Giorgio Luchetta

“L’introduzione di specifiche norme di legge in materia di equo compenso non è più procrastinabile. Bisogna prendere coscienza della necessità di tutelare un numero rilevante di soggetti, storicamente ritenuti forti ma che, alla prova dei fatti, si sono rivelati il punto debole di una catena sulla quale scaricare una marea di inefficienze e, soprattutto, di responsabilità anche sotto il profilo economico-risarcitorio”. E’ quanto affermato dal Consigliere nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta, nel suo intervento al convegno “Responsabilità professionale ed equo compenso: un equilibrio raggiungibile?”, in corso di svolgimento a Matera.

“La garanzia di un equo compenso per il professionista – ha spiegato Luchetta – oltre a salvaguardare dalla concorrenza sleale e a garantire la qualità della prestazione fornita, dovrebbe intendersi come remunerazione minima tale da giustificare la sopportazione dei costi connessi all’esercizio dell’attività professionale, ivi compreso quello sostenuto per l’assolvimento dell’obbligo di copertura assicurativa dei rischi derivanti da tale attività”.

Nel suo intervento Luchetta ha affermato che “a sette anni dalla abrogazione delle tariffe professionali si può affermare che la mancanza di norme tariffarie di riferimento ha esposto ancor di più i professionisti al mancato pagamento dei compensi.

Secondo Luchetta “la mancanza della tariffa professionale ha generato dubbi sulla possibilità di ricorrere al procedimento monitorio e di richiedere l’emissione del provvedimento ingiuntivo, in assenza di uno specifico accordo scritto fra le parti. Ciò evidentemente non solo ha privato i professionisti di una forma di tutela, ma rischia anche di congestionare ancor di più il sistema giustizia”. Il Consigliere nazionale dei commercialisti ha aggiunto anche che “la sostituzione delle tariffe con i parametri ministeriali non ha agevolato l’attività dei giudici, che continuano a richiedere agli Ordini professionali di esprimersi sulla corretta applicazione dei parametri, considerandoli in tal modo dei meri sostituti della tariffa, senza trascurare che spesso la disciplina dei parametri, a differenza di quanto accadeva in precedenza con le tariffe, non copre il ventaglio di tutte le prestazioni professionali”. “L’ostilità mostrata dal legislatore nei confronti delle tariffe – ha proseguito Luchetta – ha comportato, peraltro la mancata considerazione di un tema, quello connesso alla responsabilità professionale e alla capacità di rispondere concretamente alle richieste di risarcimento dei danni, che non ha solo una portata di categoria professionale, ma che anzi presenta importanti profili socio-economici per le sue, indirette, ricadute sulla collettività”.

“Con specifico riferimento alla professione di commercialista – ha concluso Luchetta – si deve evidenziare come le recenti modifiche alla disciplina dei controlli nelle Srl apportate dal Codice della crisi d’impresa hanno introdotto a carico dei professionisti che siano componenti dell’organo di controllo ovvero revisori di tali imprese, rilevanti obblighi di segnalazione e attivazione in vista della prevenzione degli stati di crisi, senza prevedere un adeguamento dei compensi connessi a tali incarichi. In questo come in altri ambiti, si assiste ad un continuo scarico sui professionisti di responsabilità sproporzionate all’attività richiesta, con la conseguenza che questi risultano sovente puniti, attraverso il meccanismo giuridico della responsabilità illimitata e solidale, assai più duramente dei propri assistiti e, al tempo stesso, non efficacemente tutelati da adeguate coperture assicurative”.

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