La SVIMEZ, Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, ha presentato ieri alla Camera dei Deputati il suo Report 2018, che oltre ad analizzare i dati sull’economia e la società del Mezzogiorno, ha stimato gli effetti della manovra di Bilancio sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno, sulla base della ripartizione territoriale degli interventi previsti, sia in termini di minori entrate che di maggiori spese: nel biennio 2019-20 il Sud beneficerà di circa il 40% delle minori entrate e di oltre il 40% delle maggiori spese.

Le misure espansive andranno quindi a vantaggio del Mezzogiorno. Soprattutto perché le spese per le quali si prevede l’incremento più significativo sono quelle delle prestazioni sociali e dei consumi collettivi, sostenute dal pensionamento anticipato (Quota 100) e dall’avvio del Reddito di cittadinanza.

L’impatto dei provvedimenti contenuti nella manovra sull’evoluzione del PIL al Centro-Nord e al Sud, secondo l’analisi SVIMEZ, darebbe un impulso positivo nel Mezzogiorno di circa lo 0,3% nel 2019 sull’aumento previsto del PIL dell’1%, e di poco più dello 0,4% nel 2020 sul PIL allo 0,9% ipotizzato.

Nel Centro-Nord, i valori risultano decisamente inferiori, quasi lo 0,2% nel 2019 e 0,24% nel 2020.

Se da un lato il report valutata positivamente questi dati, alla luce della forte caduta dei redditi nel Mezzogiorno negli ultimi anni che ha generato un significativo aumento della sofferenza sociale, dall’altro, l’impatto sul PIL del Sud resta basso, e in calo negli anni, per la stagnazione del sistema produttivo. Ciò soprattutto perché non è previsto un significativo incremento degli investimenti, mentre solo maggiori risorse potrebbero stimolare la crescita dell’economia meridionale.

La SVIMEZ ha valutato anche l’effetto dell’ampliamento dello spread al Centro-Nord e nel Mezzogiorno, ipotizzando che nel 2019 e nel 2020 sia di poco inferiore ai 300 punti. Un innalzamento stabile dello spread sui livelli attuali comporterebbe una minore crescita nel 2019 di circa lo 0,33% e nel 2020 dello 0,35%. Nel Centro-Nord l’effetto sarebbe, invece, dello 0,22% il prossimo anno e dello 0,25% il successivo. Da queste cifre scaturiscono due considerazioni: prima, un incremento stabile nel costo del debito limita fortemente l’efficacia espansiva delle misure redistributive previste nella legge di bilancio.

Inoltre, l’effetto negativo dell’innalzamento dello spread sarebbe maggiore nel Sud, in quanto un maggior differenziale dei tassi comporta una diminuzione degli attivi netti del sistema bancario, riflettendosi in un razionamento dei prestiti alla clientela. E ciò colpirebbe di più gli investimenti delle imprese meridionali, le quali hanno maggiori bisogni finanziari che non sempre riescono a soddisfare. Se si analizzano i dati più recenti sull’andamento degli impieghi, si nota che l’ammontare dei prestiti erogati è già diminuito nel secondo trimestre 2018, in particolare nel Sud, contestualmente all’innalzamento dello spread.

In attesa dei dettagli del funzionamento del reddito di cittadinanza, la SVIMEZ ha stimato l’impatto del Reddito di Cittadinanza, considerando una spesa pari a 8 miliardi, al netto di 1 miliardo destinato alla riqualificazione dei centri per l’impiego. La misura consentirebbe di ampliare significativamente la platea dei destinatari rispetto all’attuale Reddito di Inclusione ma non di assicurare il raggiungimento della soglia dei 780 euro indicata dal Governo, per la quale servirebbero uno stanziamento di circa 15 miliardi.

Con le risorse attuali, prendendo a riferimento le famiglie con ISEE inferiore a 6000 euro e pur tenendo conto che circa il 50% potrebbe avere una casa di proprietà, è possibile erogare un sussidio compreso tra i 255 euro per una famiglia monocomponente e i 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Ciò avvantaggerà il Mezzogiorno che assorbirà circa il 63% del Reddito di Cittadinanza.

Considerando che i beneficiari del Reddito di cittadinanza si concentreranno, prevalentemente ma non esclusivamente, al Sud, un primo limite è dato dal fatto che si tratta di una misura esclusivamente monetaria, non mitigata da meccanismi di premialità a chi integra il sussidio con redditi di lavoro, come avviene in altri Paesi. Inoltre, l’efficacia di un sussidio monetario in zone, quali le periferie urbane e le aree interne del Sud dipenderà dal collegamento tra il beneficio economico e la partecipazione a programmi di attivazione e di accettazione di offerte di lavoro. E ciò, nel Mezzogiorno soprattutto, rischia di non potersi realizzare per le attuali, scarse potenzialità dei Centri per l’impiego.

Per la SVIMEZ, a partire dalle risorse del Reddito di cittadinanza, è prioritariamente necessario creare un sistema integrato di servizi per le fasce più deboli della popolazione, attraverso interventi mirati volti a contrastare l’abbandono scolastico, a integrare i servizi socio-sanitari (asili nido, strutture socio assistenziali per anziani) oggi carenti, a rafforzare le politiche attive del lavoro migliorando così la qualità della vita, per fare in modo che sussidi economici temporanei possano diventare parte di un progetto di inclusione più ampio.

Please follow and like us:
Pin Share
Leggi anche

STAI CERCANDO