Palazzo Madama
Approvato quasi all’unanimità il Regolamento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che recepisce l’emendamento presentato dal presidente della Commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco (M5s), secondo cui i collaboratori esterni dell’organismo “prestano la propria attività, di norma, a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese”, ma l’Ufficio di presidenza può deliberare “la corresponsione di un’indennità”, al posto del rimborso spese, il cui ammontare “non può superare, nel massimo, l’importo” del rimborso spese stesso. E’ stata, invece, dichiarata decaduta la proposta correttiva del senatore Andrea de Bertoldi (FdI), che mirava a far applicare la legge sull’equo compenso per le prestazioni degli iscritti agli Ordini e Collegi professionali.
Immediata la reazione del Consiglio nazionale dei commercialisti, che già nei giorni scorsi si era espresso sulla vicenda. “L’approvazione del Regolamento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, secondo cui i collaboratori esterni dell’organismo “prestano la propria attività, di norma, a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese” – ha affermato il Vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta -costituisce un grave precedente. In sostanza, il legislatore, contraddicendo se stesso, ha ammesso la possibilità di consulenze gratuite prestate per un organo costituzionale. Il rischio è che, d’ora in avanti, tutte le prestazioni professionali saranno meno tutelate. Una prospettiva contro la quale ci batteremo con tutte le nostre forze”. .
“E’ deprecabile – ha proseguito Luchetta – che sia stata, invece, dichiarata decaduta la proposta correttiva del senatore Andrea de Bertoldi, che mirava a far applicare la legge sull’equo compenso per le prestazioni degli iscritti agli Ordini e Collegi professionali. Da quanto apprendiamo, la decisione della Commissione banche si basa sull’assunto, obiettivamente inaccettabile, che le collaborazioni esterne non costituiscano anche prestazioni professionali. Il principio dell’equo compenso peraltro si basa innanzitutto su norme di derivazione costituzionali e civilistiche che riconoscono il diritto al lavoratore autonomo a vedersi corrispondere un compenso proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e della prestazione fornita. E questo a prescindere dalla natura del soggetto cui viene resa. Oggi questo principio è stato clamorosamente ignorato. Cosa tanto più grave dal momento che in questi giorni l’intero mondo delle professioni aveva sottolineato l’assurdità di una simile disposizione regolamentare. La politica, che in altre sedi a parole afferma da mesi di voler tutelare ed estendere l’equo compenso, in questo frangente si è dimostrata sorda alle legittime e ragionevoli istanze di una fetta così significativa del sistema Italia quale quella rappresentata dai liberi professionisti. Il nostro auspicio – conclude Luchetta – è che quello di oggi sia solo un incidente di percorso e che si possano quanto prima riavviare serie e definitive iniziative volte ad estendere la disciplina dell’equo compenso a ogni prestazione professionale, chiunque la richieda”.
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Responsabile Ufficio stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
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