“Linee guida in materia di tutela dei terzi nel codice antimafia” è il titolo del documento pubblicato oggi da Consiglio e Fondazione nazionali dei commercialisti e curato dall’area di delega “Funzioni giudiziarie e Adr” alla quale è delegata il segretario del Consiglio nazionale Giovanna Greco.
Il documento si occupa di tutela dei terzi nell’ordinamento sovranazionale, nel codice antimafia, nei procedimenti penali e in quelli ante d.lgs. 159/2011. Altri capitoli sono dedicati alle azioni esecutive sui beni sequestrati e alle azioni di accertamento, alla formazione dell’elenco dei crediti, all’avvio dei procedimenti, alle domande di ammissione tempestive e tardive. Ulteriori approfondimenti sono dedicati ai presupposti per l’ammissione, all’udienza di verifica dei crediti, alla liquidazione dei beni e a progetto e piano di pagamento dei crediti.
Secondo i commercialisti “la materia della tutela dei diritti dei terzi costituisce una tematica di grande attualità e rilevanza nel sistema del codice Antimafia. Un argomento delicatissimo che necessita di essere ulteriormente approfondito e adeguatamente normato attese le numerose criticità ancora esistenti e che afferiscono a molteplici tematiche”.
I professionisti lamentano l’esistenza di lacune normative e problemi interpretativi che incidono sull’effettiva tutela dei diritti dei terzi e precetti normativi decontestualizzati. Per i commercialisti la normativa antimafia ha importato istituti e moduli procedimentali dal settore delle procedure concorsuali che non sempre sono compatibili al sistema e alla ratio del Codice Antimafia. Relativamente agli amministratori giudiziari e ai giudici delegati, il cui ruolo ha acquisito maggiore responsabilità nei confronti dei terzi, servirebbero formazione e una sensibilità giuridica specifica. La prova dei requisiti soggettivi e oggettivi per l’ammissione del terzo allo stato passivo, ancora oggi, sono oggetto di numerose e contrastanti interpretazioni che rischiano di appiattire la verifica dei crediti antimafia e di sovrapporla alla verifica espletata in sede concorsuale, mentre il procedimento di accertamento dei diritti dei terzi può essere lungo e complesso, rendendo difficile per i terzi ottenere una risoluzione rapida ed equa e quindi una effettiva tutela. Per la categoria, inoltre, il limite del 60% del valore dei beni sequestrati per la garanzia patrimoniale può essere considerato restrittivo e non sempre adeguato ad effettivamente tutelare i crediti dei terzi.
“In questo scenario – concludono – risulta inevitabile un ulteriore intervento legislativo che auspicabilmente vada a sanare le criticità e lacune riscontrate garantendo effettività di tutela al terzo e, allo stesso tempo, l’interesse erariale a definire con certezza e celermente una procedura (quella di verifica dei crediti e di pagamento dei creditori) estremamente complessa e che incide inevitabilmente sulle tempistiche di destinazione dei beni definitivamente confiscati”.

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