Sostenere lo sviluppo, economico e sociale, del territorio, incidendo sulla realtà locale con interventi significativi, nella consapevolezza che il Trentino ha da una parte un’identità ed un patrimonio culturale e sociale da valorizzare.
Dall’altra la necessità di inserirsi nelle correnti di innovazione, se vuole continuare a crescere. Potrebbe essere questa l’estrema sintesi della mission di Fondazione Caritro (Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto). «Le nostre priorità sono definite dallo statuto», spiega il presidente Michele Iori, «e sono la ricerca scientifica e tecnologica, l’educazione e la formazione, la cultura, il volontariato. Ripartiamo i nostri interventi su questi quattro settori». La maggior parte delle erogazioni è destinata alla ricerca «nella convinzione che lo sviluppo sociale ed economico della comunità dipenda anche dalla capacità di comprendere e governare le tecnologie e i processi di cambiamento e nella consapevolezza che il futuro del Trentino dipende in gran parte dalla capacità di inserirsi nella dinamica dei processi innovativi e di competere a livello globale, attraverso la creazione di un ambiente favorevole alla ricerca scientifica e tecnologica e lo sviluppo di risorse umane di alta qualità». A questo settore, nel 2014, sono stati destinati 1.890.000 euro (il 35% delle erogazioni), a educazione e formazione ne sono andati 1.294.600 (24%), circa la stessa cifra è stata destinata ad arte e cultura, mentre al volontariato sono andati 769.567. Per un totale di oltre 5.323.777 euro erogati in un anno.
Queste sono le priorità, ma la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto non si fossilizza: i territori cambiano e con loro i bisogni. «Un settore su cui stiamo cominciando a lavorare», continua Iori, «è quello del cosiddetto welfare generativo, espressione con cui si indica quel sistema di sostegno tramite il quale si cerca di valorizzare la capacità delle persone di creare valore e reti di comunità, superando la logica del puro assistenzialismo. Per ora siamo in una fase di ascolto del territorio e di mappatura dei bisogni per valutare le esigenze. Successivamente a questa prima fase di indagine conoscitiva parteciperemo a veri e propri progetti con le associazioni che operano nei diversi territori».
Le attività della Fondazione possono essere proprie (sostegno diretto di iniziative) oppure svolte tramite specifici accordi (patrocini e convenzione con alcuni soggetti strategici del territorio), ma nella maggior parte dei casi si lavora tramite bandi: su 174 progetti del 2014, 147 sono stati sostenuti attraverso questo strumento. «Lo abbiamo scelto perché permette di dare pubblicità, ma soprattutto di offrire al territorio procedure che facilitano la trasparenza e la partecipazione diffusa, garantendo adeguate risorse ai progetti ritenuti migliori». Però una volta, puntualizza Iori, «siamo intervenuti anche con una società strumentale, per fare un intervento pluriennale che richiedeva risorse importanti. È il caso della società Scienza Mente Cervello, costituita nel 2005, che si occupa di ricerca scientifica nel campo delle scienze cognitive e delle neuroscienze con l’Università di Trento. Un progetto, unico a livello nazionale, che ha portato e porterà sviluppo al territorio di Rovereto e all’intero ateneo trentino».
Fondazione Caritro lavora con partner importanti, ma presta attenzione e valorizza anche le realtà più piccole, come le associazioni di volontariato culturale, anche se la loro frammentazione resta un problema. «Per questo nei bandi premiamo la capacità di fare rete nelle fasi di programmazione e di realizzazione dei progetti e valorizziamo le iniziative innovative sul territorio: cerchiamo di far collaborare il mondo delle associazioni perché imparino a dialogare, tanto che in alcuni bandi il fare rete è requisito prioritario per partecipare. D’altra parte, il fatto che la comunità esprima associazioni che si mettono al servizio della comunità stessa è segno di una dinamicità e ricchezza da premiare e coltivare. Per questo pensiamo anche bandi per progetti di minori dimensioni, adatti a loro».
Nel metodo di lavoro della Fondazione è fondamentale anche la valutazione sia nella fase iniziale, sia nei risultati ottenuti, procedendo anche con monitoraggi in itinere per i progetti più complessi. «Al di là dei risultati, abbiamo bisogno di analizzare anche le ricadute dei progetti a livello di risorse umane formate e impiegate, produzioni scientifiche realizzate, nuove attività nate sul territorio, collaborazioni e reti tra soggetti diversi anche a livello nazionale e internazionale. Queste attività servono soprattutto per capire come si sta muovendo il territorio e poter offrire al Comitato di Indirizzo della Fondazione utili strumenti per prendere decisioni ed elaborare linee di intervento che tracciano la guida dei futuri interventi. Sappiamo di avere una grande responsabilità: gli interventi delle Fondazioni di origine bancaria, essendo di natura privata, in un contesto di riduzione delle risorse pubbliche acquistano ancora maggiore importanza, soprattutto in alcuni contesti, come il welfare, la ricerca, la cultura».
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