“È davvero inaccettabile che in una manovra mai vista prima in termini di risorse stanziate, non si trovi il modo di prorogare, in un momento di tale gravità per il Paese, i versamenti relativi alle dichiarazioni in scadenza il prossimo mese di giugno e di sbloccare la compensazione dei crediti IRPEF maturati nel 2019, dando la possibilità di monetizzarli anche prima della presentazione delle dichiarazioni”. E’ quanto dichiara il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, commentando il Dl “Rilancio. Miani sottolinea come “la cosa è ancor più singolare se si pensa che l’anno scorso bastò il ritardo nel rilascio dei nuovi ISA accumulato dalle strutture dell’Amministrazione finanziaria a convincere il nostro legislatore a concedere, con ampio anticipo, la proroga dei versamenti legati alle dichiarazioni. Tale precedente lascia purtroppo poche giustificazioni allo sconfortante silenzio di oggi sul punto, in un periodo di totale emergenza sotto ogni punto di vista”.

Miani stigmatizza anche la norma che “con il dichiarato intento di venire incontro alle difficoltà dei contribuenti, stabilisce che gli accertamenti in scadenza quest’anno siano “emessi” entro il 2020 e notificati soltanto successivamente, ma entro il 2021. Tale finalità – spiega il numero uno dei commercialisti – sarebbe stata realizzabile in modo certamente molto più efficace se solo si fosse prevista la sospensione dell’esecutività di tali accertamenti per tutto o parte del 2021 e del termine per impugnarli, mantenendo fermo l’obbligo di notificarli entro la fine del 2020”.

Il presidente dei commercialisti critica duramente anche l’esclusione dei liberi professionisti dall’accesso ai contributi a fondo perduto. “Il Dl Rilancio – afferma Miani – ha incredibilmente escluso tutti i liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali autonome dall’accesso al contributo a fondo perduto, relegandoli ancora una volta nel Fondo di ultima istanza. Un comparto del mondo del lavoro italiano tanto essenziale e qualificato quanto in grande sofferenza, subisce così un incomprensibile trattamento di serie B, a conferma di quanto siano radicati in certi settori i pregiudizi nei confronti dei liberi professionisti. Speriamo davvero che la politica si renda conto di quale assurda disparità di trattamento tra partite Iva stia mettendo in campo. Assieme a tutte le altre professioni ordinistiche ci batteremo per modificare questa norma”.

“Al di là di tali aspetti”, prosegue Miani, “emerge ancora una volta, con evidenza, un problema di carattere più generale – che con gli ultimi provvedimenti normativi sta diventando sempre più intollerabile – che è quello della crescente approssimazione nella scrittura delle norme, che pregiudica irrimediabilmente la chiarezza della legislazione. Approssimazione tanto più grave se si considera il forte ritardo con cui il DL Rilancio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale rispetto alla sua approvazione in Consiglio dei ministri e, quel che più conta, alle reali esigenze del Paese.

Il tema della qualità del drafting normativo è ormai poco più di un orpello di cui il legislatore sembra sempre più disinteressarsi, ma che risulta invece decisivo anche per abbattere il muro della burocrazia ritenuto ormai da più parti l’ostacolo principale per la “messa a terra” delle pur buone intenzioni del decisore politico”.

“Emblematico”, da questo punto di vista, “il modo con cui sono stati regolati non solo i termini di decadenza/prescrizione dell’attività di accertamento e riscossione degli Uffici ma anche la sospensione (e ora anche proroga) dei termini processuali. Il Decreto “Rilancio” interviene nuovamente su tali termini trascurando il coordinamento con quanto già disposto sul punto con il Decreto “Cura Italia”, rendendo il quadro complessivo ancor più inestricabile, con grave pregiudizio dei diritti del contribuente, mancando quegli elementari criteri di certezza sui termini a disposizione di contribuenti ed enti impositori. Qualità del drafting normativo – conclude Miani – che invece è essenziale per la chiarezza e la conoscibilità della legge e per la sua corretta applicazione da parte dei destinatari, ma anche – a pensarci bene – per l’efficienza nella sua attuazione da parte della pubblica amministrazione e per la competitività del sistema-paese nel suo complesso”.

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