Il presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio

Sorprendente e strumentale”. Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, definisce con questi termini la proposta dell’Unione Nazionale delle Camere Avvocati Tributaristi (UNCAT) di attribuire l’assistenza tecnica nelle Commissioni tributarie in via esclusiva all’Avvocatura. “Si tratta di una proposta – afferma il numero uno dei commercialisti – del tutto contraria ai superiori principi di giustizia e di difesa dei contribuenti che solo con la presenza dei commercialisti nel collegio difensivo possono essere degnamente tutelati. Una riforma di grandi ambizioni quale quella della giustizia tributaria non può essere strumentalizzata con questioni corporative come quelle sollevate da UNCAT”.

“Nel corso della sua audizione presso le Commissioni riunite Giustizia e Finanze del Senato sulla riforma della giustizia tributaria – spiega de Nuccio – l’associazione, contravvenendo anche a quanto ufficialmente sostenuto con la sua recente proposta di riordino dell’ordinamento degli organi di giurisdizione tributaria, in cui auspicava che la difesa tecnica in materia processuale tributaria fosse riservata ad avvocati e commercialisti, ha sostenuto che “la pletora dei difensori contemplati nell’art. 12 del d.lgs. n. 546/92, di varia, eterogenea estrazione professionale, nella nuova e ontologica trasfigurazione del processo deve essere necessariamente ed utilmente soppressa per attribuire l’assistenza tecnica in via esclusiva all’Avvocatura”. “Davvero l’UNCAT – prosegue il presidente della categoria – vuol farci credere che la “ratio sottesa a questa attribuzione di esclusività non è corporativa ma organicamente inserita nella riforma”, e che ciò trovi giustificazione nel fatto che la riforma introduce l’istituto del rinvio pregiudiziale in Corte di cassazione?”

“A fronte di una riforma il cui principale obiettivo è la maggiore specializzazione del giudice tributario – prosegue – l’UNCAT propone infatti, in aperto contrasto con tale obiettivo, la despecializzazione del difensore, immaginando di riservare tale ruolo a una categoria che è totalmente a digiuno nelle materie aziendalistiche di contabilità e bilancio e che, statisticamente, spesso trascura lo studio del diritto tributario sia nell’iter degli studi universitari sia in sede di prove orali degli esami di abilitazione per l’esercizio della professione. L’associazione vorrebbe convincere il legislatore che la difesa del contribuente sarebbe meglio garantita affidando ai soli avvocati il patrocinio in un giudizio che è fondamentalmente di merito e nel quale le questioni più rilevanti sulla fiscalità d’impresa si riferiscono alle modalità di applicazione dei principi contabili nazionali e internazionali nel bilancio e del principio di derivazione rafforzata nella determinazione dell’imponibile”.

“Se la difesa del contribuente è il bene massimo da tutelare – conclude de Nuccio – siamo certi che la riforma, al di là di qualche brutto sogno di inizio estate, non potrà che confermare l’imprescindibilità dei commercialisti anche nel ruolo di difensore tributario. Ciò nel superiore interesse della giustizia, dei cittadini e del Paese”.

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