelle zone di opacità che si sono spesso determinate attorno ai processi fallimentari, costruiamo delle strutture giudiziarie in grado di gestire meglio, con più efficienza e rapidità i procedimenti”. “Insomma”, – spiega il ministro, “diamo una grossa mano anche all’economia del Paese perché questo è uno dei punti di debolezza segnalati dalla comunità internazionale rispetto al nostro sistema e alla nostra competitività e affrontiamo un tema che vale decine di miliardi di euro perché tale è il valore dei beni sottoposti alle procedure fallimentari in questo momento”.

Sull’approvazione definitiva del ddl si esprime anche il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, secondo il quale “la riforma ha diversi aspetti positivi, a cominciare dal riconoscimento della centralità dei controlli societari, e altri sui quali speriamo si possa intervenire in futuro con modifiche migliorative, come sul tema dell’allerta. Ma è stato comunque utile e importante approvarla prima che questa legislatura si chiudesse, evitando il rischio di vanificare il raggiungimento di un risultato significativo innanzitutto per il nostro sistema imprenditoriale”. Miani riconosce poi al Guardasigilli il “ruolo decisivo” giocato in questa vicenda da Orlando.” E’ estremamente apprezzabile”, dice Miani, “l’impegno profuso dal Ministro – con il quale abbiamo proficuamente interloquito nella fase di redazione del testo – nel portare a casa questa riforma”.

Nello specifico del procedimento di allerta Miani sostiene che “poteva essere migliorato”. “A nostro avviso”, spiega, “non andava abbandonata la scelta operata dalla Commissione di studio Rordorf di valorizzare appieno il ruolo degli organismi di composizione della crisi di cui alla legge n. 3/2012 gestiti, oltre che dalle Camere di Commercio, anche dagli ordini professionali dei Commercialisti, degli Avvocati e dei Notai. Professioni che, per preparazione giuridica ed aziendalistica, sono quelle maggiormente indicate, sia per assistere il debitore nelle trattative finalizzate al raggiungimento di un accordo con i propri creditori, sia per valutare la fondatezza delle segnalazioni pervenute dagli organi di controllo e dai creditori pubblici qualificati delle imprese in crisi nello svolgimento delle funzioni di allerta”. “Gli organismi di composizione di cui alla legge n. 3/2012”, prosegue Miani, “svolgono molteplici funzioni, in quanto essi collaborano nella definizione dell’accordo di composizione, nella stesura del piano di composizione della crisi (sovente utilizzato dall’imprenditore non fallibile ammesso al sovraindebitamento) e, all’occorrenza, gestiscono la fase della liquidazione dei beni. Si tratta, pertanto, di organismi che vantano professionisti iscritti negli elenchi già preparati e competenti ad assistere l’imprenditore”. Quello dell’allerta è per Miani “un tema sul quale a nostro avviso potranno essere effettuati interventi migliorativi all’atto di stesura dei decreti delegati. Noi siamo pronto a fornire il suo contributo”.

Positivo per i commercialisti è che dalla riforma “esca decisamente rafforzato il ruolo di sindaci e revisori, sebbene con le opportune distinzioni”. “Si tratta di una scelta”, sottolinea Miani, “che riconosce quella centralità dei controlli che noi da sempre sottolineiamo. Siamo certi che la categoria sia preparata da tempo a segnalare tempestivamente i fondati indizi di crisi e ad attivarsi presso gli amministratori affinché provvedano a rimediare. Anche se molto dovrà farsi con la stesura dei decreti delegati anche in questo ambito, si apprezza la previsione di un principio generale di legge che faccia comprendere come la responsabilità del sindaco deve essere esclusa ogni volta in cui questi si sia attivato tempestivamente presso l’organo”.

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