Anticorruzione, trasparenza, digitalizzazione, formazione professionale, tirocinio. Sono sempre più numerosi gli adempimenti di cui gli Ordini professionali devono farsi carico e non sempre con successo. Per questo motivo, il Consiglio nazionale dei commercialisti ha incontrato oggi a Roma, presso il centro congressi Roma Eventi in piazza della Pilotta, i referenti degli Ordini territoriali di categoria nella consueta Assemblea annuale dei segretari per illustrare la normativa in corso, chiarire problematiche, rispondere a quesiti in un’ottica di collaborazione e coordinamento.

A fare gli onori di casa c’era il segretario del Cndcec Achille Coppola, con il presidente nazionale dei commercialisti Massimo Miani, il tesoriere Roberto Cunsolo, i consiglieri Maurizio Grosso e Sandro Santi, i rappresentanti della struttura guidata dal direttore Francesca Maione che quotidianamente hanno rapporti diretti con le segreterie degli Ordini locali.

“Ormai da diversi anni – ha esordito il presidente del Cndcec, Massimo Miani –, questa Assemblea pone giustamente l’attenzione al rapporto tra il Consiglio nazionale e le segreterie degli Ordini territoriali a causa degli adempimenti sempre più complessi a nostro carico”. E anche se la recente approvazione del Jobs act del lavoro autonomo rappresenta un riconoscimento formale del ruolo delle professioni in questo Paese, il sistema ordinistico deve differenziarsi sempre di più dai sistemi non regolamentati. “Per questo – ha spiegato Miani – chiediamo con forza alla politica che la differenza tra noi ed il comparto associativo sia più fortemente marcata. Gli Ordini professionali hanno una struttura complessa finalizzata a garantire l’interesse pubblico, come la formazione professionale continua e i presidi a tutela del cliente (obbligo assicurativo e norme deontologiche), che richiedono molte risorse in termini di tempo ed energie. Chiediamo quindi rispetto per la nostra professione sui temi fiscali perché, malgrado i diversi tavoli sulle semplificazioni, ci sono ancora problemi a carico di imprese e studi professionali”.

Sulla differenziazione tra sistema ordinistico e comparto associativo ha insistito anche il segretario del Cndcec, Achille Coppola, secondo il quale “solo rivolgendosi a dei professionisti non si hanno cattive sorprese perché per loro esiste un controllo continuo che si realizza non solo nel momento di accesso alla professione attraverso l’esame di Stato e l’iscrizione all’Albo, ma anche nel corso dell’intera vita professionale con l’attività di vigilanza dell’Ordine territoriale al quale essi appartengono. Per questo motivo, il sistema ordinistico è l’unico in grado di dare una reale garanzia di affidabilità grazie alla quale la legge gli delega una serie di funzioni sussidiarie che non è in grado di svolgere. In considerazione di queste nuove responsabilità, è il momento di proseguire e intensificare l’attività di controllo esercitata dagli Ordini nei confronti dei propri iscritti”.
Per Coppola, è necessario avere a disposizione un Albo dinamico attraverso controlli costanti per verificare il mantenimento dei requisiti degli iscritti a partire dalla competenza professionale per arrivare alla condotta irreprensibile. Un obiettivo che si raggiunge con una costante attività di monitoraggio, non solo con controlli formali. Perché malgrado gli adempimenti siano parecchi, anche gli strumenti a disposizione per adempierli sono altrettanto numerosi.
“Quella degli Ordini territoriali dei commercialisti – ha spiegato Coppola – è una macchina che funziona, ma questo non ci impedisce di migliorarci ulteriormente e di recuperare rispetto ad alcune situazioni di ritardo come come il corretto caricamento dei dati relativi agli iscritti, le autocertificazioni, le incompatibilità professionali, la comunicazione degli indirizzi PEC, le piante organiche, l’attivazione dei Consigli di disciplina locali. Quanto più saremo garanzia di trasparenza e efficienza al nostro interno – ha concluso Coppola – tanto più saremo credibili verso l’esterno, specie in un momento in cui la nostra professione, con altre, sta portando avanti la battaglia per l’equo compenso per i professionisti e si sta spendendo per il riconoscimento formale del suo ruolo di certificatore di alcuni processi dell’amministrazione finanziaria”.

Tra gli oneri a carico degli Ordini c’è sicuramente quello che riguarda la digitalizzazione. Franco Frulletti dell’AgID (Agenzia per l’Italia digitale) ha illustrato la piattaforma per la gestione degli incassi e dei pagamenti elettronici con pagoPA, sottolineando quanto sia fondamentale l’adesione degli Ordini professionali a questo sistema per la digitalizzazione dell’intero Paese. “Per quanto riguarda gli Ordini locali dei commercialisti, purtroppo, alcuni non hanno ancora adempiuto all’obbligo di aderire al sistema PagoPA. È evidente che c’è bisogno di tempo prima che le segreterie si adeguino – ha commentato il tesoriere del Cndcec Roberto Cunsolo –. Siamo consapevoli delle difficoltà degli Ordini, soprattutto i più piccoli, scaturite dalla normativa digitale insieme agli obblighi di anticorruzione e trasparenza e alle scadenze fiscali”.
Per fare sistema con gli Ordini, il consigliere Cndcec Maurizio Grosso con delega all’Innovazione e organizzazione degli studi professionali, ha annunciato la nuova ‘App’ messa a punto dal Consiglio nazionale nell’ambito del sistema digitale AlboUnico, già operativo ed usato da 34 Ordini su 131, che dovrebbe partire nel mese di settembre. Corsi di formazione a portata di clic (con possibilità di ricevere comunicazioni dall’Ordine, prenotarsi, o cancellarsi ad un evento, ma anche di seguire le iniziative in modalità e-learnig, direttamente sul computer o sullo smartphone). “Il processo di digitalizzazione va avanti – ha detto – e la nuova App darà la possibilità agli iscritti di usufruire dei corsi di formazione e di avere un monitoraggio costante della propria posizione e degli obblighi di aggiornamento assolti”.

Ad entrare nel dettaglio degli adempimenti in materia di anticorruzione e trasparenza è stata Annalisa De Vivo, staff di presidenza CNDCEC. “La disciplina prevista si applica non solo agli Ordini professionali ma anche alle loro Fondazioni – ha spiegato – se rispondono a tre parametri: bilancio superiore a 500mila euro, attività finanziata in modo maggioritario per almeno due esercizi finanziari consecutivi nell’ultimo triennio da pubbliche amministrazioni e in cui la totalità dei titolari o dei componenti dell’organo d’amministrazione o di indirizzo sia designata da pubbliche amministrazioni”. Il d.lgs. 97/2016, inoltre, ha soppresso il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, prevedendo che le modalità di attuazione della trasparenza siano definite in un’apposita sezione del Piano triennale di prevenzione della corruzione.
“Un’altra novità – ha continuato De Vivo – riguarda gli obblighi di pubblicazione dei dati reddituali e patrimoniali che riguardano i titolari di incarichi politici, di amministrazione, direzione o governo. Essi andranno pubblicati solo se gli incarichi sono a titolo oneroso, mentre gli Ordini non sono obbligati alla pubblicazione nel caso in cui gli incarichi siano a titolo gratuito”.
Il Piano nazionale anticorruzione 2016 svolge considerazioni separate per gli Ordini professionali di dimensioni limitate, che hanno cioè una pianta organica insufficiente ad una implementazione sostenibile della normativa a causa di carenze nella struttura organizzativa e/o un numero limitato di iscritti. “In questo caso, ai fini della predisposizione del Piano triennale di prevenzione della corruzione, tali Ordini potranno stipulare accordi di cooperazione purché appartenenti ad aree limitrofe e alla stessa, o ad omogenea, categoria professionale per condividere le parti del Piano relative al contesto esterno di riferimento e la mappatura dei processi a rischio, ad eccezione delle misure di prevenzione che devono essere adeguate alle peculiarità specifiche di ciascun ente”. Fermo restando che ciascun Ordine deve nominare il proprio responsabile e adottare il Piano triennale di prevenzione.

Sandro Santi, consigliere nazionale Cndcec delegato a Università e tirocinio, Formazione, ha affrontato alcuni dei problemi più stringenti che riguardano le segreterie degli Ordini sui temi da lui seguiti. Ferma restando la volontà di aggiornare il Regolamento che riguarda il tirocinio, grazie alla prossima apertura di un tavolo ad hoc con il Ministero della Giustizia, uno dei problemi riguarda i controlli sulle convenzioni in essere perché “alcuni Ordini – ha affermato Santi – hanno sottoscritto convenzioni quadro con la vecchia normativa che, per questo motivo, non sono attuabili. Un altro problema riguarda il rapporto tra dominus e tirocinanti. Per tutelare i colleghi più giovani e dare all’esterno l’immagine di una categoria forte che si basa sulla qualità, il Consiglio nazionale ha realizzato un questionario da sottoporre ai tirocinanti per rafforzare i controlli sulle attività da loro svolte e per verificare con maggiore puntualità il reale rispetto delle norme deontologiche da parte del dominus. Il questionario si aggiunge a strumenti di controllo e verifica già esistenti, quali i colloqui periodici con gli stessi tirocinanti e la verifica semestrale del loro libretto”.

Il direttore del Cndcec, Francesca Maione, ha introdotto la seconda parte dell’Assemblea, ribadendo il concetto di “Fare sistema”, in questo caso con gli Ordini. “Dobbiamo cercare di portare il sistema ordinistico verso l’obiettivo riproposto dalla nuova consiliatura – ha sostenuto con forza – di far percepire alle Istituzioni che il nostro è un sistema affidabile che garantisce professionisti certificati per farci assegnare quelle funzioni che la Pa non svolge o non riesce a svolgere. I numerosi adempimenti di cui abbiamo parlato oggi dobbiamo vederli in questa ottica: finalizzati alla delega di una serie di funzioni sussidiarie che ci verranno affidate perché garantiamo qualità”.

Sono seguiti gli interventi tecnici dei funzionari del Consiglio nazionale sulle problematiche operative del Regolamento per la formazione professionale continua (utilizzo della piattaforma informatica, rapporto tra Ordini e soggetti autorizzati); sull’equipollenza tra la formazione professionale tra gli iscritti all’Albo dei commercialisti e gli iscritti nel Registro dei revisori e i nuovi adempimenti a carico degli Ordini; sul tirocinio professionale (problemi applicativi connessi al tirocinio in convenzione e ai corsi formativi sostitutivi del tirocinio); sul rapporto tra il Consiglio dell’Ordine e il Consiglio di disciplina, la nomina dei Consigli e dei Collegi di disciplina, l’applicabilità del Codice delle sanzioni ai procedimenti disciplinari in corso al 1° gennaio 2017; sull’amministrazione digitale: obblighi e servizi del Consiglio nazionale a favore degli Ordini (Pago PA e il software AlboUnico).
L’Assemblea si è conclusa con le risposte ai quesiti degli Ordini.

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