“Il Consiglio nazionale dei commercialisti è da sempre in prima linea nella battaglia per l’introduzione dell’equo compenso per tutte le professioni italiane. Siamo favorevoli anche alla norma che lo prevede al momento per i soli avvocati. Se passasse sarebbe più facile estenderla anche a tutti gli altri soggetti ordinistici, svolgendo un ruolo di apripista”. E’ quanto dichiarato dal Consigliere delegato ai compensi e alla deontologia dei commercialisti, Giorgio Luchetta, a margine di un convegno svoltosi oggi presso la sede dell’Ordine romano della categoria. Secondo Luchetta l’introduzione dell’equo compenso “sarebbe quanto mai opportuna, una scelta dettata da una valutazione oramai compiuta su quello che l’abolizione delle tariffe minime di qualche anno fa ha comportato: non, come sperato, un’apertura del mercato professionale, ma una sottrazione di tutele per i professionisti, specie i più giovani”.
Nel corso dell’iniziativa, Luchetta ha anche annunciato che il Consiglio nazionale dei commercialisti sta valutando con gli ordini territoriali il loro intervento in giudizio ad adiuvandum nelle eventuali cause promosse dagli iscritti all’albo vittime di abuso di dipendenza economica. “La norma del jobs act degli autonomi che introduce il divieto di abuso di dipendenza economica – ha detto Luchetta – è ancora sostanzialmente sconosciuta presso i professionisti italiani, nonostante si tratti di una misura che rappresenta un importante passo in avanti per la difesa della dignità dei lavoratori autonomi. Per questo il nostro Consiglio nazionale è fortemente impegnato affinché la norma sia sempre più conosciuta e utilizzata. L’intervento in giudizio degli Ordini territoriali a fianco dei nostri colleghi rappresenta il modo forse più efficace per creare giurisprudenza in materia e per far uscire questa norma dal cono d’ombra nella quale si trova”. Il convegno di oggi, ha ricordato Luchetta, “è il primo di tre dedicati al tema dell’abuso di dipendenza economica. I prossimi due si terranno a Napoli e Milano, il 20 e il 22 novembre. Partiamo dagli Ordini più grandi per avviare la nostra campagna di informazione su questo tema cruciale, sul quale a breve metteremo a disposizione di tutti i nostri iscritti un corso e-learning”.
“Tutte le norme sull’equo compenso – ha aggiunto il segretario del Consiglio nazionale dei commercialisti, Achille Coppola – sono ovviamente le benvenute, la conditio sine qua non per ogni discorso relativo alle garanzie minime per i professionisti. Però esse da sole potrebbero non bastare a garantire una immediata e reale tutela per i nostri colleghi che non hanno la forza contrattuale per farle rispettare. E’ matura una riflessione sull’estensione delle sanzioni penali già previste dall’ordinamento per altre fattispecie anche a fenomeni inerenti lo sfruttamento di lavoratori autonomi e professionisti. La norma sul divieto di abuso di dipendenza economica presente del Jobs act degli autonomi è, da questo punto di vista, un buon punto di partenza”.

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