Si svolgerà il 24 settembre a Napoli, presso la sede dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in piazza dei Martiri, il workshop “La realizzazione di infrastrutture per lo sviluppo della Blue Economy”, organizzato dallo stesso Ordine insieme a Consiglio nazionale della categoria e The International Propeller Clubs – Port of Naples.
L’incontro, che si svolgerà nell’ambito della Naples Shipping Week in programma dal 24 al 29 settembre nella città partenopea, approfondirà il tema del patrimonio infrastrutturale, da incrementare e ristrutturare, come passaggio obbligato per il rilancio dell’economia del mare.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha posto l’economia del mare al centro delle strategie di crescita del Paese per mostrare le importanti opportunità che il settore riveste per la categoria, promuovendo il progetto “Attività d’impresa”, curato dal segretario Achille Coppola e dal consigliere Giuseppe Laurino, e costituendo il gruppo di lavoro “Economia del Mare e della Logistica”.
Nell’ambito di questo progetto, Il CNDCEC ha recentemente pubblicato il documento “Il Cluster marittimo e le opportunità per i commercialisti” con l’obiettivo di portare il tema all’attenzione di un pubblico di professionisti più vasto e, nello stesso tempo, di rafforzare il ruolo della professione nell’analisi del settore grazie ad una serie di convegni. Il primo, dedicato a “Il Porto dell’Emilia Romagna e la valorizzazione dei contenuti professionali del commercialista a supporto delle attività d’impresa e dell’economia del mare”, si è svolto a Ravenna nei giorni scorsi. I prossimi saranno quelli di Napoli (24 settembre) e Genova (25 settembre) sul tema “Yachting tax update”.
Nonostante la piena consapevolezza, a tutti i livelli, della valenza strategica della risorsa mare come volano per la crescita economica, permangono infatti alcuni elementi di criticità per lo sviluppo di una politica infrastrutturale che consenta un adeguato sfruttamento delle opportunità offerte dal cluster marittimo. La scarsa disponibilità di risorse pubbliche per la realizzazione, la gestione e la manutenzione di infrastrutture ed attrezzature a tutti i livelli della pubblica amministrazione condiziona in modo significativo la qualità dei servizi offerti alle imprese a ai cittadini, talvolta con effetti drammatici, come si è verificato recentemente con il crollo del ponte Morandi a Genova.
Una delle possibili risposte a questa carenza di risorse è rappresentata dalla possibilità di mobilitare le risorse finanziarie e manageriali attraverso gli strumenti maggiormente vocati al finanziamento delle infrastrutture ed in particolare Finanza di Progetto e Partenariato Pubblico-Privato(PPP). La concreta attuazione di queste modalità di intervento, nel campo della logistica portuale e più in generale delle attività connesse al cluster marittimo, richiede tuttavia il superamento di una serie di problemi emersi nei primi anni di applicazione di tali strumenti.
È necessario, infatti, intervenire sui tempi di decisione e attuazione, snellendo le procedure amministrative che spesso portano ad un allungamento dei tempi e ad un incremento dei costi; creare un quadro normativo di efficienza e trasparenza nella regolamentazione dei rapporti con concessionari e partner privati, con controlli orientati meno alla forma e più alla sostanza da parte delle amministrazioni concedenti o partner; favorire la raccolta di capitali istituzionali, nazionali e internazionali, particolarmente vocati a questa tipologia di investimenti.
Su quest’ultimo aspetto, in particolare, la crisi finanziaria ha mostrato con chiarezza un’eccessiva dipendenza delle operazioni di Finanza di Progetto e PPP dai finanziamenti bancari. Il problema è dato soprattutto da una presenza ancora troppo marginale di attori che operano al di fuori dei canali tradizionali del credito: fondi di investimento, assicurazioni, casse di previdenza. Gli interventi infrastrutturali rappresentano, di fatto, un’opzione molto interessante per questi investitori istituzionali in quanto investimenti di lungo termine, che dunque richiedono “capitale paziente”, in ragione del rendimento più alto dei titoli di stato.
In Italia, tuttavia, la percentuale di investimento degli investitori istituzionali nelle infrastrutture risulta ancora modesta. Fra le principali ragioni della scarsa presenza di investimenti in infrastrutture nel portafoglio degli investitori istituzionali vi è sicuramente la mancanza di expertise nel settore e la carenza di veicoli adatti attraverso i quali investire, ma anche la difficoltà di definire una pipeline di progetti “investment grade”, ossia progetti bancabili, appetibili per privati e investitori istituzionali. In questo le PPP rappresentano una potenziale soluzione al problema della qualità dei progetti perché l’intervento della pubblica amministrazione può sostenere la redditività, e quindi in ultima analisi la qualità e finanziabilità stessa. Questo intervento pubblico deve, tuttavia, essere giustificato da rilevanti esternalità positive che gli investimenti in infrastrutture producono per tutta l’economia nel suo complesso.
Il seminario inizierà con i saluti di Vincenzo Moretta, Presidente ODCEC di Napoli; Umberto Masucci, Presidente Propeller Clubs Napoli; Liliana Speranza, Consigliere Delegato Commissione Economia del Mare Odcec di Napoli.
La successiva tavola rotonda, moderata dal segretario CNDCEC Achille Coppola, vedrà in qualità di relatori Federica Brancaccio, presidente ACEN; Arturo Capasso, presidente commissione “Economia del Mare” Odcec di Napoli; Marco Catalano, sostituto procuratore Corte dei Conti della Campania; Ettore Cinque, assessore al Bilancio Regione Campania; Raffaella Copper, Managing Director – Macquarie Infrastructure and Real Assets Europe Limited; Sergio Corbello, presidente Assoprevidenza; Mario Mattioli, presidente Confederazione Italiana Armatori; Fabio Ortolani, presidente Fondo Pensione Eurofer; Salvatore Palma, componente Consiglio di Amministrazione Cassa Dottori Commercialisti;Alessandro Panaro, responsabile Maritime & Mediterranean Economy di SRM.
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