Professionisti, giudici, docenti universitari e rappresentanti delle istituzioni da tutta Italia si sono dati appuntamento a Verona venerdì 1° febbraio – Sala Conferenze M15 in Via Santa Teresa, 2 dalle 09,30 alle 18,30 – per il convegno “Il sistema progressivo delle misure di prevenzione: le problematiche attuative degli artt. 34 e 34 bis del codice antimafia” organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona.

Dopo i saluti di Alberto Mion, presidente dei commercialisti di Verona, e Alessandro Rigoli, presidente degli avvocati, interverranno alla tavola rotonda “L’esperienza applicativa nei tribunali” Giovanbattista Tona, Magistrato presso la Corte di Appello di Caltanissetta già consulente della Commissione parlamentare antimafia; Guglielmo Muntoni, Magistrato e Presidente Sezione Misure di Prevenzione presso il Tribunale Ordinario di Roma; Costantino Visconti, Professore ordinario presso Università degli Studi di Palermo. Introduce e modera Valeria Giancola, consigliere nazionale dei commercialisti, delegato alle Funzioni giudiziarie.

La tavola rotonda pomeridiana “L’esperienza degli amministratori giudiziari” sarà caratterizzata dagli interventi di Luca Corvi, dottore commercialista in Como, amministratore giudiziario; Luca D’Amore, avvocato del Foro di Roma, amministratore giudiziario; Davide Franco, dottore commercialista in Roma, amministratore giudiziario; Maria Concetta Tripodi, dottore commercialista in Reggio Calabria, amministratore giudiziario. Modera Giuseppe Tedesco, consigliere nazionale dei commercialisti, delegato alle Funzioni giudiziarie.

LA PREVENZIONE NELLE AZIENDE CRIMINALI

Il sistema delle misure di prevenzione copre tutti i comportamenti criminali finalizzati ad acquisire potere e consensi nelle realtà aziendali: all’imprenditore vicino alle consorterie criminali, e che ha beni sproporzionati rispetto ai suoi redditi leciti, l’azienda sarà confiscata. Se invece l’imprenditore con la sua azienda, pure di origine lecita, agevola stabilmente i soggetti sottoposti a misure di prevenzione o a processi per criminalità organizzata l’impresa potrà essere assoggettata all’amministrazione giudiziaria e verrà gestita da un amministratore giudiziario, sotto il controllo del Tribunale. Quando l’agevolazione risulta occasionale ed il comportamento dell’imprenditore faccia desumere il concreto pericolo di infiltrazioni mafiose, scatterà il controllo giudiziario.

Le procedure in gestione di beni legate alle mafie in Veneto sono 70 di cui 36 derivanti da procedimenti penali e 34 da misure di prevenzione. Dando uno sguardo alle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata in Veneto attualmente sono 24; a Verona 4, a Padova 7, a Rovigo 1, a Venezia 11. Si tratta di attività legate ad alberghi e ristoranti 1; servizi immobiliari; noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese 2; commercio ingrosso-dettaglio, riparazione veicoli, beni personali, casa 11; costruzioni 10 (fonte ANBSC).

LA PRIMA SPIA: LE OPERAZIONI SOSPETTE

Spiccano anche a nord est le tonalità di rosso sulla mappa italiana delle aziende criminali e Verona rientra tra le province con evidenti segnali di imprese legate alla malavita. Nel primo semestre del 2018 Verona è la provincia del Veneto con il maggior numero di segnalazioni di operazioni economiche e transazioni sospette: 914 da gennaio a giugno 2018 contro le 806 dello stesso periodo nel 2017. In seconda posizione la provincia di Padova con 883 operazioni segnalate contro le 850 del I semestre 2017. Al terzo posto Treviso con 773 segnalazioni contro le 851 del 2017 seguita da Vicenza con 710 (erano 773 nel 2017), Venezia con 650 (684 nel 2017), Rovigo con 224 (212 nel 2017) e Belluno con 95 (100 nel 2017). I casi più frequenti riguardano l’interposizione di veicoli societari esteri per schermare la titolarità effettiva di asset, le false fatturazioni e le frodi carosello, l’utilizzo improprio del Trust, l’uso di contratti di affitto di ramo d’azienda per finalità dissimulatorie, la distrazione di fondi all’estero sotto forma di pagamento di accordi transattivi e le condotte finanziarie preordinate a bancarotta fraudolenta (fonte Banca d’Italia).

LA NOVITÀ NORMATIVA: IL MINOR UTILIZZO DELLA CONFISCA

Il nuovo impianto normativo del Codice Antimafia mira a prendere in cura le realtà imprenditoriali macchiate dalla contiguità mafiosa per restituirle alla legalità.

La confisca perde il ruolo di centralità e lo Stato si attiva per attuare una serie di attività di bonifica, per lo più in collaborazione con i destinatari della misura e in un arco di tempo ben definito, in un’ottica di enfatizzata difesa dei contesti imprenditoriali e della libertà di impresa. La confisca ha perso il tradizionale primato nell’azione di disinquinamento delle aree colpite dall’aggressione criminale. Va in questa direzione, d’altronde, la scelta di potenziare, con le recenti riforme, le misure patrimoniali non ablatorie dell’amministrazione giudiziaria (art. 34) e del controllo giudiziario (art. 34-bis), con la consapevolezza che queste aggiungano – alla capacità di aggredire i nuclei di economia illegale – quella di reinserire i patrimoni depurati nel circuito della legalità.

 

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