Dopo il crollo del 10,1% verificatosi nel 2020, primo anno pandemico, i ricavi delle società di capitali, nel 2021, caratterizzato dalla ripresa post-Covid dell’economia italiana, hanno fatto registrare un incremento a doppia cifra. A livello aggregato, il volume complessivo dei ricavi registrati nei bilanci depositati è cresciuto del 25,7%. Il dato emerge dall’Osservatorio della Fondazione nazionale di ricerca dei Commercialisti, che ha analizzato i bilanci al 31 dicembre 2021 di oltre 600 mila società di capitali.
Si tratta, però, di un rimbalzo tecnico – fanno notare i commercialisti – riconducibile ad un effetto puramente statistico imputabile al forte abbassamento del valore della base di confronto rappresentata dai ricavi 2020. Questi ultimi sono stati condizionati dall’eccezionale evento pandemico che ha causato l’interruzione momentanea dell’attività della gran parte delle imprese provocando così il crollo dei ricavi. Distribuendo l’incremento 2021 su due anni ed ipotizzando un andamento costante, la crescita normalizzata 2021 dei ricavi sarebbe stata intorno al 7% invece che +25,7%.
DATI DA LEGGERE CON CAUTELA
Dai commercialisti arriva l’invito a leggere i dati dei bilanci 2021 delle società di capitali con la dovuta cautela. Soprattutto, il confronto tra il 2021 e il 2020 deve essere effettuato tenendo conto dell’eccezionalità degli eventi legati alla pandemia. Inoltre, l’analisi basata sui dati aggregati nasconde andamenti asimmetrici tra le singole imprese sui quali hanno agito più fattori, trai cui occorre considerare anche l’effetto congiunto delle misure straordinarie adottate dal governo per fronteggiare la crisi pandemica.
A livello geografico, l’incremento del fatturato è molto più pronunciato al Centro (+34,7%) rispetto al Sud (+21,6%), mentre nel Nord si registra un dato intermedio ma, comunque, inferiore alla media nazionale (Nordest +23,4% e Nordovest +23,3%).
Nell’analisi dei commercialisti emerge una dinamica dei ricavi più sostenuta per le società per azioni (+25%) rispetto alle società a responsabilità limitata (+21%).
Se invece si guarda alla dimensione delle imprese analizzate, i dati dei bilanci 2021 assegnano alle microimprese, quelle con meno di dieci dipendenti, che rappresentano però il 17% dei ricavi totali, il primato di crescita del fatturato (+28,1%), mentre le grandi imprese, quelle con 250 e più dipendenti e il 34% dei ricavi totali, sono quelle che fanno registrare la crescita meno elevata (+ 24,3%).
Tra i settori di attività economica spiccano, in particolare, il settore dell’energia, acqua e rifiuti (+59,9%), e quello del’ l’industria estrattiva (+45,2%). Degna di nota è la forte ripresa del settore ristoranti e alberghi (+37,5%) e delle costruzioni – altro settore strategico della grande ripresa economica 2021 – che con il +33,6% fa registrare una crescita molto sostenuta.
DE NUCCIO, ATTENZIONE A “EFFETTO OTTICO”
“I dati e le analisi dell’Osservatorio bilanci della nostra Fondazione nazionale mostrano quanto la crisi pandemica abbia sconvolto i normali equilibri economici e finanziari delle imprese italiane” è il commento del presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti, Elbano de Nuccio. “Al crollo dei ricavi del 2020, che ha avuto pesanti conseguenze sugli utili aziendali”, prosegue, “ha fatto seguito un rimbalzo dei ricavi nel 2021 con incrementi a doppia cifra che nasconde, però, un vero e proprio effetto ottico. Tanto più che nell’anno in corso, a causa degli effetti pandemici poi aggravati dalle conseguenze della guerra russo-ucraina, le imprese stanno soffrendo nuove situazioni di crisi che, per certi aspetti, sono anche più gravi di quella pandemica poiché intaccano la redditività e non solo la liquidità. L’esperienza degli ultimi due anni dovrebbe insegnarci non solo a leggere i dati con maggiore cautela, ma anche a utilizzarli con maggiore attenzione nel dosare gli interventi di sostegno”. Secondo de Nuccio “gli aiuti vanno il più possibile calibrati sulle reali esigenze delle imprese, evitando il rischio di dispersione attraverso generalizzati meccanismi di distribuzione. È evidente proprio dai dati dell’Osservatorio che i settori più colpiti dalla crisi, come ad esempio il settore della ristorazione e dell’alloggio, pur avendo sfruttato appieno la ripresa post-pandemica, non sono riusciti a recuperare i livelli precedenti e molte imprese sono addirittura scomparse, non riuscendo nemmeno a depositare i bilanci 2021. Allo stesso modo, il settore delle costruzioni e dell’edilizia, avendo beneficiato delle agevolazioni fiscali, tra cui il superbonus 110%, esce praticamente indenne dalla crisi con risultati anche molto positivi”. “Questi dati”, prosegue, “invitano non solo alla prudenza e ad una lettura più attenta delle dinamiche economiche e finanziarie delle imprese, ma anche e soprattutto ad un confronto costante e proficuo tra policy maker e operatori alla ricerca delle soluzioni più adeguate e corrispondenti alle reali esigenze. I provvedimenti della manovra in via di approvazione al Senato vanno nella giusta direzione. Ora bisogna rafforzare l’impegno del governo sul fronte imprenditoriale puntando non solo a ridurre la pressione fiscale, ma anche a creare un ambiente fiscale il più possibile amico delle imprese. Noi collaboreremo mettendo in campo le solide competenze in ambito contabile e fiscale degli oltre 120 mila commercialisti italiani”.
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