La sessione di bilancio di quest’anno segna sicuramente un’innovazione dal punto di vista procedurale; la storia è piena di forzature di governo e maggioranza, di decisioni discutibili sia dal punto di vista del contenuto che delle procedure, con accelerazioni e rallentamenti dovuti alle fibrillazioni interne alle varie maggioranze.
Ma la sessione di bilancio chiamata ad approvare la legge di bilancio 2019 rappresenta un unicum, complice il fatto che parallelamente alla discussione parlamentare il Governo abbia ingaggiato un braccio di ferro con la Commissione Europea, che solo due giorni fa ha portato ad un’intesa sui saldi di bilancio. In particolare l’accordo tra Governo Italiano e Commissione Europea ha portato ad un abbassamento del rapporto deficit/prodotto interno lordo dal 2,4% inizialmente previsto dal Governo al nuovo rapporto fissato al 2,04%, mentre la stima sulla crescita prevista nel 2019 passa da un incremento del PIL dell’1,5% atteso dal Governo al nuovo tasso di crescita dell’1% concordato da Roma con Bruxelles.
Ma in cosa consiste l’innovazione procedurale operata dal Governo Conte e sostenuta dalla maggioranza gialloverde?
Possiamo riassumere così i passaggi della legge di bilancio 2019: alla Camera è stato approvato con la fiducia un testo che al Senato sarà stravolto e al contempo la commissione bilancio del Senato ha avviato la discussione e proposto emendamenti su un testo che verrà interamente sostituito da un maxi emendamento governativo, il quale verrà approvato mediante l’apposizione di una questione di fiducia subitanea, senza possibilità di discussione ne’ di modifica parlamentare.
L’opposizione, Liberi e Uguali e Partito Democratico, ha abbandonato i lavori della commissione bilancio, protestando sull’inutilità dei lavori della commissione in attesa del maxi emendamento governativo, sul quale sarà impossibile incidere per le opposizioni.
La maggioranza di Governo invece festeggia l’intesa raggiunta con la Commissione Europea e giustifica la compressione degli spazi di discussione e intervento parlamentare con l’esigenza di fare di tutto per scongiurare la possibilità di una procedura d’infrazione comunitaria.
Per oggi venerdì 21 dicembre era prevista la presentazione da parte del Governo del maxi emendamento, interamente sostitutivo del testo attualmente al Senato. La presentazione attesa inizialmente per le 16, e poi slittata alle ore 20, è ormai prevista per domani alle 14. Di conseguenza la votazione sulla questione di fiducia non avverrà più nella nottata di oggi ma domani alle 20.
Dopo l’approvazione della questione di fiducia da parte del Senato sarà necessario un nuovo passaggio alla Camera dei Deputati, che dovrà licenziare il testo in tempi estremamente rapidi per scongiurare l’esercizio provvisorio per il 2019. Per questo motivo la commissione bilancio della Camera lavorerà anche durante i giorni di festa per consentire al provvedimento di approdare in aula subito dopo Natale e venire approvata prima di fine anno, probabilmente con l’apposizione di una nuova, la terza, questione di fiducia.
Sugli esatti contenuti del maxi emendamento vige il massimo riserbo, ma ovviamente dovrà ricalcare quanto previsto dall’accordo tra Governo e Commissione. In particolare il più discusso è il tema del possibile aumento Iva per 23 miliardi nel 2020 e per ulteriori 29 sia nel 2021 che nel 2022. Senza ulteriori interventi, l’aliquota ridotta del 10% passerebbe così, a partire dal 2020, al 13%, mentre quella ordinaria che oggi è al 22% passerebbe al 25,2% e poi al 26,5% nel 2021. Ma gli esponenti del governo hanno ripetutamente assicurato che si tratta di clausole di salvaguardia che verranno disinnescate e pertanto l’IVA non aumenterà.
Altro punto previsto dovrebbero essere le agevolazioni per gli enti no-profit che quindi dall’anno prossimo non usufruiranno più del 50% sull’Ires.
Per reperire le nuove coperture necessarie dopo la revisione del rapporto deficit/PIL sarà necessario rivedere le misure già presenti nel testo in discussione, sforbiciando di 1,9 miliardi il Reddito di cittadinanza e di 2,8 miliardi la Quota 100. I due interventi, che rappresentano i principali cavalli di battaglia della maggioranza gialloverde dovrebbero partire il primo aprile per un costo previsto di 12 miliardi di euro e non 15,75 come era stato calcolato inizialmente.
Tra i provvedimenti di nuova introduzione dovrebbe figurare anche il taglio sulle così dette “pensioni d’oro”, a partire dal 2019 per i successivi cinque anni e organizzato su 5 fasce. La prima con un taglio del 15% per i redditi che vanno dai 100mila ai 130mila euro lordi, fino ad arrivare all’ultimo scaglione che vale il 40% per le pensioni superiori ai 500mila euro. Ci sarà un taglio del 25% per quelle comprese tra 130mila e 200mila, del 30% tra 200mila e 350mila e, infine, del 35% tra 350 e 500mila euro. Saranno escluse dal taglio le pensioni di invalidità.
Altra entrata prevista della legge di bilancio dovrebbe essere prevista con una rimodulazione della nuova tassa sui servizi digitali, la così detta web tax, che da quanto si apprende dovrebbe essere applicata a coloro che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni, di cui almeno 5,5 milioni di euro da servizi digitali. Entrata prevista per l’erario: 150 milioni nel 2019, 600 nel 2020 e ulteriori 600 nel 2021.
È previsto che rientri nel maxi-emendamento anche una stretta su giochi e scommesse, con un aumento del Preu, il prelievo erariale unico, che porterà un gettito aggiuntivo di 355 milioni di euro.
Si tratta però ancora di anticipazioni, il testo definitivo verrà presentato domani pomeriggio al Senato; nelle ultime ore si sta lavorando per limare le distanze tra i partner di maggioranza sui punti su cui tagliare risorse. Rimangono frizioni, in particolare sul previsto innalzamento delle soglie (da 40 a 200mila euro) per gli affidamenti pubblici diretti e sul blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione.
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