Una novità “ambiziosa” e “rivoluzionaria”. Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, il regime di adempimento collaborativo introdotto dalla riforma fiscale che il Governo sta portando avanti, con l’approvazione in prima lettura dei primi schemi dei decreti delegati, rappresenta un punto di svolta per il nostro sistema tributario, “un radicale mutamento d’approccio, che implica il passaggio da una logica di controllo verticale successivo a una di dialogo orizzontale preventivo, più in linea con una visione moderna del rapporto tributario”. Un cambiamento culturale “richiesto ai contribuenti, ai professionisti, ma anche e soprattutto all’Amministrazione finanziaria e alle sue capacità di gestire un simile cambiamento su larga scala, che impone un potenziamento della macchina pubblica e la messa a fattor comune di energie e conoscenze diffuse nell’ambito della pubblica amministrazione”. De Nuccio ha svolto questa considerazione nel corso del convegno “Adempimento collaborativo: profili tecnici e operativi”, organizzato dall’Ordine dei commercialisti di Milano, guidato da Marcella Caradonna. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il Viceministro dell’economia, Maurizio Leo, Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il capo divisione aggiunto della divisione contribuenti dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone e il Vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Michele De Tavonatti. Sono inoltre intervenuti anche il presidente dell’Ordine di di Brescia, Severino Gritti, di Cremona, Paolo Stella Manfredini, di Lodi, Pierluigi Carabelli, di Pavia, Paola Garlaschelli, e di Sondrio, Carla Cioccarelli.
Per il presidente nazionale della categoria “l’adempimento collaborativo pone certamente nuove sfide alla nostra Professione, così come all’Amministrazione finanziaria. Un nuovo modello di cooperazione che si basa su un rapporto di fiducia reciproco: i contribuenti chiamati a una maggiore trasparenza e collaborazione già nella fase anteriore alla predisposizione delle dichiarazioni, in modo da facilitare l’adempimento spontaneo e favorire il tax planning delle imprese; l’amministrazione finanziaria che, a sua volta, deve fare ogni sforzo per un radicale cambio di passo nei rapporti con il contribuente, con un approccio culturale di maggiore “apertura” nei confronti delle logiche imprenditoriali”.
Si tratta di “nuove sfide che presentano anche grandi opportunità. Ormai da tempo anche noi Commercialisti siamo investiti dalla complessità di processi che impattano in maniera importante sul modo di svolgere la nostra attività professionale. Processi che dobbiamo imparare a gestire e governare senza timore, avendo il coraggio di investire sulla crescita delle nostre competenze, in modo da poter offrire alle imprese servizi sempre più qualificati in un settore che può essere decisivo anche per il rilancio della professione e per una sua nuova attrattività, in particolare per i colleghi più giovani”.
Nel suo intervento de Nuccio ha poi sottolineato i passaggi della delega fiscale in cui “si valorizza e si rafforza sensibilmente il ruolo dei professionisti, e in particolare quello dei commercialisti, nella loro duplice veste di consulenti qualificati al fianco di imprese e lavoratori, ma anche di tecnici cui il legislatore affida, nell’ottica della compliance, compiti particolarmente delicati sotto il profilo della tutela dell’interesse pubblico”. A tal proposito, ha ricordato come la delega si muova su due direttrici che rendono decisiva la figura del professionista: oltre all’ampliamento del perimetro di applicazione del regime di adempimento collaborativo, anche la previsione di specifiche premialità sotto il profilo sanzionatorio per le imprese “sotto soglia” che decidono volontariamente di dotarsi di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale (Tax Control Framework) certificato da professionisti qualificati.
Per queste ultime imprese – troppo piccole per essere ammesse all’adempimento collaborativo ma, al tempo stesso, troppo grandi per essere ammesse al nuovo concordato preventivo biennale – lo schema di decreto delegato sulla cooperative compliance prevede un’opzione di durata biennale, non revocabile, tacitamente rinnovabile, per l’adozione del sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale (TCF) che, anche in quest’ultimo caso, “dovrà necessariamente essere certificato, anche in ordine alla sua conformità ai principi contabili, da parte di professionisti indipendenti già in possesso di una specifica professionalità iscritti all’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili o degli avvocati”.
Per gestire questo passaggio, ha anticipato, “sia gli Ordini professionali che l’Amministrazione finanziaria dovranno prevedere percorsi comuni di formazione e di aggiornamento per i propri iscritti e i propri funzionari”.
Riguardo all’individuazione dei requisiti necessari per il rilascio delle certificazioni, de Nuccio ha anticipato che è stato già attivato presso il Mef, con il viceministro Leo, un tavolo tecnico congiunto in cui siedono i Consigli nazionali dei Commercialisti e Forense, l’Agenzia delle entrate e l’Ufficio legislativo del Mef stesso.
Per il presidente della categoria professionale “occorrerà trovare un equilibrio obiettivo tra formazione e valorizzazione dei titoli e dell’esperienza che qualifichino il professionista, senza ovviamente creare barriere di entrata eccessivamente, come dire, filtranti, perché non è neanche questo lo spirito della norma”. “Quel che è già certo, e su questo posso rassicurare tutti i colleghi interessati”, ha concluso, “è che l’elenco dei professionisti che saranno abilitati al rilascio di tali certificazioni sarà tenuto all’interno dei nostri Ordini professionali e non sarà invece gestito, come purtroppo troppo spesso è accaduto negli ultimi anni, da entità terze, esterne al nostro comparto”.

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