La Commissione speciale TAX3 per i reati finanziari, l’evasione fiscale e l‘elusione fiscale istituita dal Parlamento europeo ha adottato con 34 voti a favore, 4 contrari e 3 astensioni la relazione sui reati fiscali, l’evasione fiscale e l’elusione fiscale. Relatori del provvedimento sono stati l’On. Ludek Niedermayer, ceco del Partito Popolare e l’On. Jeppe Kofod, danese del gruppo eurosocialista. Nei loro interventi conclusivi hanno sottolineato come la relazione adottata sia la più completa che il Parlamento europeo abbia mai elaborato sul tema.

La relazione approvata parte dal sottolineare la mancanza di statistiche affidabili e imparziali sull’ampiezza dell’elusione fiscale e dell’evasione fiscale e sottolinea l’importanza di sviluppare metodologie idonee e trasparenti per quantificare la portata di questi fenomeni e il loro impatto sulle finanze pubbliche, sulle attività economiche e sugli investimenti pubblici nei vari paesi UE.

La valutazione empirica dell’ampiezza delle perdite annuali di gettito fiscale provocate dalla pianificazione aziendale aggressiva nell’UE, effettuata nel 2015, oscilla tra i 50 e i 70 miliardi di euro e tra 160 e 190 miliardi di euro, se si aggiungono gli accordi fiscali personalizzati per le grandi imprese multinazionali e le inefficienze nella riscossione.

Invece il Fondo Monetario Internazionale stima le perdite mondiali dovute all’erosione della base imponibile e al trasferimento degli utili nonché ai paradisi fiscali in circa 600 miliardi di dollari all’anno, così ripartiti: 400 miliardi di dollari per i paesi OCSE, l’1 % del loro PIL, e di 200 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo, l’1,3 % del loro PIL. Sempre secondo questa stima quasi il 40 % degli utili delle imprese multinazionali viene trasferito, ogni anno, in paradisi fiscali in tutto il mondo.

La relazione ribadisce la richiesta di una definizione chiara di stabile organizzazione, in modo che le società non possano evitare artificiosamente di essere considerate presenti a fini fiscali in uno Stato membro in cui svolgono attività economiche. Al contempo punta il dito sul fatto che non esiste ancora una definizione univoca di società di comodo e chiede misure nazionali che vietino espressamente i rapporti commerciali con le società di comodo.

Un punto cruciale della relazione è l’analisi dell’alto livello di investimenti diretti esteri in ingresso e in uscita in percentuale al PIL in sette Stati membri, Belgio, Cipro, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi, che può essere spiegato solo in parte dalle attività economiche reali che si svolgono in tali Stati membri

Il testo deliberato dalla Commissione parlamentare invita la Commissione a effettuare, entro due anni, controlli sull’adeguatezza delle iniziative legislative finalizzati a far fronte all’impiego di società di comodo al fine della frode fiscale, dell’evasione fiscale, della pianificazione fiscale aggressiva e del riciclaggio di denaro.

Nella risoluzione si richiama la necessità di utilizzare i condoni con estrema cautela, per non incoraggiare gli evasori fiscali ad attendere il condono successivo. Si invitano inoltre gli Stati membri che varano i condoni fiscali a imporre sempre al beneficiario di indicare l’origine dei fondi precedentemente non dichiarati. Parallelamente si invita la Commissione Europea a sottoporre a valutazione i precedenti condoni varati dagli Stati membri, per misurare le entrate pubbliche recuperate e l’impatto di tali condoni a medio e lungo termine sulla volatilità della base imponibile.

Un passaggio della relazione è dedicato al potenziale positivo delle nuove tecnologie di registro distribuito, come la tecnologia blockchain, che si accompagna però all’abuso in continuo aumento dei nuovi metodi di pagamento e di trasferimento basati su tali tecnologie per riciclare i proventi di attività illecite o commettere altri reati finanziari. Il testo di relazione verrà votato dal Parlamento europeo in seduta plenaria il prossimo 26 marzo.

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