Quella del Commercialista è una Professione che da sempre accompagna l’evoluzione imprenditoriale, sociale, economica del nostro Paese.

Una professione difficile e multidisciplinare

Quella del Commercialista è una Professione che da sempre accompagna l’evoluzione imprenditoriale, sociale, economica del nostro Paese.

E’ una professione difficile e multidisciplinare che ci vede al fianco dell’imprenditore, del commerciante, dell’artigiano del lavoratore autonomo, e, in genere, di ogni privato cittadino soprattutto nei momenti più significativi.

Non solo. Il commercialista è anche un referente insostituibile della Pubblica Amministrazione, degli Enti pubblici e privati, dell’Autorità Giudiziaria. Negli ultimi anni, gli studi dei commercialisti con mezzi e spese proprie, hanno sopportato di tutto e permesso alla Pubblica amministrazione di mettere in atto una riforma epocale a costi zero per lo Stato. Valga solo l’esempio degli invii telematici degli atti e dei documenti, delle dichiarazioni dei redditi, del pagamento delle imposte e così via.

I commercialisti sono quindi parte integrante e sinergica di un sistema economico caratterizzato dalla presenza di nuove tecnologie, che richiede preparazione e conoscenze sempre più specialistiche, approfondite e qualificate. Il commercialista non è allora “un male necessario” o l’esattore delle tasse e gabelle di vario genere, ma è parte indispensabile del tessuto economico e sociale in cui opera.

 Commercialisti e sussidiarietà

Dopo questa, a mio avviso, indispensabile premessa, vorrei spendere alcune considerazioni sul ruolo chiave svolto dalle professioni intellettuali, e in particolare dalla nostra Professione, nel dare attuazione al principio di sussidiarietà a favore dei privati cittadini e dello Stato.

Come noto, gli Ordini professionali sono stati sovente inquadrati come soggetti portatori di interessi di categoria, caratterizzati da finalità di protezione e promozione di interessi economico-professionali particolari. Tuttavia, tale concezione individualista delle realtà ordinistiche, seppur discendente da un indiscusso dato storico, coglie sempre meno la realtà delle moderne professioni intellettuali, ed in particolare della professione economico-contabile.

Negli ultimi anni è sempre più evidente come il mondo delle professioni intellettuali si sia mosso per modernizzare e innovare il ruolo dei professionisti italiani, per renderli una colonna portante del nostro paese attraverso il principio della sussidiarietà. L’obiettivo comune perseguito è fare in modo che quella che costituisce da sempre un’obiettiva ‘eccellenza’ venga utilizzata in modo attivo e dinamico, ponendosi come anello di congiunzione tra le legittime aspettative dei cittadini e le esigenze delle istituzioni tramite un rapporto fiduciario faccia a faccia, supportato da un bagaglio di conoscenze ed esperienze impareggiabile.

Maggiori compiti e maggiori responsabilità dunque per i professionisti, che vogliono farsi carico di intervenire in quei settori dove il loro sapere può essere un vantaggio reale sia per i cittadini sia per le istituzioni.

Deontologia e formazione professionale

Nell’ambito della nostra professione, tale obiettivo è stato perseguito, innanzitutto, attraverso la promozione della propria deontologia e della formazione professionale.  Sì, perché la professione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili trova la sua forza in una deontologia professionale radicata e in una formazione professionale continua certificata.

In questa autorevole sede mi pare doveroso, in qualità di vice presidente nazionale anche delegato anche alla deontologia, approfondire tale specifico profilo, evidenziando in particolare come questa, intesa come etica professionale e pratica della legalità, possa costituire indubbiamente un importante fattore di sviluppo a beneficio non solo del mondo professionale ma della intera collettività.

Come noto, il Commercialista è tenuto al rispetto degli obblighi previsti dal proprio Codice deontologico professionale: le regole deontologiche ne indirizzano il comportamento durante l’esercizio della propria attività professionale (rapporti con la clientela, con altri professionisti e con i colleghi).

Queste buone regole, permettono, innanzitutto, di offrire al cliente una prestazione ad elevato contenuto professionale, peraltro garantita da polizza assicurativa obbligatoria. Alla base della professione del commercialista vi è di conseguenza un ampio senso del dovere: dietro ogni singola pratica vi è una persona, un’azienda, posti di lavoro, famiglie e per il commercialista ogni situazione richiede scienza, coscienza, applicazione di valori etici. 3

Ma non solo. Il commercialista è costantemente a contatto con l’economia e con la ricchezza che ne deriva e pertanto è essenziale la sua preparazione, il suo comportamento e la sua visione etica. Il rapporto tra etica e libera professione deve essere, dunque, correttamente sviluppato e si debbono comprendere le ragioni che fanno dell’etica una componente essenziale e imprescindibile della libera professione.

Ciò emerge con chiarezza nel nostro Codice Deontologico che, nell’evidenziare i principi etici fondamentali cui ispirare l’esercizio dell’attività professionale, riflette perfettamente tale “vision”: l’articolo 5, infatti, indica espressamente che “il professionista ha il dovere e la responsabilità di agire nell’interesse pubblico” e che “soltanto nell’interesse pubblico egli potrà soddisfare le esigenze del proprio cliente”.

Come può osservarsi, dunque, le norme deontologiche, che costituiscono l’elemento caratterizzante dello sviluppo e dell’affermazione sociale di ogni professione, rivelano come a fondamento del comportamento del Commercialista debba esserci un’attenzione particolare a porre in essere una condotta che, nel realizzare l’interesse del cliente, concorre a realizzarne uno più ampio, connesso alla crescita e allo sviluppo della società intera.

Si pensi, ad esempio, alle attività svolte dai commercialisti in qualità di revisori legali delle società e degli altri enti, funzione che contribuisce a realizzare, attraverso la verifica della veridicità, correttezza e chiarezza dell’informazione finanziaria, la attendibilità di tale informazione nonché la sua comparabilità impegnando la fede pubblica e concorrendo al miglioramento, in termini di trasparenza, e alla stabilità dei mercati. Si pensi, ancora, all’attività svolta dal commercialista in qualità di consulente e assistente fiscale di privati e di imprese: anche in tale ambito, la tutela di interessi particolari, quali l’integrità patrimoniale del cliente, si coniuga sempre più chiaramente con l’interesse, di natura pubblica, alla equa e corretta acquisizione delle entrate destinate a finanziare le spese pubbliche in applicazione dei principi costituzionali di eguaglianza, solidarietà e capacità contributiva. E su questo tema signori della politica, una profonda riflessione va fatta: forfettari, minimi, i così detti regimi agevolati, siamo cosi certi che tal disparità di trattamento sia in linea con i richiamati principi di capacità contributiva?

Vale la pena ricordare, in tal senso, che negli ultimi anni l’IFAC, l’organizzazione che a livello internazionale rappresenta la professione economico-contabile, ha avviato una interessante riflessione sulla nozione di interesse generale (public interest): in particolare è stata proposta una nozione di “public interest” come l’insieme dei benefici che la collettività riceve dalle prestazioni fornite dalla Professione contabile.

Una professione al servizio della collettività

Tale definizione offre una prospettiva di più ampio respiro sul ruolo della Professione intesa come soggetto in grado di contribuire alla realizzazione di benefici per la collettività ed apre il dibattito sulla rilevanza della valutazione, da parte delle Organizzazioni professionali, delle azioni, di volta in volta, poste in essere anche in termini di effettiva tutela di tale interesse.

Come può osservarsi, dunque, nell’evoluzione della nostra Professione appare emergere con sempre maggiore chiarezza un approccio all’attività professionale che evidenzia la dimensione di ‘servizio’, ossia di contributo, attraverso il corretto svolgimento delle prestazioni professionali, allo sviluppo della legalità nei comportamenti economici dei cittadini.

Direi che tale valore emerga con chiarezza innanzitutto nei principi di carattere generale (contenuti nel Titolo I del Codice) cui improntare l’attività professionale: l’integrità (art. 6 c.d.), la competenza, diligenza e comportamento professionale (artt. 8 e 11), l’obiettività e l’indipendenza (art. 7 e 9), la riservatezza e il segreto professionale (art. 10).

All’esito di questa breve disamina, appare evidente come il nostro codice deontologico sia in grado di indirizzare la nostra categoria alle esigenze del mercato, rendendola attenta ai bisogni delle imprese e dei cittadini, nonché capace di assumere un ruolo sociale ed economico centrale.

I Commercialisti (quelli veri, quelli iscritti agli Ordini, perché qui’ spesso gli organi d’informazione attribuiscono il titolo a chiunque…Apro in tal senso una breve parentesi: a volte la qualifica di commercialista viene utilizzato impropriamente da chi non ne ha il titolo ed è bene ricordare che non tutti i consulenti sono commercialisti: lo sono solo gli iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che vantano competenze specifiche. La dicitura “commercialista” è quindi riservata in via esclusiva ai soli iscritti all’Ordine).

“Sentinelle” di legalità

Come dicevo, i commercialisti, quelli veri cioè quelli iscritti nell’albo professionale sono, dunque, il naturale anello di congiunzione tra lo stato (la sua pubblica amministrazione) i cittadini e le imprese, svolgendo, da sempre, un ruolo di “sentinelle” di legalità.

Applichiamo comportamenti etici e di responsabilità nelle attivita’ quotidiane, quali consulenti dei privati e delle imprese garantendo, con la qualificazione professionale, non solo l’osservanza delle norme MA anche la promozione di una cultura della legalità e della responsabilità etica e sociale. 5

I commercialisti dunque come presidi di legalita’ e, al tempo stesso, soggetti dotati di cultura manageriale. legalita’ e managerialita’ insieme, solo cosi’ si crea progresso duraturo. L’importanza quindi della competenza, come fattore essenziale.

Di grande rilevanza appare quindi il compito affidato alla nostra professione che, disponendo di un elevato tasso di competenze professionali e di una connaturata propensione ad accompagnare i momenti più significativi dell’iniziativa privata economica, deve contribuire a quel ruolo trainante di cui si ha bisogno in questa lunga fase di transizione – e di crisi – del contesto economico.

In campo per la crescita economica e culturale del Paese

In conclusione si può ben dire che se i professionisti fossero ‘utilizzati’ secondo il principio di sussidiarietà declamato dalla Costituzione Italiana e dall’Unione Europea si avrebbero positive ricadute, non solo a livello economico, sia per le amministrazioni pubbliche sia per i cittadini, che potrebbero interagire con una persona e non con un ‘ufficio’ (realizzando in tal modo una reale “semplificazione amministrativa”).

In tal senso, con la propria etica radicata nonché con lo specifico bagaglio di competenze tecnico-professionali, l’Ordine dei Commercialisti, con i suoi quasi 120.000 iscritti, si candida sempre più ad essere “parte” per contribuire alla crescita economica e culturale del Paese, a fianco dei cittadini come anche ad essere un interlocutore di riferimento per le Pubbliche amministrazioni e le autorità Giudiziarie, verso la modernizzazione del nostro Paese.

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