“Maggiore ordine e chiarezza al fine di rendere il quadro di riferimento più intellegibile per tutti i soggetti a vario titolo coinvolti – debitori, creditori, professionisti e magistrati. Il succedersi di provvedimenti, cambiamenti e integrazioni senza una meditata visione di insieme sta generando un diffuso disorientamento e rischia di non centrare gli obiettivi di semplificazione”.  E’ la richiesta avanzata dal Consiglio nazionale dei Commercialisti e da Confindustria in un documento congiunto sullo schema di decreto legislativo recante modifiche al codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza

Commercialisti e Confindustria sottolineano come “a fronte del progressivo ampliamento del ventaglio degli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza, si allargano anche i margini di discrezionalità attraverso cui sia l’imprenditore individuale sia l’imprenditore collettivo – ma nondimeno i loro organi di controllo e finanche i loro consulenti – con le modifiche che hanno interessato l’articolo 2086 c.c., possono individuare le misure idonee a intercettare tempestivamente lo stato di crisi e le iniziative adeguate ad affrontarla”.

“Il rovescio della medaglia”, secondo Commercialisti e Confindustria, “è una maggiore incertezza riguardo la sindacabilità ex post, in sede giurisdizionale, circa le scelte operate nel caso in cui queste ultime non si siano rivelate sufficienti al superamento della crisi. Il superamento degli indicatori e indici della crisi, determina l’abbandono della demarcazione oggettiva che, pur con ovvi limiti, escludeva un sindacato in ordine alla scelta del dies a quo, che oggi invece viene rimesso a valutazioni anche soggettive. Quindi, in un simile scenario, sarà indispensabile non dimenticare che tali scelte sono anche figlie delle percezioni del momento e, se la business judgement rule è un principio da preservare, lo dovrà essere anche declinato nella delicata fase della crisi per l’imprenditore, gli organi di controllo societari e altresì i professionisti coinvolti”.

“Pertanto – è scritto nel documento congiunto – “i tempi appaiono maturi per una revisione della materia in linea con l’impostazione adottata anche dal legislatore europeo e massimamente improntata alla valorizzazione dell’autonomia privata e alla salvaguardia del valore d’impresa e assai meno a presunzioni applicate con lettura postuma degli eventi”.

Sul piano di ristrutturazione soggetto a omologazione, e sulle modifiche che interessano il concordato con continuità aziendale, Commercialisti e Confindustria si chiedono se “l’introduzione di uno strumento ad hoc sia effettivamente necessaria ai fini del recepimento della Direttiva”.

Perplessità vengono espresse anche sulle soglie per le segnalazioni dei creditori pubblici qualificati, cui lo Schema di decreto riconosce un ruolo nel contesto dei segnali di allarme funzionali alla tempestiva rilevazione della crisi”

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