Superano i 2 miliardi, a regime, i risparmi fiscali che il disegno di legge di bilancio assicura alla platea di partite IVA individuali con fatturato compreso tra 30.000 e 100.000 euro che, se non partecipano contemporaneamente a società di persone o a responsabilità limitata, associazioni professionali e imprese familiari, potranno avvalersi dell’ampliamento del regime forfetario dei “minimi” fino a 65.000 euro di fatturato e, a partire dal 2020, al nuovo regime di tassazione del reddito con flat tax al 20% per la fascia di fatturato compresa tra 65.001 e 100.000 euro. E’ quanto emerge dai calcoli effettuati dal Consiglio nazionale dei commercialisti.
Secondo la categoria professionale, nel 2019 i risparmi ammonteranno a 331 milioni, per poi salire a 1.925 milioni nel 2020, 2.500 milioni nel 2021 e assestarsi a 2.226 milioni a partire dal 2022.
Concentrando l’analisi sul regime forfetario dei minimi con fatturato fino a 65.000, in quanto l’altro regime entra in vigore soltanto nel 2020, i commercialisti hanno preso in considerazione i tre profili più diffusi:
- piccolo commerciante iscritto a Gestione separata INPS, con costi effettivi di esercizio sostanzialmente in linea con quelli riconosciuti in via forfetaria dal regime agevolato, ossia il 60% dei ricavi (TABELLA 1);
- lavoratore autonomo “free lance” non iscritto ad Albi ed iscritto a Gestione separata INPS, con costi effettivi di esercizio sostanzialmente in linea con quelli riconosciuti in via forfetaria dal regime agevolato, ossia il 22% dei compensi (TABELLA 2);
- libero professionista iscritto ad Albi e relativa cassa previdenziale, con costi effettivi di esercizio pressoché nulli in quanto inquadrato come “collaboratore autonomo” nell’ambito di strutture professionali o aziendali altrui, in quanto inquadramento espressamente ammesso per i liberi professionisti anche dal Jobs Act (TABELLA 3).
Per ciascuno di questi profili i commercialisti hanno simulato il risparmio (maggiore reddito disponibile netto) che si determina in corrispondenza di tre diversi livelli di fatturato: 30.000 euro, 50.000 euro, 65.000 euro.
In tutte le simulazioni si è preso in considerazione lo scenario di soggetti senza carichi di famiglia: laddove la partita IVA individuale abbia uno o più familiari a carico, il vantaggio derivante dalla applicazione del regime forfetario con imposta sostitutiva del 15% potrebbe ridursi nell’ordine di alcune centinaia di euro.
Rinviando alle tre tabelle per i risultati numerici, si osserva:
- a parità di fatturato (e con costi effettivi in linea con la percentuale di abbattimento forfetario del fatturato), i vantaggi sono più consistenti per i piccoli lavoratori autonomi che per i piccoli imprenditori (commercianti), in quanto, minore è la percentuale di abbattimento forfetario del fatturato ai fini della determinazione del reddito imponibile, maggiore è il reddito imponibile su cui si applica la più favorevole aliquota unica del 15% rispetto alle aliquote progressive IRPEF e relative addizionali;
- i vantaggi più consistenti in assoluto possono essere conseguiti da quei lavoratori autonomi che, in quanto iscritti ad Albi, possono operare come “collaboratori con partita IVA” nell’ambito di strutture professionali o aziendali altrui, senza andare in conflitto con il Jobs Act, in quanto questi soggetti, con costi effettivi pressoché nulli, cumulano il beneficio dell’aliquota unica del 15% con quello dell’abbattimento forfetario del fatturato che, nel regime ordinario, rappresenterebbe invece anche il loro reddito imponibile.
In particolare, per i liberi professionisti iscritti ad Albi che operano come “collaboratori con partita IVA” nell’ambito di strutture professionali o aziendali altrui:
- il vantaggio in termini di maggiore reddito netto disponibile arriva a superare i 000 euro in prossimità della soglia massima di 65.000 euro di fatturato;
- per tornare al medesimo livello di reddito netto disponibile assicurato da un fatturato di 65.000 euro e l’applicazione del regime forfetario, è necessario aumentare il proprio fatturato oltre la soglia di 79.000 euro, ragione per cui, ove l’aumento del fatturato porti a superare la soglia massima di 65.000 euro, collocando però il professionista nell’intervallo compreso tra 65.000 e 79.000 euro, conviene rinunciare a fatturare oltre 65.000 euro e permanere nell’ambito del regime (a decorrere dal 2020, questo “scalone” permane, ma si riduce di ampiezza, in quanto entra in vigore il regime di flat tax al 20% per le partite IVA individuali con fatturato compreso tra 65.000 e 100.000 euro);
- la significatività dei vantaggi, unita alla impossibilità di conseguirli per chi svolge la propria attività in forma associata, porterà senza dubbio alcuno a preferire in molti casi la formula dello studio professionale individuale con “collaboratori a partita IVA” rispetto a quello della formula dello studio professionale associato e questa tendenza risulterà ancor più acuita con l’entrata in vigore nel 2020 dell’ulteriore regime di flat tax al 20% per le partite IVA individuali con fatturato compreso tra 65.000 e 100.000. Da questo punto di vista, è per i commercialisti evidente l’effetto distorsivo rappresentato dall’incentivo implicito alla disgregazione degli studi professionali associati.
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