“Numeri alla mano, condividiamo le perplessità espresse da più parti sul rapporto costi – benefici della riduzione al 22% dell’attuale aliquota IRPEF del 23% e invitiamo governo e maggioranza a concentrare le risorse su interventi più mirati che possono lasciare veramente il segno, come quelli sulle partite IVA, tenendo però conto dei nostri suggerimenti per non creare pericolosi effetti distorsivi”. Così Massimo Miani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili, a margine della audizione tenutasi oggi presso la Commissione Finanze del Senato in materia di semplificazioni fiscali.

Sulla base dei dati delle dichiarazioni fiscali presentate nel 2017, i commercialisti calcolano che la riduzione al 22% dell’aliquota IRPEF del 23% costa ben 4,1 miliardi di euro, ma, interessando tutti i 30,8 milioni di contribuenti che dichiarano una imposta netta positiva, determina un vantaggio individuale molto esiguo, pari a 12,5 euro al mese per i 22 milioni di contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 15.000 euro e pari a 7,3 euro al mese per gli 8,8 milioni di contribuenti che dichiarano meno di 15.000 euro di reddito.

Nel corso dell’audizione i commercialisti hanno presentato un corposo documento in cui sono riepilogate decine di proposte di semplificazione di specifici adempimenti, hanno ribadito le loro perplessità per la mancata gradualità “dal grande verso il piccolo” dell’ormai imminente entrata in vigore per tutti della fatturazione elettronica obbligatoria e, sempre in ottica di semplificazione del sistema fiscale, hanno invitato la Commissione ad abrogare la Tasi mediante suo accorpamento nell’Imu e l’Irap, mediante sua sostituzione con una addizionale regionale sulla stessa base imponibile dell’IRES.

 

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