Un doppio appuntamento si è svolto oggi a Roma, presso l’Hotel Quirinale, per la presentazione da parte della Fondazione nazionale dei commercialisti – braccio operativo del Consiglio nazionale di categoria – de “Il Commercialista di base” e del “Rapporto 2016”.
“Due documenti significativi – ha affermato Gerardo Longobardi, presidente del CNDCEC – per conoscere il presente e delineare un possibile futuro per la nostra professione. E se il Rapporto annuale è un appuntamento fisso per chi vuole confrontarsi con una radiografia puntuale dei commercialisti italiani, “Il Commercialista di base” rappresenta una novità assoluta che attribuisce forma compiuta ad una riflessione su cui la nostra Fondazione stava lavorando da tempo”.

Il Rapporto 2016, infatti, è la ricerca statistica sugli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, mentre “Il commercialista di base” esamina le condizioni per il riconoscimento dell’assistenza contabile e fiscale di base “pubblica” a favore dei contribuenti minori, ipotizzando la figura del commercialista di base che opererebbe in via esclusiva ed autonoma. Contribuenti minori che, secondo la FNC, producono un gettito annuo compreso tra 15 e 20 miliardi di euro a fronte di un onere per l’assistenza contabile e fiscale di base stimato pari a circa 3,5/4,5 miliardi.
“La ricerca sul commercialista di base – ha affermato Giorgio Sganga, presidente della Fondazione nazionale – si sofferma sul ruolo sussidiario che questo professionista occupa nei confronti dello Stato nello svolgimento dell’assistenza contabile e fiscale, che finirebbe per qualificarsi come una funzione al servizio dei principi di equità ed efficienza. Del resto, il riconoscimento del ruolo sussidiario del commercialista, che ha effetti anche in relazione al controllo e al recupero dell’evasione fiscale, è garantito dalla natura pubblicistica della sua funzione in quanto iscritto ad un Ordine professionale”.

Il documento suggerisce che il ruolo sussidiario del commercialista andrebbe ulteriormente rafforzato attraverso l’adozione di standard di qualità, check list e strumenti simili definiti d’intesa con l’Autorità fiscale. Inoltre, poiché il commercialista di base si farebbe carico di attestare la correttezza formale delle dichiarazioni, ad esso andrebbero addossate in caso di infrazioni le sanzioni corrispondenti. A fronte di tali responsabilità e della necessità di attrezzare lo studio secondo standard qualitativi adeguati, il documento ipotizza il riconoscimento di un compenso a carico dello Stato, differenziato a seconda degli adempimenti “certificati” dal professionista, da determinarsi sulla base di un apposito decreto ministeriale.

“Tale compenso – ha continuato il presidente Sganga – è in grado di generare effetti positivi per il gettito erariale se si considera il miglioramento in termini di compliance che il commercialista di base è in grado di assicurare. È evidente che le responsabilità previste a suo carico garantiscono tassi di adempimento spontaneo più elevati di quelli attuali, in particolar modo per i soggetti di minori dimensioni che per la loro numerosità non possono essere sottoposti a controlli efficaci con particolare frequenza da parte dell’Amministrazione finanziaria. Ulteriori effetti positivi per le casse erariali potranno derivare, inoltre, proprio dal risparmio in termini di risorse e di ore-lavoro che l’Amministrazione finanziaria andrà a realizzare per effetto dei minori controlli da eseguire nei confronti di questa platea di contribuenti”.

“La ricerca – ha concluso il presidente Longobardi – risulta complementare al grande investimento che il Cndcec ha fatto sulle Scuole di Alta Formazione, che stanno cominciando a muovere passi concreti su tutto il territorio nazionale. Commercialista di base e commercialista specializzato non sono figure tra loro antitetiche, ma il frutto dell’impegno della Fondazione e del Consiglio nazionale per delineare il futuro della nostra professione. Il commercialista di base rappresenta una proposta su cui è ora importante aprire un confronto sia al nostro interno che con i nostri interlocutori a partire dall’incontro di oggi”.

Durante l’incontro è stato presentato anche il Rapporto 2016 che, giunto alla sua nona edizione, ha cambiato veste grafica e si è arricchito di nuovi capitoli relativi allo scenario macroeconomico, alle PMI e agli studi associati. Il dato che desta maggiore preoccupazione è il calo incessante degli under 40 (-16,2%) e dei praticanti che nel 2015 hanno trovato la professione sempre meno allettante. Dal documento risulta pure che gli iscritti all’Albo sono in crescita (+1%), mentre i redditi medi (dichiarazioni 2015, anno d’imposta 2014) sono in calo dell’1,9% a fronte di una crescita del Pil nominale dello 0,5% nel 2014 e dell’1,5% nel 2015. Prosegue la crescita delle donne (+2,2%) e risultano in espansione gli iscritti alla sezione B dell’Albo e le società tra professionisti.

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