“I tempi di rimborso dei crediti Iva sono piuttosto lunghi: in base a una norma aggiornata nell’aprile del 2017 (il decreto legislativo 50, ndr) i rimborsi dovrebbero esserci già in circa 75 giorni”, ma “nella realtà dei casi arriviamo sui 6 mesi, nell’ipotesi migliore”, visto che “la media è di un anno, che può salire anche fino a un anno e mezzo”.
Lo afferma il consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità Gilberto Gelosa, precisando che fra le criticità nel recupero ce n’è una di carattere burocratico, ossia “la richiesta di documentazione da parte dell’Agenzia delle Entrate entro 15 giorni, e spesso non è possibile rispettar le scadenze, perché i crediti Iva sono quasi sempre accompagnati da fidejussioni che banche e compagnie di assicurazione devono rilasciare”, nonché “un problema di disponibilità finanziaria dello Stato, che non può essere imputato alle Entrate”. Tutto ciò, sottolinea, “crea continui disagi, perché clienti e imprese aspettano soldi loro dovuti” mentre, conclude il commercialista, “i tempi s’allungano”.
Il parere delle entrate
Anche secondo l’Agenzia delle Entrate il tema dei rimborsi merita attenzione, ma la lavorazione da parte della stessa Agenzia, afferma il suo vice direttore, Paolo Savini, “ha ridotto i tempi, che ora sono scesi a 70 giorni”.
Il nodo delle fidejussioni, secondo Savini “dipende da altri”. “La sottolineatura posta dal consigliere nazionale dell’Ordine dei commercialisti Gilberto Gelosa sul tema dei tempi legati alle fidejussioni relative ad alcune tipologie di rimborsi Iva merita attenzione – afferma – consapevoli tuttavia che non è una criticità che rientra nel perimetro di Agenzia delle entrate”.
Per quanto riguarda l’impegno dell’Agenzia delle Entrate – spiega invece il vice direttore dell’ Agenzia – “da gennaio 2018 i tempi medi di lavorazione dei rimborsi Iva da parte nostra sono scesi a 70 giorni dalla data di presentazione della relativa richiesta. Una contrazione di tempi di circa tre settimane rispetto al 2017 grazie alle nuove norme introdotte lo scorso anno che – conclude Savini – consentono di pagare direttamente il rimborso al contribuente saltando alcuni passaggi di cassa”.
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