Il settore dell’industria manifatturiera ha registrato una flessione del fatturato pari al 9,5% rispetto all’anno precedente con un aumento degli addetti dello 0,7%. È la fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci 2020 delle Srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Il campione analizzato riguarda 92.000 società su un totale di 650.000. Il comparto manifatturiero ha avuto un calo di ricavi più ampio delle srl in generale (-8,5%), il valore della produzione, invece, si è ridotto dell’8,8% ed il valore aggiunto del 7,8% (-8,4% per tutte le Srl).
Per quanto riguarda l’analisi geografica del fatturato, a livello di macroaree le Srl del Centro presentano un calo maggiore (-11,3%) rispetto alle altre. In particolare, il Nord Est denota una flessione minore dei ricavi (-8%), seguito a distanza dal Nord Ovest (-9,6%) che presenta una discesa in linea con la media nazionale, mentre le Srl del Sud registrano un decremento comunque più elevato della media nazionale (-10,7%).
Dal punto di vista regionale, quelle insulari sono state le regioni più penalizzate. In particolare, in Sicilia le Srl del settore manifatturiero hanno subito un calo dei ricavi del 28,8%, mentre in Sardegna del 13,2%. Nelle regioni meridionali, invece, il decremento dei ricavi è stato più contenuto rispetto alle regioni settentrionali. In Calabria la flessione è stata dello 0,6%, in Puglia del 3,2%, in Campania del 6,5%, in Basilicata del 7,3%, mentre nel Molise si è verificato un incremento del 2,3%. Tra le regioni centrali, è la Toscana a far registrare il calo maggiore dei ricavi (15%), mentre tra le regioni settentrionali è la valle d’Aosta a mostrare la diminuzione più forte dei ricavi con il 13,3%.
Focalizzandoci sui singoli comparti del settore manifatturiero, a parte il segmento del coke e della raffinazione – che presenta un calo piuttosto ampio (43,5%), ma che ha un peso complessivo sul settore molto basso (appena lo 0,2% di società e lo 0,4% di addetti) -, i comparti più colpiti dalla caduta di fatturato sono il tessile (17,8%), l’abbigliamento (17,4%) e le pelli (18%). Per contro, l’agroalimentare è l’unico a presentare una crescita del volume dei ricavi nel 2020 (+0,2%).
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