Trasformare la sostenibilità da costo in vantaggio competitivo per imprese e professionisti. Un obiettivo “a portata di mano” se “questi due mondi si impegneranno insieme nel compiere un passaggio evolutivo e culturale che può creare valore e crescita, portando benefici a loro e alla collettività”. È quanto sostenuto dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, nella relazione introduttiva al Convegno “Il valore della sostenibilità”, apertosi oggi a Bologna alla presenza di 1300 commercialisti provenienti da tutta Italia.
“Un’indagine realizzata con Nomisma tra i nostri iscritti – ha spiegato il presidente de Nuccio – certifica un ritardo importante su questi temi. Eppure, in un futuro ormai prossimo l’applicazione della sostenibilità si estenderà dalle grandi imprese anche a quelle medie e piccole. Siamo alle porte di una svolta alla quale il sistema deve arrivare preparato, perché farci i conti sarà inevitabile e perché queta novità sia vissuta non come un fardello sulle spalle di aziende e professionisti, ma come un generatore di valore”.
“La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che a breve sostituirà la Non-Financial Reporting Directive (NFRD), estenderà gli adempimenti di sustainability reporting e assurance a tutte le società, banche e assicurazioni di grandi dimensioni, prescindendo dalla loro quotazione, e alle PMI quotate – ha detto –. L’orientamento normativo è quello di rendere applicabili, seppur con opportune semplificazioni e facilitazioni, le disposizioni della regolamentazione sulla sostenibilità anche alle “altre” imprese. Questo sia perché le PMI sono parte della filiera produttiva delle grandi società sia perché anch’esse hanno un impatto rilevante sulla comunità e sulla società. Del resto, le piccole e medie imprese, con cui noi commercialisti interagiamo quotidianamente, nell’EU-27 sono oltre 22 milioni (di cui 21 milioni di microimprese), pari al 99,8% del totale (valore che in Italia si attesta al 99%), e generano circa il 55% del valore aggiunto. Preparare le PMI al cambiamento – ha proseguito – significa non solo illustrare all’imprenditore quali siano i concreti benefici derivanti dall’adozione di comportamenti di sustainability management, ma anche facilitare il reperimento di risorse finanziarie per percorrere il sentiero della sostenibilità”.
“Per le imprese quotate e di grandi dimensioni – ha ricordato de Nuccio – lla sostenibilità è già un obbligo. Spetta a noi commercialisti far capire alle imprese medie e piccole che oggi comportarsi sostenibilmente può fornire un vantaggio competitivo. La funzione di intermediazione del professionista tra impresa e sarà sempre più centrale, non tanto nella tradizionale modalità fiduciaria e di “garanzia” della solidità aziendale, bensì in una versione evoluta e moderna, fondata sulla consulenza tecnica idonea a rendere l’azienda riconoscibile rispetto alle iniziative di sostenibilità attuate affinché risultino compliant ai requisiti per raggiungere elevati rating ESG sempre più richiesti per ottenere linee di credito o accrescerne i massimali”.
Il presidente della categoria professionale ha poi sottolineato “le opportunità che si sviluppano per i commercialisti sul piano tecnico-professionale. Saremo chiamati ad intervenire su reporting, assurance, finanza, per le grandi aziende e per le PMI, ma anche per gli enti del terzo settore e le pubbliche amministrazioni. Al piano delle attività tecnico-professionali si affianca però oggi anche un piano di attività volte al cambiamento culturale da coltivare e da fare maturare nelle aziende, negli enti, attraverso la consulenza strategica. La nostra sfida è quella di indicare, spiegare e favorire questo cambiamento culturale”. “Per questo”, ha concluso, “su questi temi il Consiglio nazionale metterà in campo un importante sforzo formativo per i suoi iscritti”.
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