“Forti perplessità, fondate su questioni di capitale importanza”. Il giudizio dei commercialisti italiani sul disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, espresso oggi nel corso di un’audizione parlamentare presso le Commissioni riunite Finanze e Attività produttive della Camera, è sostanzialmente critico. L’attenzione della Professione si concentra, principalmente, su due aspetti della normativa: le semplificazioni previste per le cessioni di immobili di valore catastale non superiore ai 100.000 euro e le semplificazioni relative al trasferimento di quote di s.r.l.
“La prima perplessità che ravvisiamo – ha affermato il presidente nazionale della categoria, Gerardo Longobardi – è relativa alle disposizioni che trasferiscono competenze proprie di alcune professioni regolamentate a soggetti che non sono abilitati all’esercizio della professione, che non vantano competenze specifiche nelle materie oggetto dell’intervento normativo e che, soprattutto, non forniscono all’utenza concrete garanzie circa l’affidabilità della prestazione resa”. Ulteriore motivo di perplessità, secondo Longobardi, è rappresentato dalla circostanza che “la tutela dell’interesse pubblico si persegue con il mantenimento delle specificità di ciascuna professione e non ponendo in contrapposizioni le professioni ordinistiche attraverso una redistribuzione di competenze che non è collegata alla formazione di base e specialistica delle medesime”.
Con particolare riferimento ai trasferimenti immobiliari previsti dall’art. 28 del DDL, Longobardi ha affermato che “se l’intenzione del legislatore è quella di estendere le competenze di talune operazioni immobiliari ad altri soggetti ordinistici, non può sottacersi che l’estensione ai soli iscritti all’Albo degli avvocati desta non poche perplessità, considerando che gli stessi non vantano in materia, competenze specifiche ed ulteriori rispetto a quelle dei commercialisti. Oltretutto, recenti provvedimenti normativi vedono equiparati gli iscritti agli ordini degli avvocati, dei notai e dei commercialisti nell’esercizio di rilevanti funzioni.
Si tratta di attività riservate ai tre ordini professionali e non ad uno o due soltanto di essi. Mi riferisco all’attività dei delegati alle vendite immobiliari nell’ambito del processo esecutivo, dove il commercialista svolge compiti identici a quelli che il DDL intende estendere ora ai soli avvocati. L’esclusione dei commercialisti appare per tutti questi motivi irragionevole e idonea a creare disparità di trattamento tra professioni regolamentate”.
Con particolare riferimento poi al trasferimento di quote di srl, ha proseguito Longobardi, “se da un lato si ritiene ridondante e non garantista la nuova procedura che si affianca alle due già esistenti (vale a dire quella prevista nel codice civile “gestita” esclusivamente dal notaio e quella prevista dall’art 36 del dl 112/2008 “gestita” esclusivamente dal commercialista), dall’altro si apprezza la previsione normativa secondo la quale i commercialisti potranno intervenire nella costituzione di diritti parziali (usufrutto, pegno e sequestro conservativo) su partecipazioni di srl”.
“La questione delle riserve professionali – ha concluso il presidente dei commercialisti – va dunque affrontata con equilibrio, senza ricorso a facili populismi e a partire dal dato oggettivo delle competenze. Prestazioni inadeguate potrebbero comportare l’insorgere di dannose controversie, scaricando l’onere economico sul cliente/consumatore che, paradossalmente, vedrebbe annullato qualsiasi beneficio derivante dalla semplificazione”.
Responsabile Ufficio stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
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