La necessità di ripensare profondamente la Professione è diventata ormai impellente. Il leitmotiv che risuona da ogni parte decreta infatti come defunta la professione del commercialista vecchio stile, quella che abbiamo vissuto anche soltanto fino ad un decennio fa, per intenderci, centrata sulla fiducia e sulla deferenza rivolta ad una figura insostituibile, quasi sacrale. Oggi quella dimensione non è che una rara eccezione che riguarda tutt’al più qualche commercialista di riferimento di un piccolo centro abitato, non costretto a combattere la guerra dei prezzi con una miriade di “concorrenti” più o meno titolati. In un simile contesto, tanto vale prendere atto del cambiamento in corso e, come sarebbe saggio fare in tutte le situazioni di crisi, provare a coglierne le opportunità.

La prima occasione sarebbe certamente quella di un ripensamento collettivo delle proprie competenze e del proprio valore professionale esclusivo, dal quale deriverebbe un indubbio arricchimento per la Professione stessa, di cui tutti potremmo beneficiare. Puntare sulla valorizzazione delle proprie competenze specifiche, di quell’intuitus che scaturisce soltanto da menti allenate nella gestione di casi complessi, nel confronto quotidiano con problematiche operative e nella necessità di progettarne la migliore soluzione, sembra essere l’unica via per affermare l’esclusività di un patrimonio professionale irrinunciabile per il tessuto produttivo del Paese.

Altra occasione importante è rappresentata dall’opportunità di consolidare le proprie competenze, adeguandole alle nuove esigenze espresse dai clienti (sempre più multiformi e meno riconducibili a casistiche generali) e, perché no, di acquisirne di nuove.
In effetti, però, prima ancora della necessità di nuove competenze può essere utile confrontarsi con l’opportunità di adottare approcci nuovi nella relazione quotidiana con il cliente. Per fare un esempio, l’approccio consulenziale di qualità non può risiedere più soltanto nelle attività aziendalistiche in senso stretto, ma è spesso fondamentale e qualificante (e deve pertanto essere valorizzato) anche nelle pratiche considerate più semplici.

A questo proposito sembra interessante la proposta che arriva dall’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino, guidata da Federica Balbo, che, in collaborazione con Directio, società torinese che opera da anni a fianco dei Commercialisti italiani per l’erogazione di servizi digitali innovativi, lancia una campagna di azioni concrete per promuovere la specializzazione della Categoria, partendo dal Business Plan. Anche in questo caso, Business Plan non soltanto come strumento per la creazione di simulazioni complesse utili alle start up o alle grandi aziende, ma anche e soprattutto come configuratore di modelli previsionali da applicare, quasi come forma mentis, alle casistiche più ampie, per dare sostanza alle decisioni imprenditoriali, ma anche per rendere più efficiente la pianificazione fiscale. In particolare, per dare forma a tutto ciò, sono state pianificate le prime sessioni di formazione condotta dal collega Alessio Berardino che hanno avuto un grande seguito tra i colleghi torinesi e che permettono di familiarizzare con una piattaforma web per la redazione di Business Plan messa a punto da Directio per garantire un elevato livello di flessibilità applicativa e di performance di calcolo, integrando sempre le tre dimensioni economica, finanziaria e patrimoniale.

Altre Unioni Giovani, sempre del nord ovest per ora, stanno replicando l’iniziativa proprio in questi giorni e, ci auguriamo, saranno molti ancora i colleghi che potranno beneficiare di campagne simili, fondamentali per iniziare quel processo di valorizzazione ormai non più rimandabile.
Per maggiori info visita la pagina http://directio.it/landing/ugdcectorino

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