Dialogo. Per Gerardo Longobardi, presidente del Commercialisti italiani, è la parola chiave per definire la mission del Consiglio nazionale che presiede da meno di un anno. Un approccio centrale anche nella relazione con cui ha aperto la due giorni del Convegno nazionale della categoria in corso di svolgimento al Palacongressi di Rimini, davanti ad una platea di mille commercialisti e alla presenza del Viceministro delle Finanze, Luigi Casero e del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi. Dialolgo a tutto campo con gli interlocutori della professione, ha spiegato, affinché “il nostro contributo venga raccolto nella fase della pianificazione normativa e non nell’emergenza”. Una collaborazione offerta per contare “nel momento in cui si tiene la penna in mano e si traccia il perimetro delle riforme e non quando si prende la matita e si usa la gomma per cancellare o aggiungere precisazioni a norme già scritte”. Perchè, secondo Longobardi, è giunto il momento di considerare i commercialisti non come “meri intermediari di servizi”, ma come “raccordo tra cittadini e pubblica amministrazione, tra società e mercato”, in grado di avanzare proposte utili per il Paese, come su fisco e controlli societari, i due temi al centro del Convegno di Rimini.

La delega fiscale
“La delega”, ha detto, “ha l’ambizioso obiettivo di restituire al Paese un “sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita”. Se ci riuscisse, si tratterebbe di una svolta con effetti positivi su tutto il sistema, perché un fisco con regole certe e più semplici favorisce l’adempimento spontaneo e riduce l’evasione, agevolando gli investimenti italiani ed esteri”. Eppure per il presidente dei commercialisti il ritardo accumulato in questi ultimi mesi dalla delega è “preoccupante”. Pochi i regolamenti approvati, tra cui quello che ha definito il “730 precomplicato”: Un’operazione sulla quale la categoria ha espresso molte riserve, a cominciare da quelle sul sistema sanzionatorio, estremamente penalizzante per commercialisti e Caf. Una disciplina, quest’ultima, per la cui eliminazione il Consiglio nazionale continuerà a battersi. “Ci faremo parte attiva”, ha annunciato alla platea, “per creare l’incidente costituzionale e supportando i colleghi raggiunti da un provvedimento sanzionatorio, predisponendo un modello di ricorso con l’ausilio di insigni costituzionalisti e tributaristi”. Riserve che non hanno comunque impedito al Consiglio nazionale di interloquire con Mef e Agenzia delle Entrate. Un confronto che ha prodotto risultati concreti, ultimo l’assicurabilità del rischio derivante proprio dalla nuova responsabilità a carico di professionisti e Caf. Ora occorre mantenere i premi assicurativi a livelli ragionevoli. Per questo, ha detto Longobardi, “il Consiglio nazionale renderà pubbliche le polizze che prevedono l’assicurabilità del rischio 730 in capo agli iscritti, così come indicherà i nomi di tutti i Caf che rinunzieranno al diritto di rivalsa nei confronti dei professionisti che si avvalgono del Caf, in caso di irrogazione della maxi sanzione”.

Revisione del sistema sanzionatorio penale
Comparso alla vigilia di Natale e poi ritirato dal Governo, per i commercialisti è il grande assente della delega fiscale. “Su questo tema si faccia presto”, è l’appello lanciato a Rimini da Longobardi, “sfoltendo l’arretrato delle procure per casi in cui l’imprenditore, pur dichiarando le somme non versate, ha preferito pagare i propri dipendenti, piuttosto che l’Erario”. Per il leader dei commercialisti, insomma, bisogna superare al più presto le polemiche sorte riguardo alla prevista introduzione di una causa di esclusione della punibilità correlata all’entità dell’imposta evasa. Questo solo motivo “non può giustificare il rinvio dell’approvazione di un decreto di fondamentale importanza per il Paese”.
A proposito delle sanzioni amministrative, per Longobardi bisogna prendere atto che “il sistema attuale è improntato ad un meccanicismo meramente formalistico, che sanziona allo stesso modo sia chi ha applicato, alla luce del sole, regimi sbagliati a ricchezze dichiarate, sia chi ha tentato di nascondere la ricchezza, con sistemi fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e all’utilizzo di documentazione falsa”. In sede di riforma, bisognerà dunque “dare rilievo alla diversità tra le violazioni di tipo fraudolento o simulatorio e quelle di origine interpretativa, prevedendo per queste ultime sanzioni meno gravose”.

I controlli societari
Le norme di comportamento sia nelle società quotate che nelle non quotate sono l’altro tema sul quale si concentrerà il confronto nel corso del convegno riminese. Un’occasione, per Longobardi, per ribadire il ruolo chiave svolto dal collegio sindacale all’interno dell’organizzazione societaria. “E’ da più parti avvertita, anche se con finalità opposte”, ha detto, “la necessità di procedere alla riscrittura dell’art. 2477 del codice civile, relativo all’organo di controllo e alla revisione nelle s.r.l. Molte delle s.r.l. che oggi sono costituite in Italia, non sono quelle immaginate dal legislatore della riforma del diritto societario del 2003, secondo il quale questa tipologia societaria doveva essere destinata esclusivamente a società caratterizzate da una ristrettissima compagine di soci e dalla forte accentuazione dell’elemento personalistico. L’attuale panoramica fotografa s.r.l. di notevoli dimensioni anche con centinaia di dipendenti e con giro d’affari imponente”. Una situazione che per il presidente dei commercialisti impone una riscrittura coerente dell’art. 2477 , che “non elimini ulteriormente presidi di legalità e non mini le garanzie e i diritti dei soci, dei creditori e dei terzi”. “Per quanto riguarda il delicato tema della revisione delle PMI”, ha concluso Longobardi “sappiamo bene che la questione non è di gold plating. Abbiamo un’opzione comunitaria: il legislatore nazionale ha facoltà di ampliare o meno il perimetro dei soggetti obbligati alla revisione legale.Tale opzione va esercitata riflettendo sul “sistema Paese”, al di là delle spinte corporativistiche, con la consapevolezza che l’analisi economica non va riferita all’unità aziendale e alla fattura del revisore, ma va riguardata globalmente, facendo riferimento soprattutto al costo sistemico di mancata prevenzione e mancati controlli. Basta vedere il numero dei fallimentari per comprendere questo”.

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