Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato il documento “Finanza sostenibile e fattori “ESG”: stato dell’arte, sviluppi futuri e opportunità”. Un approfondimento delle opportunità future per imprese e professionisti nel campo della finanza sostenibile.  Il lavoro è diviso in sette capitoli. Nel primo si traccia un inquadramento normativo del settore sempre più strategico per la Commissione Europea che, sottoscrivendo gli Accordi di Parigi, ha concordato sulla necessità di raggiungere, entro il 2030, obiettivi in termini di riduzione dei gas serra rispetto ai livelli del 1990 (- 40%), percentuale di fabbisogno energetico soddisfatto attraverso fonti rinnovabili (32%) e miglioramento dell’efficienza energetica rispetto al 1990 (+32,5%). La Commissione ha anche invitato gli Stati membri a fare monitorare l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei rispettivi programmi nazionali di riforma (PNR), che consentirà di cogliere gli aspetti trasversali all’economia delle politiche connesse agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Per ciò che concerne gli aspetti più strettamente connessi alle dinamiche finanziarie e agli strumenti per il supporto ai target di crescita sostenibile e, più in generale, alla realizzazione dell’Agenda 2030, le istituzioni europee hanno avviato un ampio programma di riforme con un Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile. Spazio poi alla definizione di investimenti sostenibili e regime informativo. Nei capitoli centrali il documento approfondisce i temi del Non-Financial reporting e oneri formativi per le imprese, la normativa bancaria, merito creditizio e fattori ESG, e il legame tra questi ultimi, performance di sostenibilità e aspetti squisitamente connessi al mondo della corporate finance e del capital budgeting, quali il costo del capitale e della redditività aziendale.

Nel penultimo capitolo, invece, si dà una diffusa panoramica dei principali strumenti di finanza sostenibile, orientati al raggiungimento e al rispetto degli obiettivi definiti dai fattori ESG.  Tra questi, i green bonds (“GB”), vale a dire obbligazioni la cui emissione e il cui use of proceeds sono legati a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti rinnovabili, il trattamento dei rifiuti, l’uso sostenibile dei terreni. La Commissione Europea ha enfatizzato le potenzialità e il funzionamento del mercato dei Green Bond, presentando nel 2016 un pacchetto di misure intitolato “Energia pulita per tutti gli europei”, secondo il quale dal 2021 sarà necessario un supplemento di 177 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi individuati per il 2030 su clima ed energia, nell’ambito dei quali nuovi meccanismi di finanziamento e di investimento potrebbero giocare un ruolo essenziale.

In conclusione, attenzione focalizzata sull’importanza delle competenze di commercialisti e professionisti ai fini della predisposizione della struttura e della valutazione degli strumenti di finanza sostenibile. La professione del commercialista può svolgere attività di grande rilievo sia nell’ambito delle criticità inerenti al rapporto tra normativa e prassi, da un lato, sia nel contesto della consulenza strategica ai soggetti che intendano avvalersi di strumenti di sustainable finance, dall’altro. In effetti, nella prima prospettiva, risultano centrali le competenze professionali sviluppate con riguardo all’analisi dei mercati finanziari e all’applicazione dei principi procedurali e metodologici e risultano altresì essenziali le competenze maturate con riguardo al reporting e, in generale, alla disclosure relativa ai progetti cui tali strumenti (GB in primis) sono connessi.

Nella seconda prospettiva, le conoscenze e le sensibilità nella valutazione, le capacità di risk assessment e risk management di variabili ESG, anche nell’ottica di allineamento alla succitata definizione di “successo sostenibile” proposta dal nuovo Codice di Corporate Governance di Borsa italiana, sembrano imprescindibili nella pianificazione di strategie di finanziamento di lungo periodo articolate in funzione di tali strumenti finanziari. Infine, nella visione di sistema – con riguardo alla trasparenza della disclosure dei soggetti coinvolti – e nell’ambito delle attività volte alla tutela dell’interesse pubblico, i commercialisti possono contribuire in maniera decisiva alla diffusione e all’utilizzo di GB e altri strumenti di finanza sostenibile, svolgendo così un ruolo fondamentale per la creazione di una vera e propria “cultura della sostenibilità”, che guidi le aziende in un processo di creazione di valore sempre più allargato a tutti gli stakeholders.

 

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