Web tax e le novità recate dalla legge n.145/2018. Questi i temi sotto la lente d’ingrandimento ne “La tassazione dell’economia digitale”, il nuovo documento pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

I commi da 35 a 50 dell’art. 1 della legge di bilancio per il 2019, ripropongono in chiave nazionale il tema dell’imposizione sui ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali, al ricorrere di specifici presupposti soggettivi, oggettivi e territoriali. La novella, chiaramente ispirata all’iniziativa assunta dalla Commissione Europea nel marzo dello scorso anno costituisce un elemento di profonda discontinuità rispetto all’omologa misura contenuta nei commi 1011-1019 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, per quanto riguarda – per esempio – l’individuazione del presupposto imponibile, dei soggetti tenuti agli adempimenti necessari alla liquidazione nonché al pagamento del tributo, delle modalità e dei termini per la loro esecuzione.

Dopo una premessa su questi temi, il documento approfondisce gli elementi costitutivi del nuovo prelievo e talune sue criticità. In particolare, volendo trarre delle conclusioni, pur nella consapevolezza che le forme di ricchezza oggi qualificate quali manifestazione di capacità contributiva segnano il passo alla luce dell’evoluzione in senso digitale dell’economia , si teme che le formule prescelte dal legislatore per individuare i nuovi presupposti imponibili possano, stante la loro genericità ed astrattezza, rivelarsi fonti di accese controversie fra Amministrazione finanziaria e contribuente, ben maggiori rispetto all’entità del gettito atteso. Ragion per cui si esprime un incondizionato sostegno all’ipotesi del rinvio dell’entrata in vigore del prelievo fintantoché non ne possano essere delineati tutti i presupposti con maggiore rigore (e, magari, con una maggiore condivisione a livello internazionale).

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