L’impatto sulla situazione finanziaria delle imprese della zona Euro a seguito della pandemia di Covid-19 è stato pesante senza alcuna possibilità di paragone con le crisi precedenti, ma le misure predisposte dagli stati membri sono state in grado di arginare i pericoli di insolvenza.

Lo si legge in una nota diffusa dalla Commissione europea da cui emerge che la pandemia ha colpito indistintamente tutte le imprese, incidendo in modo particolare su alcuni settori: il turismo, il tempo libero, la ristorazione, le strutture recettizie e gli alberghi hanno avuto problemi di liquidità nella percentuale del 75%. Colpiti in modo significativo anche il settore dei trasporti, le industrie automobilistiche, metallurgiche e tessili. I settori della comunicazione e dell’elettronica, l’industria alimentare e farmaceutica, invece, annoverano solo l’8% di imprese in difficoltà.

L’indagine mette in evidenza, inoltre, come quasi il 50% del totale delle imprese fosse già ad alto rischio di default prima della pandemia e come l’aggravamento della situazione finanziaria ed economica sia stato evitato grazie alle misure emergenziali varate dai singoli Governi. La carenza di liquidità è stata affrontata ricorrendo a riserve proprie, a nuovi finanziamenti e ai ristori varati dai singoli Stati.

In particolare, tutti i paesi dell’euro abbiano attivato misure di sostegno fondate sulla garanzia pubblica e sulle moratorie: in alcuni paesi, ne ha beneficiato oltre il 20% delle imprese. Senza le misure e le agevolazioni individuate per facilitare l’accesso al credito alle imprese, quasi un quarto delle società dell’UE avrebbe avuto problemi di liquidità entro la fine del 2020 dopo aver esaurito le riserve di cassa. Il credito alle imprese è aumentato significativamente e, nella maggior parte dei casi, è stato usato per creare riserve di liquidità, e non per gli investimenti, a fronte delle significative incertezze per il futuro. I paesi in cui si è fatto ricorso in misura maggiore ai finanziamenti sono la Francia, l’Italia e la Spagna, dove si è invertita sensibilmente la tendenza negativa degli ultimi dieci anni.

La Nota attesta che i crediti deteriorati ammontano intorno al 5,23% del totale dei prestiti nel secondo trimestre 2020, in calo sia rispetto al primo trimestre dello stesso anno (5,26%), sia rispetto al secondo trimestre del 2019 (6,29%). Una volta cessate le misure emergenziali di sostegno pubblico e l’efficacia delle temporanee sospensioni delle dichiarazioni di fallimento, secondo la Commissione è probabile che si registri un’inversione di tendenza, anche se la miglior patrimonializzazione delle banche rispetto alla crisi finanziaria di dieci anni fa dovrebbe aiutarle ad assorbire meglio lo shock della pandemia.

Tuttavia, si avverte la necessità di intraprendere percorsi alternativi e mirati per favorire la ripresa, la crescita e gli investimenti una volta che i sostegni pubblici cesseranno, selezionando le imprese vitali e redditizie; del pari occorrerà gestire i rischi di instabilità finanziaria e fiscale nel medio periodo. Le nuove politiche, inoltre, dovranno necessariamente tener conto delle trasformazioni strutturali legate all’economia digitale e all’economia verde, che influenzeranno i nuovi modelli di business e il mercato del lavoro.

In questa prospettiva, oltre a individuare solide procedure di insolvenza e pre-insolvenza per attuare interventi mirati e armonizzati in tutta Europa, sarà essenziale preservare canali di credito efficaci in quanto le imprese, scomparendo i sostegni pubblici, avranno bisogno di fonti di finanziamento esterne per fronteggiare carenza di liquidità ed effettuare nuovi investimenti. I dati evidenziano che circa il 10% delle PMI vive con preoccupazione l’accesso al credito, anche in considerazione dell’inasprimento degli standard di credito, iniziato nel terzo e nel quarto trimestre del 2020, legato alle incertezze macroeconomiche e alle difficoltà riscontrate a causa della pandemia che inevitabilmente hanno impattato sulla contabilità delle PMI e sulle variabili aziendali.

Per un approfondimento sulle novità legislative e giurisprudenziali relative all’insolvenza in ambito transnazionale si rimanda al terzo numero dell’Osservatorio Internazionale sulla crisi di impresa realizzato dal Consiglio e dalla Fondazione nazionali dei commercialisti.

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