Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, ha partecipato oggi a Milano a Telefisco 2019 con un intervento che ha toccato i temi caldi del momento per il Paese e la professione: fatturazione elettronica, semplificazioni fiscali, lotta all’evasione e competenze.
Il presidente dei commercialisti italiani ha iniziato il suo intervento commentando il sondaggio della categoria, pubblicato ieri, sulla fatturazione elettronica, realizzato grazie ad un Osservatorio in ambito fiscale formato da commercialisti di tutta Italia.
“Dal sondaggio diffuso ieri – ha spiegato Miani – emerge quello che diciamo da tempo: l’impreparazione di base delle piccole imprese e dei piccoli studi, ma anche quella, che non immaginavano, delle società di software perché gran parte dei problemi è sorta proprio nell’ambito dei portali, compreso quello che il nostro Consiglio nazionale ha messo gratuitamente a disposizione degli iscritti. Di questo me ne scuso anche se, per individuare il portale per la professione, abbiamo fatto una selezione pubblica”.
Lo scorso anno, però, i commercialisti avevano messo in luce anche un altro problema, quello dei costi derivanti dalla fatturazione elettronica per gli studi professionali. “Per quanto riguarda questo tema – ha spiegato Miani – in qualche maniera abbiamo dato un contributo per risolverlo, anche se i costi rimangono perché dalla nostra indagine emerge anche che gli studi, in questa prima fase, li sopportano senza avere alcun beneficio. Speriamo quindi che da oggi fino al 16 febbraio, data di scadenza della prima liquidazione IVA, il sistema regga anche se qualche perplessità ce l’abbiamo”.
Il presidente Miani ha poi commentato le parole del sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, che nell’intervento precedente a quello del presidente dei commercialisti – rispetto alla possibilità di estendere ulteriormente il periodo della moratoria delle sanzioni – aveva affermato che “per non mettere in difficoltà i contribuenti e gli operatori, in questa prima fase si chiuderà un occhio, anzi due, su errori e ritardi fatti comunque in buona fede. Quindi è un avvio abbastanza soft. Viceversa, un ritardo ulteriore comporterebbe ulteriori problemi”.
“Abbiamo ascoltato le parole del sottosegretario Garavaglia sul tema della moratoria delle sanzioni – ha commentato Miani –, ma dobbiamo prima vedere se alla fine si riuscirà a trasmettere o meno le fatture elettroniche. Il tema, infatti, non è solo fiscale perché questo processo può davvero mettere in grave difficoltà le imprese. Se, per esempio, io non riuscissi a trasmettere una fattura ai miei clienti e se i miei clienti non mi pagassero, ciò genererebbe una serie di enormi problemi”.
Miani è poi intervenuto sulle semplificazioni fiscali, un tema caro ai commercialisti su cui il CNDCEC non solo ha organizzato un congresso nazionale, ma ha anche presentato recentemente in audizione un documento corposo con moltissime semplificazioni. “Devo ammettere che non abbiamo avuto un grande ascolto – ha continuato il presidente dei commercialisti – e anche il decreto Semplificazioni non è entusiasmante dal punto di vista delle semplificazioni fiscali. Noi abbiamo fatto delle proposte finalizzate alla eliminazione di alcune imposte per semplificare il lavoro non solo di chi opera in ambito fiscale, ma anche di chi deve controllare. Abbiamo detto sostanzialmente di trasformare l’Irap in una addizionale regionale sulle attività produttive, mantenendo la stessa base imponibile dell’Ires, e di accorpare Imu e Tasi in un’unica imposta perché oggi non ha senso questa divisione. Si tratta di piccole cose anche se ci rendiamo conto che c’è bisogno di una rivisitazione di tutto il sistema fiscale perché è così complesso che togliere qualche pezzettino non è assolutamente sufficiente”.
Durante il suo intervento, Miani ha affrontato anche il delicato tema della lotta all’evasione. Il presidente dei commercialisti ha messo in evidenza che “è davvero giunto il momento di concentrarsi sulla lotta al sommerso perché per molti anni l’Agenzia delle Entrate si è dedicata principalmente a chi ha dichiarato, andando alcune volte a recuperare degli imponibili che in realtà non c’erano, tralasciando invece chi non ha mai dichiarato e continua a non farlo. La fatturazione elettronica, infatti, non risolve il problema di chi non fatturava perché chi non emetteva il documento cartaceo a maggior ragione non emetterà quello elettronico. Oggi questi strumenti elettronici fanno sì che gli accertamenti avvengano più velocemente, ma spesso le imprese, pur dichiarando i propri redditi, non riescono a pagare le imposte per evidenti difficoltà. Cerchiamo di alleggerire la morsa sui soggetti che in questi anni hanno comunque dichiarato, ma che non sono riusciti a pagare le imposte, per concentrarci sul sommerso che rappresenta il vero problema”.
L’intervento di Miani si è concluso con delle considerazioni sul sistema ordinistico, anche alla luce della recente riforma della crisi d’impresa che ha esteso ai consulenti del lavoro i ruoli di curatore e commissario. “Penso che le professioni intellettuali basino tutta la loro forza sulle competenze e quindi bisogna sempre lavorare per accrescerle. Non è solo il mio pensiero, ma anche quello delle imprese, della pubblica amministrazione, di tutti quelli che ci chiedono di offrire prestazioni sempre più specialistiche. Dobbiamo farlo all’interno del sistema ordinistico, altrimenti verranno creati all’esterno albi di specialisti che andranno a svuotare il sistema degli Ordini. Su questo bisognerebbe fare una grande riflessione”.
Il sistema ordinistico, creato per tutelare gli interessi pubblici, ha ancora senso oggi? “Se ha senso bisogna cercare di rispettarlo e potenziarlo, senza portare al di fuori di esso le competenze specialistiche che ci sono già al suo interno. Colgo l’occasione per dire che siamo rimasti assolutamente perplessi rispetto alla riforma della crisi d’impresa che ha esteso i ruoli di curatore e commissario ai consulenti del lavoro perché questo va in direzione contraria rispetto a quello che ho sempre detto sulle competenze. Se si riconoscono funzioni a soggetti che non hanno competenze in quel determinato ambito, perché banalmente non hanno studiato queste materie e non le hanno nel loro esame di Stato, allora si fa veramente fatica a capire dove stiamo andando. Fortunatamente, però, si tratta nel complesso di una riforma che ha tanto di buono anche per la nostra professione perché mette al centro proprio il commercialista”.
Giornalista professionista, addetta stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, redattrice di Press Magazine
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