Si è concluso nei tempi previsti l’esame parlamentare della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018. Le due Camere hanno approvato le risoluzioni della maggioranza che sostengono le scelte in materia economica del Governo e ne indirizzano l’azione sui  più cari alle forze di maggioranza, anche aggiornando o almeno specificando alcuni punti previsti dal così detto Contratto di Governo.

L’aula del Senato ha approvato a maggioranza assoluta la risoluzione presentata dai senatori Romeo (Lega Nord) e Patuanelli (M5S), che autorizza lo scostamento dal piano di rientro verso l’obiettivo di medio periodo, e anche una risoluzione proposta sempre dalle forze di maggioranza che impegna il Governo ad attuare le misure previste nella Nota di aggiornamento.

La discussione parlamentare ha confermato le preoccupazioni sulla stima del Pil date in discesa dall’1,5 all’1,2 per cento e valutato positivamente la volontà del Governo di adottare una politica fiscale espansiva proponendo uno scostamento dal piano europeo di rientro che fissa l’indebitamento netto al 2,4 per cento. L’intenzione ribadita in Aula dal Governo è quella di orientare la prossima manovra a promuovere crescita, buona occupazione, lotta alla povertà attraverso provvedimenti quali il reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego, il pensionamento anticipato per incentivare l’assunzione di giovani, l’introduzione della flat tax a favore di piccole imprese, professionisti e artigiani, il rilancio degli investimenti pubblici e della ricerca tecnologica.

I senatori dell’opposizione hanno richiamato i giudizi negativi di BCE, FMI, Commissione europea, Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di bilancio e hanno annunciato una manovra alternativa basata sulla riduzione selettiva della spesa, le agevolazioni fiscali per investimenti e assunzioni, un piano per il Sud. Il PD, in particolare, ha accusato il Governo di irresponsabilità e di populismo, ponendo l’accento sulla crescita della spesa per pagare gli interessi sul debito pubblico. Forza Italia invece ha concentrato gli interventi contro il reddito di cittadinanza, considerato una misura assistenziale volta ad aumentare la spesa corrente non a promuovere la crescita.

Più articolata è stata la discussione alla Camera dei Deputati, dove la risoluzione approvata, proposta dai parlamentari di maggioranza Molinari e D’Uva ha enfatizzato la condanna per le politiche economiche seguite negli ultimi anni passati dal nostro Paese; in particolare tutti gli interventi hanno messo nel mirino le scelte di austerità dettate dal rigore nel seguire i piani di rientro europei, accusate di aver depresso la crescita, contrapposte all’impostazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef) di una politica economica più espansiva.

Questo ha provocato la reazione delle opposizioni che hanno contestato come la NaDef sia stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dalle norme, determinando così una compressione del tempo necessario per l’esame parlamentare della Nota, che tra l’altro è priva di alcuni elementi fondamentali come l’analisi di sensitività della dinamica del rapporto debito/PIL alle varianti macroeconomiche che ne determinano l’evoluzione, né il Piano di rientro previsto in caso si scostamento dall’obiettivo di medio periodo.

Le opposizioni hanno puntato il dito, nelle loro risoluzioni alternative sull’instabilità che il Governo del cambiamento ha generato e che “ha pesantemente concorso a determinato una revisione al ribasso della previsione di crescita del PIL” e hanno sottolineato come ciò rischi di “compromettere gli sforzi fatti sino ad oggi che hanno garantito tassi di crescita sempre migliori (0,1% nel 2014, 0,8% nel 2015, 1,1% nel 2016 e 1,6% nel 2016) e una riduzione dell’indebitamento netto passato dal 3% del PIL nel 2014 all’1,8 nel 2018.”

A destare particolare apprensione, tra le forze di opposizione, è la spesa per interessi sul debito che viene programmata in aumento nel trienno di quasi 17 miliardi di euro rispetto al dato tendenziale di Aprile; l’indebitamento netto nominale nel 2019 aumenta considerevolmente rispetto al 2018 dall’1,8 al 2,4% del PIL e del 2,1% nel 2020.

Toni aspri e critiche taglienti, che però non hanno sclalfito i numeri della maggioranza. Le quattro votazioni previste nei due rami del Parlamento hanno visto bocciare le risoluzioni presentate dalle opposizioni e approvare le risoluzioni della maggioranza, in due casi, come necessario, con la maggioranza assoluta.

Adesso si entra in un’altra fase, la Commissione Europea e l’Eurogruppo aspettano il “Draft Budgetary Plan”, inizierà un dialogo non semplice con Bruxelles, che dovrà tenere assieme compatibilità e contratto di governo. Obiettivo non semplice.

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