“Alla luce della numerose segnalazioni di anomalie e malfunzionamenti che ci pervengono dal territorio, ribadiamo che sarebbe utile a tutto il sistema riconoscere, per il primo anno di applicazione, la natura meramente facoltativa della compilazione dei modelli ISA”. E’ quanto affermato dai Consiglieri nazionali dei commercialisti delegati alla fiscalità, Gilberto Gelosa e Maurizio Postal, a margine della Videoconferenza “I Nuovi Isa”, organizzata dallo stesso Consiglio nazionale dei commercialisti con Agenzia delle Entrate e SoSe. Secondo Gelosa e Postal, la facoltatività permetterebbe “un miglior affinamento dell’elaborazione statistica alla luce dei riscontri ricevuti in questo primo anno e, nel contempo, di non pregiudicare le legittime aspettative di accesso al regime premiale previsto dalla normativa a coloro che ne abbiano diritto”.
Gelosa e Postal hanno affermato che “è di tutta evidenza la grave situazione di disagio che l’introduzione degli Isa sta causando, in evidente contrasto con le disposizioni dello Statuto dei Diritti del Contribuente. Il Legislatore ha sostanzialmente preso atto dei gravi ritardi e disagi che stanno coinvolgendo i contribuenti e gli operatori del settore, Commercialisti in primis, disponendo la proroga al 30 settembre delle scadenze di versamento per i contribuenti che svolgono attività interessate dagli ISA”. Una proroga comunque insufficiente per la categoria, che per questa ragione chiede la facoltatività per il primo anno di applicazione.
Nel corso del suo intervento, Gelosa ha poi elencato le principali attività con le quali i Commercialisti si stanno misurando in questi giorni:
- un processo di comprensione dello strumento (tra l’altro diversificato in 152 versioni per le varie tipologie di attività);
- l’importazione dei dati precalcolati messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, previa acquisizione da parte dei professionisti della delega del cliente all’accesso al “cassetto fiscale” oppure della specifica delega per lo scaricamento dei file XML, con gli adempimenti connessi, come la tenuta di un registro delle deleghe ricevute;
- un controllo dei dati ottenuti dall’Agenzia, che può essere laborioso perché riguarda, in taluni casi, valori relativi a 7 anni precedenti e perché talvolta comporta una interlocuzione con l’Agenzia per rettificare le relative evidenze (es: dati sugli affitti per le immobiliari);
- la compilazione dei modelli che richiede, come in passato per gli studi, una rielaborazione dei dati della contabilità e l’acquisizione di ulteriori elementi di natura extracontabile, attività, quest’ultima, che deve necessariamente avvenire con la collaborazione del contribuente;
- l’analisi degli indici di affidabilità e soprattutto degli indici di anomalia, per capirne l’origine (cattiva compilazione? dati inesatti importati?);
- l’analisi dei conseguenti adeguamenti dei ricavi/compensi, per migliorare il punteggio di affidabilità fiscale ottenuto;
- l’illustrazione al cliente dei risultati e delle opzioni possibili;
- la decisione sull’eventuale versamento integrativo.
“Dai primi riscontri dei test effettuati”, ha spiegato Postal, “sembra che gli indici di anomalia inseriscano un punteggio pari ad 1 spesso senza graduazione in presenza di piccole anomalie, sia in termini di piccoli scostamenti rispetto ai valori ritenuti minimi sia per classi di ricavi irrisori. Tra le prime segnalazioni pervenute tramite il network dei nostri referenti regionali – ha proseguito – vi è quella relativa alle società immobiliari che presentano una analoga eccessiva sensibilità all’indice di anomalia relativo ai costi residuali di gestione. Sovente le voci di costo che abbattono sensibilmente tale indicatore sono le imposte e tasse pagate penalizzando incomprensibilmente il punteggio finale, con una riduzione del tutto priva di logica economica”. Postal ha anche affermato che “ci viene segnalato che alcuni file XML si fondano sui dati dei contratti di locazioni inviati con il software RLI: tali dati possono essere errati o fuorvianti in quanto i canoni originariamente dichiarati possono essere stati oggetto di rinegoziazione successiva. Un’ipotesi, peraltro, molto frequente in tempi di crisi economica. Si tratta di controlli preliminari che presuppongono un dispendio elevatissimo di tempo per una verifica puntuale”.
“Nell’ambito del costante rapporto di collaborazione istituzionale esistente tra CNDCEC e Agenzia delle entrate – hanno concluso Gelosa e Postal – ci preme segnalare che questi casi appaiono numerosi, dal che la forte preoccupazione che oggi anima l’intera categoria dei commercialisti”.
Responsabile Ufficio stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
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