Il Consiglio e la Fondazione nazionali dei commercialisti hanno pubblicato l’informativa periodica “International update n. 4/2022“, che contiene le principali misure economiche adottate in ambito europeo e internazionale.

La Commissione europea ha adottato nei giorni scorsi una proposta di direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, volta a promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile lungo le catene globali del valore. Per effetto delle nuove norme, le imprese – che saranno chiamate a individuare e, se necessario, evitare, far cessare o ridurre gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente – beneficeranno di certezza giuridica e parità di condizioni, mentre a consumatori e investitori sarà garantita maggiore trasparenza.

Per regolare l’utilizzo e l’accesso ai dati generati nell’Unione europea in tutti i settori economici, la Commissione ha varato il “Data Act“, una serie di norme finalizzate a garantire equità nell’ambiente digitale, a stimolare un mercato dei dati e a offrire nuove opportunità per l’innovazione basata sui dati, che saranno più accessibili a tutti. Le nuove misure si propongono inoltre di proteggere le PMI dalle clausole contrattuali abusive imposte dalle parti che si trovano in una posizione contrattuale significativamente più forte.

L’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale ed Early Warning Europe, il network nato con l’obiettivo di promuovere la crescita dell’imprenditorialità e delle PMI in Europa, hanno siglato un importante accordo che darà alle PMI la possibilità di tutelare i propri diritti di proprietà intellettuale e di accrescere la propria resilienza durante tutto il processo di crescita aziendale.

Il Gender Diversity Index 2021, lo studio europeo presentato dall’associazione European Women on Boards che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee, evidenzia che la percentuale di donne nei CdA è ferma al 35% e solo il 7% delle aziende è guidata da un CEO donna, valore quest’ultimo che in Italia scende al 3%. In generale, le imprese stanno iniziando a riconoscere l’importanza della parità di genere e si registrano piccoli passi avanti, ma per cambiare la cultura aziendale rimane ancora molto da fare.

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